Catanzaro, quando Gratteri presentava i libri nel carcere “corrotto” di Siano

L’operazione della Dda al carcere di Catanzaro ha rivelato un sistema illegale di corruzione (droga, cellulari e privilegi vari per i detenuti “importanti”) che è culminato con 26 arresti, alcuni dei quali decisamente eccellenti, a partire da quello dell’ex direttrice Angela Paravati. La dottoressa Paravati – scarcerata l’altro ieri – ha diretto il carcere di Catanzaro per 12 anni e non era una funzionaria dello stato chiacchierata, anzi il contrario. Grazie anche ad una spiccata capacità dialettica e comunicativa, Angela Paravati è stata a lungo indicata come modello per la gestione dei rapporti con i detenuti, con iniziative all’avanguardia come per esempio quella di far nascere una squadra di calcio con annesso ampio risalto mediatico. E non solo.

Ma per non andare troppo lontano, sono ancora ben presenti sulla rete gli echi giornalistici del suo commiato a Catanzaro, il 5 settembre del 2022. Per lei, era pronto un nuovo incarico nella sede del Dipartimento regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap).

Le cronache ci riferivano che c’era addirittura “commozione mista a soddisfazione” nelle parole della direttrice Angela Paravati, in occasione della cerimonia di commiato allestita negli spazi esterni dell’Istituto. Una cerimonia alla quale avevano partecipato i rappresentanti delle istituzioni locali, della magistratura, della Chiesa, militari, delle Forze di polizia e della politica. Erano presenti, tra gli altri, la senatrice Silvia Vono, la deputata Wanda Ferro, il senatore Giuseppe Auddino, monsignore Claudio Maniago, il presidente del Tribunale di Catanzaro  Rodolfo Palermo, persino i magistrati di sorveglianza Angela Cerra ed Antonella Galati. E nessuno, dico nessuno, sapeva che era in corso – evidentemente – una grossa indagine della Dda. 

“Sono stati 12 anni lunghissimi, a tratti complessi – affermava Paravati -, perché molte modifiche sono state registrate nel carcere di Catanzaro: l’apertura di un nuovo padiglione, la chiusura degli Opg che ha, ovviamente, creato il problema della gestione dei detenuti psichiatrici in carcere. Molte, però, sono state anche le attività positive: abbiamo aperto al territorio grazie anche alla stampa che ci ha sempre dato uno spazio per far conoscere le iniziative positive che sono state poste in essere, quindi i laboratori, le varie attività, l’università, le scuole, l’apertura alla città. A questo proposito oggi ho voluto vicino a me le autorità cittadine perché sono riusciti a far sentire il carcere parte integrante del territorio. Senza tutta questa collaborazione, questa rete che è stata messa in piedi, nessun risultato sarebbe stato possibile raggiungere”.

Insomma, niente ma proprio niente che lasciasse immaginare l’epilogo di ieri. Ma non finisce qui. Il 13 febbraio del 2019 – esattamente 5 anni fa – persino il procuratore dei procuratori ovvero Nicola Gratteri aveva varcato la soglia del carcere catanzarese per presentare uno dei suoi innumerevoli libri proprio insieme alla direttrice Paravati.

13 FEBBRAIO 2019: LA CRONACA DELLA PRESENTAZIONE

Una cornice significativa, quella della sala conferenze della Casa Circondariale di Catanzaro, per la presentazione del libro “Storia segreta della ’ndrangheta”, scritto a quattro mani dal docente Antonio Nicaso e dal procuratore dr. Nicola Gratteri.
L’evento si è svolto alla presenza, oltre che del giudice da sempre impegnato nella lotta al crimine organizzato, del direttore dell’Istituto Angela Paravati, che ha fortemente voluto l’incontro quale vero momento di formazione per il personale.
Presenti altresì il vicedirettore Emilia Boccagna ed un folto pubblico composto dal personale civile e del corpo di polizia penitenziaria.

Ha aperto i lavori del convegno il direttore Angela Paravati, ringraziando il procuratore Gratteri e soffermandosi sull’importanza del testo che riscostruisce in chiave storica, con notevoli approfondimenti documentaristici, l’evoluzione del fenomeno criminale in Calabria: “La ’ndrangheta nasce nella Calabria dell’Ottocento, regione per la quale l’unità d’Italia è stato un evento più che altro drammatico; l’organizzazione sopravvive a due guerre mondiali, alla dittatura fascista ed è stata sempre sottovalutata dalla classe dirigente e dalla magistratura, diventando una cosca parassitaria in sistema di governo del territorio, capace di infiltrare la politica e l’economia nazionale e internazionale”.

Significativo l’intervento di Nicola Gratteri, che ha evidenziato come la distorsione culturale si estende fino al linguaggio, partendo dall’etimologia: “Il termine ’ndrangheta deriva dal greco andra (plurale di anér, uomo) e agathòs (buono) e, indica letteralmente “gli uomini di valore”, mentre in realtà i comportamenti degli appartenenti alle cosche si sono sempre contraddistinti, nel corso dei secoli, per le prevaricazioni poste in essere. Basti pensare ai furti di bestiame nel latifondo, eventi nei quali gli stessi picciotti che avevano organizzato i furti intervenivano per far ottenere la restituzione di parte della refurtiva, acquisendo potere contrattuale nei confronti dei latifondisti e dei massari.”

E non è che l’inizio: “La responsabilità del potere nel corso dei secoli per il ruolo riconosciuto alle mafie è costante: i latifondisti assoldavano i picciotti in occasione delle elezioni per pestare rivali politici ed elettori; dopo il terremoto del 1908 a Reggio, di fronte ad un Governo che dà solo il 70% dei fondi per ricostruire le case distrutte, si inseriscono le banche della Mano Nera di New York, che si insediano nella piana e prestano il restante 30% ad usura a chi non ha nulla.” Arrivando ai giorni nostri il giudice afferma che “la ’ndrangheta è l’organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro. Stringe relazioni con il potere, è presente in quasi tutti i continenti, ma è estremamente misteriosa.”

Il procuratore Gratteri si è soffermato sulla produzione di droga in Sudamerica, suscitando notevole interesse tramite la proiezione di un video sul confezionamento e sul trasporto della sostanza, prenotata presso i produttori locali dalla ’ndrangheta che riesce così a saturare il mercato.
Molto partecipata la discussione sull’esecuzione penale: Gratteri ha messo a confronto gli istituti penitenziari di altri Paesi, soffermandosi sul problema dell’inattività dei detenuti che non favorisce la rieducazione.

Fin qui la cronaca nuda e cruda dell’evento. E’ del tutto evidente, quindi, che all’epoca – 5 anni fa – Gratteri non considerava la Paravati come la “strega cattiva” arrestata dal suo braccio destro Capomolla. Ma Gratteri ormai ci ha abituato alle sue “piroette” e nessuno si scandalizza più. Siamo o non siamo a Twin Peaks?

Finalino dedicato all’ignaro sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita che a settembre 2022 salutava calorosamente la sua amica direttrice e oggi… ha perso la parola… come da scontatissimo copione.

A nome dell’Amministrazione Comunale rivolgo un caloroso saluto alla dottoressa Angela Paravati, che dopo dodici anni di servizio presso la Casa circondariale Ugo Caridi nel quartiere Siano, ne lascia la direzione per trasferirsi al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Ad Angela Paravati mi lega da molto tempo un solido rapporto di amicizia e stima, cresciuto anche grazie alle diverse occasioni di collaborazione.

Conosco il modo con cui ha interpretato il suo delicato ruolo di direttrice dell’istituto penitenziario, nel pieno rispetto delle regole e in piena aderenza alle previsioni del dettato costituzionale in tema di pena detentiva. Nel ringraziare per questo Angela Paravati, rivolgo a lei i migliori e più sentiti auguri per il prosieguo del suo impegno al servizio delle Istituzioni”.