Cosenza. 110 anni nel pallone: Ciardullo, il tifoso poeta

COSENZA, 110 anni NEL PALLONE, viaggio nel calcio dei quartieri: LE ORIGINI

Nell’era d’oro del calcio, quando gli spalti del Militare erano gremiti di ragazze e famiglie, la passione per i lupi aveva contagiato la città intera. Cosenza era piccola così ed aveva trovato nel pallone una passione comune, che soffocava ugualmente patrizi e plebei, galantuomini e ragazzini.

Fra i tanti tifosi dell’epoca uno se ne segnala per fervore e generoso impegno: l’avvocato Michele De Marco, in arte Ciardullo.

Poeta, giornalista e autore di teatro, Michele De Marco era un vero e proprio personaggio per la Cosenza di quegli anni. Originario di Perito, una frazione di Pedace, “riceveva” generalmente al Caffè Renzelli, che ancora oggi utilizza i suoi versi per farsi pubblicità sulla carta con cui “imballa” le paste.

Intorno al suo tavolino si raccoglieva inevitabilmente uno spaccato di una Cosenza che non c’è più. Con l’avvocato discuteva di una causa, con lo spazzino del colore delle foglie morte, con il professore di quel bel passo di Tacito, con donna Carmela del prezzo delle castagne, coordinava la redazione di uno dei suoi cento giornali, scriveva versi su di un tovagliolo.

Si fermavano tutti, e a nessuno don Michele negava la sua confidenza, per quel non so che di affabilità, simpatia e immediatezza che costituiva la base principale del carattere di questo grande uomo. Per tutti aveva un consiglio, un sorriso, una battuta fulminante. Spesso, in questo scambio di informazioni, si passava l’ultima notizia sul Cosenza: condizioni dei giocatori, pronostici, formazioni…

Ciardullo non si perdeva una partita dei suoi amati Lupi, una passione trasmessa intatta ai figli, e anche negli anni bui della dittatura, quando il suo trasparente antifascismo lo fece espellere da aule (era anche insegnante di francese) e tribunali, l’intellettuale di Perito trovò il modo di fare sentire il suo calore ai ragazzi in maglia rossoblù. E non dagli spalti del vecchio stadio.

E’ del 1931 il fascicolo “Lupi della Sila”, un agile documento del tifo cosentino di quegli anni, un volumetto che per certi versi somiglia a quello che vorremmo realizzare noi, con tanto di pubblicità dei negozi più rinomati dell’epoca. Dentro i ritratti – per testi e immagini – di tutti i calciatori del Cosenza di quell’anno e di alcuni illustri dirigenti.micheledemarco copia

PEPPINO BARATTA E I “LUPI DELLA SILA”

Un’accoppiata formidabile aveva ideato quel prodotto così innovativo: Ciardullo e Baratta. I versi del primo rendevano le caratteristiche dei giocatori in poche parole, le caricature del secondo li immortalavano in espressioni comiche e stravolte.

Peppino Baratta era un giornalista di un garbo eccezionale. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ne ricorda distintamente il profilo, la serietà e la simpatica disponibilità verso i colleghi più giovani. Scriveva da Cosenza sul “Corriere dello Sport” ma la prima firma era Giuseppe Carci. Più che per le sue qualità di cronista sarà ricordato per la sua grande abilità di vignettista e caricaturista. Le sfumature che coglieva erano assolutamente esilaranti. Il suo tandem con Ciardullo appartiene di diritto al meglio delle pubblicazioni sportive di tutti i tempi della nostra città e non solo.Il giornaletto si è diffuso in un lampo per tutte le strade della città per poi ritrovarsi, i versi di Ciardullo, cantati anche sugli spalti durante le partite.

I calciatori diventati maschere popolari tramandate nei decenni. E l’esperimento fu ripetuto, con altrettanto successo, nella stagione 1949/50, quella degli spareggi col Messina per la serie B. Ancora oggi c’è chi le cita a memoria.