“Complotto” contro Manna: ora manca solo il paragone con Enzo Tortora

All’indomani dell’arresto dell’ex sindaco di Rende Marcello Manna nell’operazione Reset, finito prima nei guai a Salerno e poi nella rete di Gratteri, l’assessore Lisa Sorrentino ebbe a dire: l’arresto del sindaco Manna ricorda per metodo e “criterio”, l’arresto dei No-Global dopo i clamorosi fatti del G8 di Genova del 2001. L’assessore sottolineava similitudini processuali tra gli attivisti arrestati con pesanti accuse (270bis) e il sindaco Manna, entrambi vittime di un vero e proprio complotto politico/massonico eseguito dai “soliti servizi segreti deviati” sempre pronti ad inventarsi accuse e reati contri chi si ostina a voler denunciare gli intrallazzi della cupola massomafiosa che sottobanco, dal dopo guerra in poi, governa Italia. Per l’assessore Sorrentino non c’è nessuna differenze tra l’attivista Manna e le migliaia di persone manganellate a sangue a Genova mentre manifestavano pacificamente la loro contrarietà a guerre, fame, e miseria, chiedendo ai potenti della Terra giustizia e libertà. Ma la troppa libertà, si sa, non piace al potere e a Manna, da sempre in prima linea in tutte le battaglie per la Libertà, è capitata la stessa cosa successa agli attivisti finiti in galera: scivolare nel tritacarne della falsa giustizia al servizio di potenti lobby massoniche e politiche.

Dopo la condanna di Manna a due anni e otto mesi per corruzione in atti giudiziari ad opera del Gup di Salerno per i noti fatti della “bustarella elargita al giudice Petrini per taroccare la sentenza del mafioso Patitucci”, il cerchio magico dell’ex sindaco di Rende si è adeguato alla difesa politica e giudiziaria suggerita dalla Sorrentino, lanciandosi in accuse il cui obiettivo è l’autorità giudiziaria. Accusano i giudici, i pm, la polizia giudiziaria di essersi messi al servizio di un non meglio precisato apparato parallelo allo stato, per fermare l’azione politica messa in campo, a favore dei cittadini vessati dai poteri forti, dal noto avvocato Marcello Manna. Come per i No-Global parlano di una regia massopolitica dietro le finte accuse, parlano di prove false e costruite a tavolino, manomissioni di video, e intercettazioni, insomma un vero e proprio complotto a suo danno. Il taroccatore di indagini e sentenze per eccellenza accusa gli altri di taroccare indagini e sentenze. Ognuno si difende come vuole.

Quello che non torna in tutto questo sono i motivi che avrebbero costretto “l’apparato parallelo dello stato”, ad agire contro Manna. Se per i No-Global un motivo c’è, così come è stato ampiamente dimostarto, per Manna, francamente, non si capisce qual è. Perché giudici, pm, politici, massoni, polizia, servizi segreti ce l’hanno con Manna? Cosa ha fatto di così grave per meritare tutto questo? Ha forse tentato di sovvertire come i No-Global l’ordine costituito dello stato? Ha forse fatto, nel corso della sua lunga carriera professionale e politica, denunce pesanti nei confronti di pezzotti intrallazzati ad alti livelli? Ha forse smascherato con le sue inchieste difensive, bande di corrotti e truffatori seriale dello stato? Ha forse esagerato con le manifestazioni contro la mafia e lo stato corrotto? Ha forse prodotto esposti al ministro della Giustizia sulla grave corruzione presente nel tribunale dove lavora? Ha forse messo i bastoni tra le ruote con la sua azione riformatrice a potentati economici e politici che intrallazzano con la pubblica amministrazione da sempre tra Rende e Cosenza? A noi non risulta niente di tutto questo, e allora chi può avercela con Manna fino al punto di farlo condannare ingiustamente e da innocente? Perché se dici di essere vittima di un complotto, devi anche dire il perché. E questo “perché” nei tanti comunicati ufficiali e attestati di solidarietà a favore di Manna, non è emerso.

Allo stato due cose sono sicure, la prima: il giudice ha stabilito che nella bustarella che Manna elargisce al giudice Petrini c’era denaro. La seconda: il denaro è servito per corrompere il giudice. Punto. Tutto il resto sono chiacchiere. Manna paga lo scotto di essersi fatto sgamare come un pirla mentre trafficava in tribunale, e per questo mollato al suo destino dalla paranza. In gergo malandrinesco si dice: è bruciato, e la sua testa può anche cadere. Difenderlo significherebbe esporre la paranza a grossi rischi. Tanto Manna più che ciarlare di complotti non può fare. Non potrà mai dire come stanno veramente le cose, perché sarebbe come confessare. Tutto qui, non c’è nessun complotto contro di lui ed è per questo che suggeriamo alla nuova sindaca della città di Rende la Petrusewicz di cambiare paragone. Si potrebbe paragonare Manna ad Enzo Tortora, spostandola magari sull’errore giudiziario piuttosto che continuare a parlare di complotto, visto che il paragone con i No-Global, suggerito dalla Sorrentino, non regge.