Cetraro, i broker di voti e la sfida tra Aieta e Tommaso Cesareo

Cetraro, i broker di voti e la sfida tra Aieta e Cesareo. La politica prima di tutto, anche prima dell’ospedale.

Tutti a Cetraro sanno che la politica locale ha ormai toccato il fondo tanto da raschiare il barile sempre più povero di contenuti e di valori.
La cittadina tirrenica sta vivendo giorni particolarmente intensi sul piano degli equilibri massopolitici, e come spesso accade in queste occasioni, all’esterno non traspare nulla o quasi. Alla politica locale che parla di legalità e moralità sui social, piace operare in silenzio, lontani dai riflettori della ribalta mediatica, e perché no, senza il disturbo di Iacchite’, unica voce libera in un panorama di media massomafiosi o nella migliore delle ipotesi venduti.

Tutti conoscono Giuseppe Aieta, già uomo di Mario Oliverio, politico trombato dal Partito Democratico. Aieta ha capito che la sua carriera politica è ormai in caduta libera e che non farà più il consigliere regionale e per questo punta nuovamente la poltrona da sindaco. Aieta è furbo, scaltro, ha piazzato i suoi uomini nei media vicini all’editore di Limbadi contiguo ai clan della massomafia, che gli pubblicano qualsiasi cazzata lui voglia, ma la sua credibilità è al minimo storico a Cetraro. Perché?
Procediamo con ordine.

Tutti lo ricorderanno annacarsi e battersi il petto in nome del punto nascita e dell’ospedale di Cetraro con il suo motto “zero più zero uguale zero”. Aieta si erigeva a paladino dell’ospedale di Cetraro. Ovviamente era tutto finalizzato ad un tornaconto politico. L’ex consigliere regionale trombato, bacchettato dal Pd-P2 del quale fanno parte formalmente anche Quercia e Cennamo (nonostante governino con… Forza Italia), è sparito.

Ad un tratto Peppino ha smesso di fare la vedova Addolorata dello Iannelli, o del porto insabbiato, o della caserma dei Carabinieri, per reinventarsi scrittore di libri. Una pagliacciata che a Cetraro hanno ben compreso tutti e, anche per questo, la sua credibilità è ai minimi storici.
Il punto nascita è chiuso, lo Iannelli quasi, ma Aieta manda avanti i suoi affini, politici da strapazzo, comitati, gruppi extraconsiliari vari a fare un po’ di casino e a mettere un po’ di pepe nel sedere al sindaco. Che non è certo meglio di lui, anzi…

Il primo cittadino, appunto. Sindaco sulla carta, perché tutti sanno che a Cetraro chi comanda è Tommaso Cesareo, uomo di Forza Italia in quota Cinghiali-cazzari (famiglie Gentile e Occhiuto per i nuovi di Iacchite’), che ha piazzato il figlio nel porto, e muove pedine sullo scacchiere con naturalezza disarmante. Cennamo formalmente è uomo del Partito Democratico. La figlia è nella struttura di Mimmo Bevacqua detto Chiù Chiù per quanto è ignorante, parassita e “utile idiota”, il quale a Cetraro ha raccolto quasi 400 preferenze all’ultima tornata regionale. Una sorta di voto di scambio alla luce del sole: “Tu portami i voti che io porto nella struttura tua figlia”, come accade ovunque, ma siamo in Calabria e questo ormai non fa notizia.

Con Cesareo lanciato verso la candidatura a sindaco, Cennamo ed Aieta attendono. Uno dei due sarà candidato, nonostante tra i due non scorra buon sangue. C’è anche l’incognita dei potentissimi Caldiero, che hanno sempre puntato su Carminuzzo loro, fino a quando Quercia non ha creato il pastrocchio in giunta ed è stato costretto a dimettersi per insabbiare possibili procedimenti penali nei suoi confronti, dato che la procura di Paola aveva già acceso i riflettori.

Ovviamente Cennamo proverà in tutti i modi a convincere Cesareo a non candidarsi e fare il vicesindaco per opporsi a Giuseppe Aieta, ex moralizzatore sull’ospedale, sul porto di Cetraro e sui problemi del paese, perché come i marpioni insegnano: “la politica ha i suoi tempi”.
Intanto i cittadini onesti vanno avanti assistendo a questo teatrino ed auspicano volti nuovi, lontani da questi comitati d’affari che da 20 anni la fanno da padrone facendo piovere e scampare. Questa è Cetraro, e poi hanno anche il coraggio di parlare (loro!!!) di trasparenza e legalità.