Come in 15 giorni la guerra in Ucraina ha rivoluzionato il mondo

(Mario Margiocco – tag43.it) – Messi in fila, i cambiamenti imposti finora dall’attacco russo del 24 febbraio all’Ucraina e scaricati su diplomazia, strategia, economia, finanza, globalizzazione, ordine e disordine mondiale sono impressionanti. La diplomazia è silenziata dalle armi, una scelta del Cremlino. La strategia vede di nuovo la frontiera con la Russia come quella più calda fra le grandi linee cruciali del globo, oggi a Est della Vistola come dal 1947 all’89-91 sull’Elba. I rapporti economici con la Russia sono al momento più difficili di quanto lo fossero 70 anni fa, dopo il primo disgelo post staliniano. Si sta vivendo da parte europea una fuga il più rapida possibile dall’eccessiva dipendenza da petrolio e gas russi, scelta miope degli ultimi 20 anni. La finanza mondiale ha espulso la Russia nella certezza che le conseguenze saranno ben più severe per Mosca che non per i Paesi occidentali, dove già il prezzo è e sarà pesante. L’Europa, prima restia, si riarma, e solo una minoranza di Paesi contestano la Nato. Non solo, l’ingresso della Finlandia e della Svezia nell’Alleanza Atlantica diventa più probabile (di fatto esiste già da anni un chiaro coordinamento militare), e Mosca ha già fatto sapere che una scelta ufficiale avrebbe «gravi conseguenze».

la guerra in Ucraina ha cambiato il mondo in 15 giorni
Vladimir Putin (Getty Images).

L’allargamento a Est della Nato e le accuse di Mosca

Accanto a questa situazione già terribile di suo si combatte anche sulla Storia, è saltata cioè qualsiasi possibilità di convivenza fra le diverse letture del passato, come sempre avviene quando due campi arrivano allo scontro. L’Occidente, e non solo si è visto all’Onu, rimprovera alla Russia di avere stravolto le regole concordate del diritto internazionale e di avere aggredito una nazione sovrana. La Russia risponde che per lei è una questione di sicurezza nazionale, perché la Nato violando le intese si è allargata a Est e ha portato le sue installazioni a 1000 chilometri da Mosca mentre prima erano a 2000; Mosca ha chiesto a dicembre un arretramento alle posizione del 1997, al momento delle prime adesioni di Capitali dell’ex Patto di Varsavia alla Nato. L’Occidente risponde che non vi fu nessun impegno dell’Ovest a non estendere la Nato (nessun impegno in documenti scritti, mentre vi furono nei mesi confusi tra la fine del Muro e la riunificazione tedesca delle assicurazioni verbali), e aggiunge che nessuno ha invitato Praga, Varsavia o Vilnius a entrare, sono loro che lo hanno pressantemente richiesto. Resta molto incerto che cosa rimarrà della globalizzazione dell’economia quando si tornerà una certa calma. Molto rimarrà, perché il mercato globale ha una lunga storia, ma molto andrà perduto, nel bene e nel male.

Come in 15 giorni la guerra in Ucraina ha cambiato il mondo
I colloqui preliminari al Trattato del Nord Atlantico, 14 marzo 1949 (Getty Images).

In poche ore 83 anni di storia europea sono stati rimessi in discussione

In poche ore, 15 giorni fa, 83 anni di storia europea sono stati ributtati brutalmente sul tavolo e sulla testa dei popoli. Si parte dal 1939, quando Mosca si alleò con Hitler per riprendersi quanto era stato degli zar, mezza Polonia, i baltici, la Finlandia. Si arriva al 1945, quando in pochi mesi Washington e Londra ebbero chiaro che Mosca vedeva se stessa (e i documenti sovietici lo confermano) come l’unica potenza di terra possibile sull’intero continente europeo, o meglio sull’Eurasia a nord del fiume Amur, con Londra potenza di mare, la Germania demilitarizzata e deindustrializzata, e la stessa Francia con limiti precisi alla sua forza militare. L’Italia? «Ininfluente», dicono i documenti sovietici. Arriva la risposta americana, il Piano Marshall del 1947, progenitore dell’Europa di Bruxelles e della Nato, il lancio del Deutschemark e della Germania di Bonn, il Blocco di Berlino,  la Cortina di Ferro, e 40 anni di Europa divisa.

L’impossibilità per l’Ucraina di entrare nella Nato

Hanno fatto male americani ed europei a portare le più avanzate basi Nato, sistemi antimissile in genere che i russi sostengono facilmente trasformabili in sistemi d’attacco, a 1000 chilometri da Mosca? Ha fatto male l’Ucraina a voler entrare nella Nato? Probabilmente quest’ultimo desiderio è irrealizzabile, sconsigliato dalla crudeltà geografica. Il punto non è che i russi sono “cattivi”. Lo sono quanto tutti noi. Quello russo è un mondo in parte notevole diverso dal nostro. Ha visto in tempi moderni le sfide alla sua integrità venire da Ovest. E continua a considerare quella delle armi una opzione percorribile, e il nazionalismo non un sentimento legittimo ma potenzialmente pericoloso, bensì una forza pienamente benedetta dal patriarcato di Mosca con cui il Vaticano vorrebbe tanto fraternamente dialogare. Non a caso i vari recenti neonazionalismi europei, detti impropriamente sovranismi per ricordare subito la sacra sovranità scippata da Bruxelles, hanno trovato nella Mosca di oggi comprensione e aiuto, non solo morale. Di tutto questo è fatto il mondo confuso e pericoloso nel quale viviamo da 15 giorni.

la guerra in ucraina ha rivoluzionato il mondo in 15 giorni
Xi Jinping e Vladimir Putin al meeting dei Brics a Brasilia nel 2019 (Getty Images).

Siamo arrivati al punto in cui Pechino è pacificatore tra Washington e Mosca

La Cina ha una grande occasione, se vuole e riesce a imporre a Mosca un dialogo vero che offra a Putin abbastanza soddisfazione, e a Kiev la dignità dovuta all’aggredito. Difficilmente Putin potrebbe non ascoltare l’unico vero alleato che gli rimane, e la Russia dopo il 1917 ne ha sempre avuti pochissimi, di alleati veri. In termini di Pil, Mosca sta a Pechino come  Lombardia più Veneto stanno alla Germania: impossibile far finta di niente. Pechino pacificatore in Europa, e tra Washington e Mosca: che immagine! Dalle piazze italiane e da alcuni fogli e siti non poteva mancare il “né con Putin né con la Nato”  ma è solo lo slogan di chi è rimasto in un mondo che non c’è più.