Codacons contro Anas: spese folli per l’autostrada che esiste solo in tivù

Codacons contro Anas: Spese folli per l’autostrada che esiste solo in TV

Esposto alla Corte dei Conti

Immagine, cosa non si fa per te. Del resto viviamo nell’era in cui ciò che non appare, non esiste. Nell’epoca in cui niente è come sembra, anche se il “sembra” a volte è bellissimo. Bellissimo come lo spot sulla “nuova” autostrada del Mediterraneo.

Tuttavia nulla è come sembra, proprio come quanto ci racconta quello spot. Intanto non è “nuova”. Neppure per sogno, infatti è vecchia, pericolosa e, per lunghi tratti, addirittura sotto sequestro… ma questo è un dettaglio.

Dannata sia l’immagine che sta in cima ai pensieri di Anas, che preferisce concentrarsi sull’apparire piuttosto che sulla sicurezza. Dannata l’immagine per la quale i contribuenti sono chiamati a sostenere spese “pazze”.

Il Codacons ha chiesto l’intervento della Corte dei Conti su spese che non hanno alcuna motivazione razionale, spese che non portano alcuna utilità concreta, “ma che tutti noi saremo chiamati a sopportare”. Ma quali sono queste somme tanto indigeste per il Codacons ? Quelle che hanno determinato questo nuovo esposto alla magistratura.

Partiamo da circa mezzo milione di euro per uno spot che non ha spostato e non sposterà un solo turista (commissionato alla Pomilio Blumm per la modica cifra di 462mila euro, per l’esattezza) per finire ai circa 200mila euro (172mila, per la precisione) necessari per rinnovare il logo della società.

Come saremmo potuti sopravvivere se Anas avesse utilizzato il vecchio logo… E questo senza contare i costi del nuovo sito internet (già, l’apparire) e delle relative app. Cifre folli secondo il Codacons che, partendo dal presupposto secondo cui l’Anas è una società che ha quale unico socio il Ministero dell’Economia e delle Finanze ed agisce sotto la vigilanza tecnico-operativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, evidenzia come i suoi costi non possono che ripercuotersi sulla collettività, dacché sulle spese dell’Anas – sostiene Francesco Di Lieto vicepresidente nazionale del Codacons – dev’esserci la giurisdizione della Corte dei Conti.

Per tale ragione l’Associazione ha presentato un dettagliato esposto alla magistratura contabile chiedendo di accertare tutte le responsabilità di quello che, a tutti gli effetti, è un ente pubblico. Spese che appaiono ancor di più “folli” – ribadiscono dal Codacons – specie se ricordiamo i disagi per la mancanza di sale per sciogliere il ghiaccio. Spese folli ma necessarie per giustificare una campagna mediatica che poggia sul nulla. Parliamo di una strada – incalza Di Lieto – vecchia, pericolosa e, per larghi tratti, addirittura sotto sequestro. Si smetta di vendere fumo, tra l’altro a caro prezzo.

Com’è possibile non indignarsi quando sentiamo definire la “nuova” autostrada tra le “più moderne d’Italia e d’Europa”. Nuova un corno, le hanno soltanto cambiato il nome.

1. Non ci sono le corsie di emergenza; 2. Diversi tratti sono, come decenni addietro, a corsia unica; 3. I guardrail sono estremamente pericolosi; 4. Larghi tratti sono talmente pericolosi tanto che, per usare le parole della Procura della Repubblica, è “tangibile il rischio per l’incolumità pubblica”; 5. Innumerevoli sono le gallerie pericolosamente buie, poiché i costosi impianti di illuminazione non funzionano; 6. Senza contare gli “errori e difetti di progettazione dei lavori di ammodernamento … tali da provocare incidenti stradali”.

Ma davvero Anas pensa che basti uno spot per coprire quella vergogna tutta italiana alla quale hanno addirittura cambiato il nome pur di effettuare un ulteriore taglio del nastro? E che quello spot sia pagato da tutti noi appare addirittura una beffa ! Il Codacons insiste, inoltre, nella richiesta di ottenere i nominativi di coloro che hanno ritenuto di collaudare una autostrada che versa nelle condizioni appena descritte e chiede lumi su spese faraoniche, quanto inutili, che indignano chi percorre quotidianamente quella strada, divenuta il simbolo della mala-gestione dei lavori pubblici in Italia. Ed allora prendiamo atto che la “nuova” autostrada è ancora (come cinquant’anni fa) un cantiere aperto, nonostante i proclami ed i brindisi, che la “nuova” A3 o A2 non è sicura e che quello spot, così costoso, racconta di un’opera che non esiste. Il tutto mentre si continua a morire.