Celico, ecco chi è il soggetto che ha “rovinato” il sindaco Falcone

Da venerdì scorso, cioè da quando è stato arrestato per concussione il sindaco di Celico Antonio Falcone ma a dire la verità già dal 18 luglio scorso quando lo stesso primo cittadino aveva reso pubbliche le sue dimissioni, il paesino presilano è in subbuglio.

C’è chi vede in questa vicenda di “mazzette” una vera e propria onta per tutta la Presila e dubita, di conseguenza, sulla qualità delle indagini della procura di Cosenza, che non a caso anche da queste parti tutti definiscono “porto delle nebbie”, dichiarandosi particolarmente sorpresi dalla velocità con la quale ha agito il procuratore Gattopardo.

Ma c’è anche chi non ha molta stima dell’ormai ex sindaco, definendolo un “loffio” e un soggetto a dir poco ambiguo per la posizione che ha nel Pd, dove “alliscia” e strumentalizza tutti, da Nicola Adamo e consorte a Carletto Guccione tanto per essere chiari, pur di continuare a fare i porci comodi suoi.

Per le vie di Celico, tuttavia, si fa apertamente il nome del soggetto (forse definirlo imprenditore è davvero esagerato) che ha rovinato Antonio Falcone. Del resto, il riserbo del Gattopardo e dei suoi scagnozzi è notoriamente una barzelletta, così come accaduto anche in altre vicende “al limite” come quelle dell’ex prefetto o dell’ex comandante dei vigili del fuoco.

Secondo le voci dilaganti di paese il soggetto che ha denunciato Falcone risponde al nome di Pasquale Rota, proveniente dalla popolosa frazione di Perito, di professione elettricista, con il pallino degli “appaltini”, che riesce a vincere, per quanto se ne sa, addirittura con il ribasso del 50% salvo poi rifarsi sulle spalle dei suoi dipendenti, spesso e volentieri non pagati. E sul fatto che Rota sia un “cattivo pagatore” sono in tanti a raccontare aneddoti e vicende in quel di Celico. Qualcuno arriva addirittura a dire che ha rovinato il mercato degli elettricisti per i suoi scopi.

In sostanza, il Rota – stando a quanto si sussurra per le strade di Celico – si è messo in testa una fantastica idea: quella di incastrare Falcone, al quale evidentemente l’elettricista era solito rivolgersi. E così, nel momento in cui si accingeva a pagare la seconda “mazzetta”, il Rota avrebbe fotocopiato, d’accordo con la Finanza, le banconote per inchiodare il sindaco e sputtanarlo urbi et orbi.

Di sicuro, Falcone avrà cercato di dare le sue spiegazioni rispetto al suo rapporto con il Rota e i cittadini sanno bene che spesso anzi quasi sempre a Cosenza e dintorni nulla è come appare. Restiamo in attesa degli sviluppi delle indagini e ovviamente siamo pronti ad ascoltare la versione di Falcone perché di questo Rota non sappiamo proprio se c’è da fidarsi.