Catanzaro, sistema sanità. Il ritorno di Ciconte e il metodo del silenzio

La sanità è la porta di servizio per accedere alla città della massomafia, la caratteristica ormai consolidata del capoluogo di regione. Nel sistema Catanzaro non si entra, come abbiamo visto, solo dall’ingresso principale, ma dagli altri ingressi di “servizio”, quelli da sempre in penombra a tutela della privacy dei singoli attori e fuori dai riflettori che potrebbero svelare particolari interessanti per la procura che fu di Nicola Gratteri ma che ancora è in mano al suo braccio destro, il reggente Capomolla. 

Suonare al campanello delle porte di “servizio” dell’Asp locale, del Mater Domini e del Pugliese-Ciaccio oggi Azienda Unica “Dulbecco” è un esercizio inutile perché la sorveglianza è sempre attiva. Bisogna usare l’ingegno e la tenacia per poter accedere, fatta eccezione per quanti dispongono del tesserino perché appartenenti ai nuclei di Polizia giudiziaria, che purtroppo si presentano raramente nei corridoi della sanità cittadina. Entrare dentro al mondo della massomafia sanitaria è sempre un’esperienza esaltante per alcuni versi, ma altrettanto devastante per altri. Si scopre che dentro le mura c’è poca cura e tanto business, un fatto che assume connotazioni esponenziali se entrando dentro si passa dalla tangenziale degli imprenditori della sanità, che a Catanzaro hanno solide basi di interessi e di profitto facilitato.

Impresa & sanità hanno sempre la copertura della massomafia, ma anche la protezione della politica corrotta, una specie di binario parallelo a protezione della specie, quella che nei corridoi della sanità veste il camice bianco e si esercita in una forma di imprenditorialità sociale, dove i costi sono a carico dei cittadini ed i profitti, spesso in nero, sono un valore privato.

Questo è l’andazzo, quello che incontriamo rientrando nel Pugliese-Ciaccio e ricominciando la narrazione del fenomeno sanitario della SOC (Struttura Operativa Complessa) di Cardiologia/UTIC e del suo direttore, il dottore Vincenzo Antonio Ciconte. Il terreno è molto scivoloso, quella caratteristica di pericolosità sociale che emerge perché tutto è stato costruito sul metodo della complicità, della connivenza e della corruzione. Questa è la cornice del quadro di un pezzo di sanità interna al Pugliese-Ciaccio, secondo quanto ci è stato narrato e documentato, la stessa informativa che sembrerebbe essere in mano anche agli organi di polizia, ma che al momento non ha sortito alcun effetto…

Il dottore Vincenzo Antonio Ciconte ha una lunga carriera alle spalle, quella che si incrocia fra sanità e politica. E’ dal 1998 ininterrottamente presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Catanzaro e primario della SOC di Cardiologia/UTIC del Pugliese-Ciaccio dal dicembre 2001, con un contratto quinquennale con scadenza al dicembre 2006… A febbraio 2007, a contratto scaduto, viene messo in aspettativa come primario della SOC di Cardiologia/UTIC ed assume l’incarico di Direttore Generale dell’AO Pugliese-Ciaccio, che manterrà fino al 2009 e più precisamente fino al mese di agosto, quando dimessosi dall’incarico rientra in servizio come primario della SOC di Cardiologia/UTIC, per come disposto dagli allora organi apicali dell’azienda ospedaliera. Tutto avviene mentre il contratto del dottore Ciconte è scaduto alla data di dicembre 2006.

Successivamente Ciconte viene nuovamente collocato in aspettativa, è il mese di aprile 2010, quando viene eletto consigliere regionale nelle file del Pd, restando a Palazzo Campanella per dieci anni, così nel mese di marzo 2020, viene nuovamente riammesso in servizio nel Pugliese-Ciaccio e collocato nella posizione dirigenziale assegnata nel 2001, come primario della SOC di Cardiologia/UTIC.

Su tutto resta la domanda: il contratto stipulato nel 2001 e tecnicamente scaduto nel 2006, si estende con la sua validità fino al 2020, nonostante le diverse interruzioni per aspettativa? Perché la riammissione in servizio avviene con una mera determina, quando usualmente avviene, per tutti gli altri, con una delibera del Direttore Generale? Ed ancora, perché il dottore Ciconte non è mai stato sottoposto a valutazione professionale per il ruolo ricoperto? Come è stata valutata in termini di aggiornamento professionale ed interventistico considerata la direzione della SOC, l’interruzione di dieci anni per l’incarico politico del dottore Ciconte che ha determinato una inattività operativa?

Questo e tanto altro era stato chiesto all’ormai ex commissario straordinario del Pugliese-Ciaccio, avvocato Francesco Procopio, senza ricevere risposta, nonostante una informativa dettagliata depositata. E’ sempre il metodo del silenzio che vince, se bisogna coprire incarichi, amici e sodali, giusto per non definirli complici. La lunga storia di accesso nel mondo della massomafia sanitaria catanzarese continua…