Catanzaro, Potestio e Carratelli schiumano rabbia: annullata la sentenza del porto delle nebbie contro Iacchite’

Carminuzzu Potestio, faccendiere della massomafia cosentina e calabrese, braccio destro ed ex strettissimo collaboratore di entrambi i fratelli Occhiuto (ha curato i loro “gabinetti” molto meglio di un boss!), oggi cinico e spietato calcolatore di denari nel fetido mondo della sanità privata speculando persino sull’associazione dei mutilati e degli invalidi, pensava di aver trovato il modo per far condannare Iacchite’ in maniera definitiva.

Dopo aver ottenuto la “solita” condanna a 6 mesi di reclusione (!) nei nostri confronti per presunta diffamazione (!!!) dal porto delle nebbie e della massoneria deviata attraverso la complicità del giudice più intrallazzato e imbarazzante della “cricca” del Gattopardo ovvero Claudia Pingitore, Potestio ha inviato il suo fedele avvocato alla Corte d’Appello di Catanzaro per opporsi alla nostra richiesta di annullare la sentenza.

Lui, l’avvocato, si chiama Nicola Carratelli ed è il degno compare di Potestio e Occhiuto. Massone per tradizione familiare, non vale manco un’unghia del suo defunto padre, che almeno era una persona onesta e non si prestava e in ogni caso non si rendeva complice delle volontà inconfessabili dei politici corrotti. Lui, Nicola Carratelli, invece, è uno dei legali di punta del superclan della massomafia a Cosenza e l’altro giorno a Catanzaro s’era presentato con tutta la sua tragicomica arroganza per ottenere anche in secondo grado la condanna contro Iacchite’ e invece c’ha trovato il padrone.

Sentenza di primo grado clamorosamente annullata e atti rimandati a Cosenza ma non più alla sua complice Pingitore… Una Waterloo in piena regola che sta facendo ancora schiumare di rabbia Potestio e Carratelli e che riempie di orgoglio anzitutto il nostro avvocato Nicola Mondelli, ancora una volta bravissimo a difendere le nostre sacrosante ragioni e poi anche noi, che non vedevamo l’ora di rinfrescare la memoria a Carminuzzu.

I pentiti del clan Rango-zingari (Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna e Franco Bruzzese in particolare) hanno decretato la vittoria di Mario Occhiuto alle elezioni del 2011 togliendo i voti ad Enzo Paolini, sul quale erano stati dirottati al primo turno. 

Nell’operazione di mediazione e passaggio, uno degli uomini-chiave è senza dubbio Carmine Potestio.

Ecco il passaggio in cui Adolfo riferisce che il loro referente in Comune è il capogabinetto (che non è l’omino della strada) del sindaco Occhiuto, Carmine Potestio. E parla come abbiamo scritto di appalti e favori. Viene quasi da chiedersi come mai questi verbali (secretati come quelli di Orlandino Greco, Marcello Manna ed Enzo Paolini) non vennero pubblicati dai  media  di  regime  ma  questa  è un’altra  storia.Nel frattempo, “godetevi” questa “cantata” di Foggetti e leggete come risponde Adolfo Foggetti alla domanda del magistrato. Da notare anche il riferimento ad Antonino Scarpelli, già arrestato per spaccio di droga, titolare della “MedLabor”, la celeberrima ditta delle orribili luminarie che ancora devastano la città di Cosenza. E non dimenticate che il fratello di Potestio è stato e forse è ancora vicino alla figlia della convivente del boss Ettore Lanzino. Tutte coincidenze, naturalmente… Eppure per aver pubblicato un verbale, così come fanno ormai tutti i media di regime, a Cosenza erano riusciti nell’impresa di condannarci. Ma la Giustizia a Cosenza da molti decenni ormai è una barzelletta. 

E’ da tempo che il nome di Carmine Potestio, l’uomo di fiducia di Mario Occhiuto, oggi spregiudicato uomo d’affari nella sanità privata, speculando sfacciatamente sulla sigla ANMIC (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili), gira nelle inchieste della magistratura.

La Guardia di Finanza vuole vederci chiaro da una vita. L’archiviazione della procura di Cosenza per l’inchiesta su Piazza Fera/Bilotti le Fiamme Gialle (questo ormai non è più un mistero) non l’hanno presa per niente bene. E hanno trasmesso alla Dda di Catanzaro, che indaga da tempo sulla Tangentopoli cosentina, tutto il materiale raccolto. Si parla di un anno e mezzo di informative con consulenze tecniche e perizie. Un lavoro capillare che non poteva essere buttato al vento per i soliti accordi sottobanco tra potere politico e giudiziario. E che non a caso ha portato al lungo sequestro (in parte ancora in corso) della piazza e a 13 avvisi di garanzia – tra i quali anche quello di Mario Occhiuto alias il cazzaro – che finalmente sfoceranno in un processo coordinato dalla Dda di Catanzaro.

La procura di Cosenza è la regina indiscussa dei tanti porti delle nebbie dei quali si riempie il Belpaese. La Guardia di Finanza ha consegnato alla Dda anche intercettazioni ambientali di estrema gravità. In una di queste il capo di gabinetto del sindaco Occhiuto, Carmine Potestio, il suo uomo più fidato, spiega a un esponente del clan Rango-zingari che il gruppo Barbieri, vincitore dell’appalto, è gradito all’amministrazione ma soprattutto al clan Lanzino-Patitucci. Il messaggio che arriva è di distensione proprio perché il clan è specializzato in estorsioni per favorire la latitanza di Ettore, all’epoca ancora “uccel di bosco” a… Rende con la complicità del famigerato carabiniere amico di Occhiuto.

Perché Potestio può garantire per il clan? La risposta è semplice. Il fratello di Carmine Potestio, al secolo Mario, è un faccendiere del sottobosco politico. A novembre 2013 finisce addirittura in manette nell’ambito dell’operazione Vulpes, condotta dai carabinieri di Cosenza e dal Ros. Mario Potestio è accusato di aver favorito la latitanza di Ettore Lanzino.

Erano i soldi estorti agli imprenditori cosentini a finanziare la latitanza del boss e quindi le attività della sua cosca. Potestio viene arrestato insieme ad altri quattro esponenti del clan Lanzino. Che sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto illegale di armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena.

La posizione di Potestio viene considerata diversa da quella degli altri e dopo tre giorni viene scarcerato. Attenzione, però. Gli inquirenti avevano documentato, in almeno un`occasione, due giorni prima della cattura del boss, una visita di Mario Potestio al nascondiglio del capoclan fuggitivo, a Rende.

L’accusa è che il capo di gabinetto del sindaco di Cosenza, tramite il fratello, fosse una sorta di trait d’union tra Lanzino e il mondo esterno, anche e forse soprattutto quello politico. Il giudice dice di no ma le informative della Guardia di Finanza rivelano che è proprio Carmine Potestio a tranquillizzare il clan Rango-zingari. Quasi a voler dire che ci sono i “nostri” e che non è il caso di andare a chiedere tangenti. Consiglio che viene accettato.