Catanzaro. Sant’Anna e la distruzione del meglio

Sant’Anna e la distruzione del meglio

di Gioacchino Criaco

C’è una caccia pervicace, indefessa. Un’attività senza posa in contrasto con la lentezza sociale, endemica, della Calabria. Tutto ciò che funziona va scovato e messo fuori uso. Non è un complotto, è il disegno strategico della classe dirigente calabrese che fonda la propria esistenza, sopravvivenza, sul sottosviluppo. Il bisogno come meccanismo di consenso, unico puntello del potere locale. Qui, “i migliori la debbono smettere di dare il meglio di sé”, è un mantra, siano i peggiori a stare in vetta, a informare l’azione pubblica col loro sapere. È la costante da decenni, il pubblico deve produrre il meno possibile, le opportunità devono essere scarse, le persone vanno messe in fuga e quel che rimane si tiene a rosolare sulla graticola in attesa della capitolazione.

Così le vicende si attorcigliano, si immergono nel fumo, se ne butta via il filo per non venirne a capo, e si finisce per non capirne nulla di come, da chi, per chi, perché i problemi siano nati, come potrebbero essere risolti. Anche col sole perenne impera la nebbia. Il Sant’Anna Hospital negli anni è diventato un centro di eccellenza, fra i migliori in attività nella cura del cuore: una posizione conquistata attraverso la professionalità, il sacrificio. Migliaia di vite salvate, pazienti in cura a casa nostra, centinaia di posti di lavoro. E poi tutto si ingarbuglia, precipita.

Anni per costruire contro l’inefficienza generale. Attimi per distruggere con una capacità al peggio di velocità siderale. Fra un po’ l’ospedale non ci sarà più, un migliaio di malati che ricevono cura ogni anno dovrà trovare soluzione altro, tanti di loro dovranno trovarsi un padrino per non morire, rivolgersi, elemosinare. Il 28 i lavoratori del Sant’Anna saranno in piazza, a Catanzaro: lotteranno più per noi che per loro stessi. Ed è un’occasione unica per sentirsi partecipi di qualcosa di nobile, collettivo, per riacquisire dignità civica, per non essere servi di potentucoli che già si godono l’ennesima vittoria al ribasso sociale. È l’occasione per capire come si sia arrivati a questo punto. L’ultima opportunità per avere aperta una via di salute, di libertà. Un appuntamento per scrivere i nomi dei responsabili o dei partigiani. La scelta da che parte stare: che tocca alla gente normale, agli intellettuali, a chi informa, a chi si lamenta soltanto e sotto il cappotto tiene pronto il cappello in mano. Il banco di prova dello Stato, dei suoi commissari. L’esame per chi già ha fatto la foto da stampare sui cartelloni per il 14 febbraio.