Comune di Tropea, eclatanti infiltrazioni mafiose. C’è anche Mangialavori… Protagonisti e retroscena

Questo articolo è stato pubblicato da Contropotere il 17 ottobre 2020 quando ancora Tropea non era stata scossa dallo “tsunami” degli orrori al cimitero e quando c’era ancora qualche speranza di essere la Capitale della Cultura 2022. Ma già in quell’occasione erano chiarissime le infiltrazioni mafiose nel Comune e i protagonisti sono proprio gli stessi che sarebbero balzati alla ribalta della cronaca con gli orrori al cimitero. Il quadro che ne emerge è desolante. Purtroppo. Ma l’aspetto più assurdo è che qualche mese fa il senatore Mangialavori, ovvero il principale sponsor politico dell’amministrazione di Tropea è stato nominato coordinatore regionale di Forza Italia. E che ha tenuto addirittura a battesimo la candidatura di Roberto Occhiuto alla Regione. Che lo difende a spada tratta, ovviamente, anche dopo le ultime dichiarazioni del pentito Bartolomeo Arena al processo Rinascita Scott nelle quali si specifica ancora in maniera fortissima l’appartenenza alla ‘ndrangheta di Mangialavori. Così vanno le cose nella Calabria massomafiosa, che vuole continuare ancora a tenere la melma sotto il tappeto. Nonostante Gratteri.

di ENZA DELL’ACQUA

Fonte: Contropotere

Tropea, la perla del Tirreno, è, com’è noto, candidata a “Capitale della Cultura 2022”. Il sogno della cittadina costiera è proprio quello di essere incoronata reginetta dell’iniziativa promossa dal Ministero dei Beni e delle attività culturali che si pone come obiettivo quello di selezionare “la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”.

Il suggestivo santuario della Madonna dell’Isola, simbolo di Tropea, città guidata da un’amministrazione munita di tentacolari collegamenti con il temibile clan La Rosagruppo satellite alla consorteria dei Mancuso

Il sindaco Giovanni Macrì ha inviato al Ministero un nutrito dossier in cui delinea le enormi potenzialità della città costiera. Ma può bastare un’intensa attività convegnistica a fare cultura? Ma, soprattutto, è possibile ignorare le infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale di Tropea? Questione tutt’altro che secondaria dato che non è chiaro come la cultura in senso lato, intesa come “sviluppo economico e benessere individuale e collettivo” di una città, possa conciliarsi con un esecutivo politico pervaso dal fenomeno mafioso per via di una strettissima rete di collegamenti di sindaco e assessori, più un consigliere comunale con congiunti sorvegliati speciali, pluripregiudicati e condannati per mafiaLa mafia è per sua natura contraria a ogni forma di sviluppo economico o culturale di un territorio. E questo non si può sottacere.

Il sindaco di Tropea, Giovanni Macri

Nel dossier firmato dal sindaco Giovanni Macrì c’è da scommettere che manchi la sottolineatura di quelli che sono gli impedimenti a ogni forma di accrescimento culturale, ovvero la narrazione degli ostacoli ad una sana ripresa culturale. Ostacoli rappresentati, nella fattispecie, proprio dall’amministrazione comunale e da alcuni suoi componenti che, insieme ai loro stretti congiunti sono citati nella precedente relazione della Commissione prefettizia di accesso agli atti che ha portato nel 2016 allo scioglimento degli organi elettivi del Comune per infiltrazioni mafiose.  Una narrazione che proponiamo qui di seguito.

IL SINDACO GIOVANNI MACRI’ E LA TURBOLENTA CARRIERA CRIMINALE DELLO ZIO PATERNO

Gli organi elettivi di Tropea sono stati rinnovati il 21 ottobre 2018. Il 12 agosto 2016, infatti, sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, scioglimento prorogato sino alla data delle elezioni. Il 21 ottobre 2018 è stato eletto sindaco Giovanni Macrì, di Forza Italia di cui è anche vice coordinatore provinciale a Vibo Valentia, già capogruppo di minoranza nella precedente consiliatura sciolta per infiltrazioni mafiose. La relazione della Commissione di accesso agli atti, che ha portato allo scioglimento, si occupa di lui nelle pagine 35 e 36. “Giovanni Macrì – si legge nella relazione – è figlio di Francesco Macrì, classe 1944, fratello di Gerardo Macrì, nato a Tropea l’1.01.1960, contiguo ad esponenti della famiglia Mancuso di Limbadi e La Rosa di Tropea”.

Gerardo Macri, zio dell’attuale sindaco di Tropea, cl.60, ritenuto prestanome del boss di Limbadi Giuseppe Mancuso

Gerardo Macrì, pregiudicato, zio dell’attuale sindaco Giovanni Macrì, ha precedenti sin dal 1986 (truffa, inquinamento atmosferico, invasione di terreni, abusivismo edilizio, gioco d’azzardo) già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per tre anni. Il 30 ottobre 1996 (come riportato dalla relazione della Commissione di accesso agli atti a pag. 37) è stato denunciato dalla Squadra Mobile di Catanzaro per il reato di favoreggiamento personale mafioso in relazione alla latitanza del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mancuso (cl. ’49) di Limbadi. La figura di Gerardo Macrì è al centro della relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Tropea in particolar modo per la vicenda dello “Chalet dei fiori”, bar e locale di Tropea. A Gerardo Macrì nel 2005 e nel 2011 sono stati inoltre sequestrati e confiscati beni per un milione di euro (fra cui il noto “bar Macrì” ubicato nella piazza principale di Tropea e la discoteca Casablanca) in quanto ritenuto prestanome del boss di Limbadi Giuseppe Mancuso (che sta scontando una pena definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio e associazione mafiosa) e di Antonio La Rosa, boss indiscusso dell’omonimo clan di Tropea, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa ed attualmente di nuovo in carcere per la storica operazione “Rinascita-Scott” del dicembre scorso.

 Il magistrato Marisa Manzini, attuale procuratore aggiunto di Cosenza, alla Dda di Catanzaro ha condotto importanti inchieste antimafia

A parlare sia di Giovanni Macrì che dello zio Gerardo Macrì è stato anche il collaboratore di giustizia di Tropea, Domenico Cricelli, che il 27 novembre 2004, interrogato dal pm della Dda di Catanzaro Marisa Manzini e dall’allora capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia, Rodolfo Ruperti, ha raccontato che entrambi i Macrì (zio e nipote) fra il 1992 ed il 1994 erano soliti frequentare e pranzare insieme al boss Giuseppe Mancuso di Limbadi.

L’ASSESSORA PLURIDELEGATA ERMINIA GRAZIANO MOGLIE DEL PLURIPREGIUDICATO GAETANO MUSCIA, ATTUALMENTE IN GALERA

Classe 1964, Erminia Graziano ha le deleghe a Viabilità, Decoro urbano, Spazi pubblici, Servizi cimiteriali, Pari opportunità. Anche lei faceva parte, quale consigliere di minoranza, del precedente Consiglio comunale sciolto per infiltrazioni mafiose e di lei si occupa la relazione della Commissione di accesso agli atti a pag. 38 in quanto è la moglie del pluripregiudicato Gaetano Muscia, ritenuto contiguo ai clan Mancuso e La RosaGaetano Muscia è attualmente in carcere essendo stato condannato a 5 anni di reclusione poichè trovato in auto sull’autostrada con diversi chili di cocaina.

Erminia Graziano, assessore multidelegata dell’amministrazione Macrì, e il marito, il pluripregiudicato Gaetano Muscia

É stato condannato il 12 novembre 2019 in appello anche nel processo “Black money” a 7 anni di reclusione per estorsione e usura. É attualmente pure sotto processo a Vibo per narcotraffico nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro, scattata nel gennaio del 2019, denominata “Ossessione”. Gaetano Muscia nel 2011 è stato sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per tre anni. Un volto molto noto, quindi, alle cronache locali e regionali.

ROBERTO SCALFARI: IL COLLEGAMENTO CON GAETANO MUSCIA.

Roberto Scalfari, attuale vicesindaco, era anche lui consigliere di minoranza nella scorsa consiliatura. La relazione della Commissione di accesso agli atti si occupa di lui (a pag. 43) evidenziando che lo stesso è il “compagno di Barbara Cortesenipote per parte di madre (Muscia Gaetana) di Gaetano Muscia, pluripregiudicato e attualmente detenuto”.

L’INCREDIBILE E VAROPINTA ATTIVITA’ CRIMINALE DEL PADRE, DEGLI ZII E DEI CUGINI DELL’ASSESSORE GRETA TRECATE.  

Greta Trecate è attuale assessore agli Affari generali. É figlia di Massimo Trecate, nato a Tropea il 10.11.1965. Di lui si occupa a lungo la relazione della Commissione di accesso agli atti (pag. 71 e seguenti). Bambino prodigio in ambito criminale, ha precedenti sin dall’età di 14 anni.

Greta Trecate, assessore agli Affari generali, dotata di una rete parentale di tutto rispetto

Ex sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, nel 1998 è stato destinatario di affidamento in prova ai servizi sociali; in data 20.09.1997 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro per i reati di oltraggio, resistenza, violenza; il 02.03.1997 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro per il reato di furto; il 12.07.1995 è stato destinatario di provvedimento di libertà controllata da parte del Tribunale di Catanzaro; in data 26.05.1993 destinatario di affidamento in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Reggio Calabria; il 04.02.1991 arrestato per estorsione; in data 27.01.1991 indagato per i reati di associazione per delinquere ed estorsione; il 04.06.1990 denunciato per i reati di porto abusivo e detenzione di armi; il 07.08.1989 tratto in arresto per il reato di porto abusivo e detenzione di armi e munizionamento; il 07.07.1989 denunciato dal Commissariato di Vibo Valentia per lesioni personali; in data 18.01.1989 con provvedimento della Corte d’Assise di Catanzaro per il reato di associazione per delinquere e omicidio volontario tentato.

Greta Trecate con il padre Massimo, il quale può sfoggiare un curriculum traboccante di grane giudiziarie

Il 12.04.1987 tratto in arresto per il reato di ricettazione; il 01.08.1985 destinatario di provvedimento di divieto di ritorno nel comune e di rimpatrio con foglio di via obbligatorio da parte della Questura di Catanzaro; il 14.09.1983 tratto in arresto dalla Polizia di Stato di Tropea per i reati di fabbricazione e detenzione di materiale esplodenti e danneggiamento.
La relazione (pag. 74) sottolinea che Massimo Trecate è sposato con Amanda Pizzarelli, sorella di Ivano Pizzarelli (nato a Tropea il 3.03.1961).
Ivano Pizzarelli – che è quindi zio materno dell’attuale assessore Greta Trecate – è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa a 7 anni di reclusione quale appartenente al clan Mancuso. É stato arrestato il 2 luglio 2011 per scontare la pena in quanto si era dato alla latitanza. Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, il 30 novembre del 2002 Ivano Pizzarelli è stato inoltre gravemente ferito a Tropea in un agguato di stampo mafioso.

Ivano Pizzarelli, zio materno dell’assessora Trecate, condannato a sette anni per associazione mafiosa e dichiaratamente sponsor elettorale della nipote

La Cassazione per tale agguato il 16 novembre 2017 ha condannato in via definitiva Pasquale Quaranta di Santa Domenica di Ricadi. Secondo la Suprema Corte, Ivano Pizzarelli avrebbe fatto riferimento all’articolazione del clan Mancuso facente capo a Domenico Mancuso (figlio del boss Giuseppe Mancuso, cl. ‘49) ed allo zio Francesco Mancuso, detto “Tabacco”. Tale articolazione mafiosa si sarebbe contrapposta al clan La Rosa di Tropea – di cui Pasquale Quaranta faceva parte – capeggiato dai fratelli Antonio La Rosa, detto “Ciondolino”, e Francesco La Rosa, alias “U Bimbu”.
Dal profilo Facebook di Ivano Pizzarelli si evince, infine, che lo stesso in data 29 settembre 2018 ha pubblicato foto e “santino” elettorale della nipote Greta Trecate invitando tutti a votarla con la scritta: “Vota e fai votare…”. Greta Trecate è stata poi eletta il 21 ottobre 2018 e nominata assessore dal sindaco Giovanni Macrì.

Ivano Pizzarelli si attiva per intercettare voti per la nipote Greta Trecate, candidata con Forza Tropea per il Comune di Tropea, nelle elezioni dell’ottobre del 2018 che vedranno vincitrice proprio la lista che essa rappresenta, guidata da Giovanni Macrì

FRANCESCO TRECATE IMPIEGATO DEL COMUNE

Uno zio paterno (fratello del padre) dell’assessore Greta Trecate si chiama Francesco Trecate (nato a Tropea il 28.11.1959) ed è un impiegato comunale, capo-operaio del Comune di Tropea. La relazione della Commissione di accesso (pag. 65) segnala a suo carico due precedenti di polizia per esercizio abusivo della professione e rissa.

Ivano Pizzarelli, zio materno dell’assessora Trecate, mostra con orgoglio un tatuaggio sulla gamba raffigurante un’arma da fuoco.

Una figlia di Francesco Trecate (Maria Trecate) è stata denunciata nel 2007 dalla Finanza per tentata truffa e falsità ideologica, e nel 2001 dai carabinieri per violazioni in materia edilizia nella costruzione di un agriturismo (lo svela sempre la relazione della Commissione di accesso agli atti).
Altro figlio di Francesco Trecate è invece Salvatore Trecate, arrestato in flagranza di reato il 30 dicembre 2015 per detenzione di una pistola clandestina trovata in casa, più 100 munizioni sotto il sedile dell’auto di cui era alla guida, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. Salvatore Trecate è quindi primo cugino dell’attuale assessore comunale Greta Trecate.
Massimo e Francesco Trecate hanno anche altri tre fratelli: Vincenzo, Giuseppe e Rosario Trecate, tutti segnalati dalla relazione della Commissione di accesso agli atti (pag. 66, 67, 68, 69 e 70). Vincenzo Trecate è stato condannato per ricettazione, detenzione illegale di armi e munizioni, sottoposto nel 1990 ad avviso orale di pubblica sicurezza emesso dal questore, denunciato per impiego di minori nell’accattonaggio, guida sotto l’effetto di alcool e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere.
Giuseppe Trecate ha precedenti di polizia per danneggiamento, furto aggravato, rissa, narcotraffico (arrestato nel 1983 in Piemonte), tentata estorsione, occupazione abusiva di un complesso turistico, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, condannato nel 1989 per danneggiamento aggravato, arrestato nel 1990 per spaccio di eroina, nel 2004 sottoposto ad avviso orale di pubblica sicurezza dal questore.
Rosario Trecate ha invece precedenti di polizia per:
furto aggravato, stupefacenti, esercizio abusivo di una professione, denunciato in stato di irreperibilità nel 1987 per associazione a delinquere, incendio doloso, detenzione di armi, condannato nel 1988 per furto, sottoposto ad avviso orale di pubblica sicurezza dal questore nel 1989, sottoposto alla libertà controllata dal Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro nel 1992, condannato a 6 mesi per furto aggravato nel 1993, denunciato nuovamente per furto nel 2003. Giuseppe, Vincenzo e Rosario Trecate sono gli zii paterni dell’attuale assessore comunale di Tropea Greta Trecate.

QUANDO IL SINDACO GIOVANNI MACRI’ PREMIO’ FRANCESCO TRECATE

Il 9 settembre 2020 il sindaco di Tropea Giovanni Macrì – dietro delibera del Consiglio comunale – ha conferito all’impiegato comunale Francesco Trecate (zio dell’assessore Greta Trecate) la civica benemerenza “Città di Tropea 2020”. Come riporta il giornale on line “Tropea e dintorni”, nell’occasione il sindaco Giovanni Macrì ha ribadito orgogliosamente le scelte di attribuzione “in quanto tutti i premiati con il loro impegno di lavoro o studio hanno saputo contribuire al miglioramento della cittadina”.

I BOSS ANTONIO E FRANCESCO LA ROSA PRIMI CUGINI DEL CONSIGLIERE DI MAGGIORANZA FRANCESCO ADDOLORATO.

Il consigliere di maggioranza Francesco Addolorato, a cui il sindaco Giovanni Macrì ha affidato la delega allo Sport, è invece primo cugino dei boss Antonio e Francesco La Rosa di Tropea, fondatori dell’omonimo clan di Tropea condannati in via definitiva per associazione mafiosa nell’operazione “Peter Pan”.

I fratelli Antonio e Francesco La Rosa, boss dell’omonimo clan, cugini di primo grado del consigliere di maggioranza Francesco Addolorato

Il padre del consigliere comunale è infatti fratello di Addolorato Carmela, madre dei fratelli Antonio, Pasquale e Francesco La Rosa. Antonio La Rosa è attualmente in carcere in quanto arrestato a dicembre nella storica operazione Rinascita-Scott della Dda di Catanzaro che vede anche il coinvolgimento del fratello Francesco, mentre Pasquale La Rosa è stato condannato in via definitiva a 5 anni per associazione mafiosa nell’operazione “Peter Pan”.

GIUSEPPE MANGIALAVORI: LO SPONSOR POLITICO DELL’AMMINISTRAZIONE MACRI’

Principale sponsor politico dell’amministrazione comunale di Tropea è senza dubbio il senatore di Vibo Valentia, Giuseppe Mangialavori, che è anche coordinatore provinciale di Forza Italia, mentre il vicecoordinatore è l’attuale sindaco di Tropea Giovanni Macrì.

Il senatore Giuseppe Mangialavori, sponsor elettorale della lista capitanata da Giovanni Macrì

Mangialavori è anche componente della Commissione parlamentare antimafia. Il nome di Giuseppe Mangialavori è contenuto nel capo di imputazione di tre soggetti arrestati (Francescantonio Tedesco, Giovanni Anello, Daniele Prestanicola) a luglio per associazione mafiosa nell’operazione “Imponimento” della Dda di Catanzaro. Per loro infatti anche l’accusa di aver contribuito a formare la strategia del sodalizio in ambito politico, come quando promuovevano il sostegno della cosca Anello di Filadelfia alle elezioni politiche nazionali del 2018 al dott. Mangialavori Giuseppe, poi eletto al Senato della Repubblica”.

IL LEGAME FRA IL SINDACO MACRI’ E L’IMPRENDITORE DE LORENZO CON INTERDITTIVA ANTIMAFIA

Come testimoniato da decine di foto pubbliche, grande elettore e sostenitore del sindaco Giovanni Macrì è l’imprenditore (titolare di una Stazione di carburanti a Vibo e socio di una ditta di famiglia con sede a Tropea attiva nel commercio di materiali edili) Domenico De Lorenzo, già destinatario di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Vibo Valentia.

Il sindaco Macrì in compagnia dell’imprenditore Domenico De Lorenzo

Di lui si parla nell’operazione antimafia “Black money” laddove il boss di Limbadi Pantaleone Mancuso (detto “Vetrinetta”) nelle intercettazioni svela ai suoi interlocutori che “Domenico De Lorenzo ha fatto da compare d’anello a Rosaria Mancuso”, figlia del boss, sposata con Antonio Maccarone. Sia Maccarone che De Lorenzo dall’operazione “Black money” sono stati assolti ed il comparaggio non è un reato penale, ma se fai politica e sei il primo cittadino di Tropea che aspira ad essere la “Capitale italiana della Cultura 2020” se ne dovrebbe tener conto.

Il senatore Mangialavori in compagnia di De LorenzoA destra il boss Pantaleone Mancuso, alias Vetrinetta. De Lorenzo, secondo un’intercettazione, avrebbe fatto il compare d’anello alla figlia del boss, Rosaria

L’APPOGGIO DI TROPEANO E D’AGOSTINO AL SINDACO MACRI’

Ma come ha fatto – candidati con parentele “ingombranti” a parte – Giovanni Macrì (sempre sconfitto nelle precedenti tornate elettorali) a diventare sindaco nell’ottobre del 2018? Poichè la matematica non è un’opinione, i due sfidanti, Peppino Romano e Massimo L’Andolina, (attuali consiglieri di minoranza) marciando divisi gli hanno dato una buona mano.  Ma non basta. Con lui si sono schierati due “pezzi da novanta” della politica tropeana del Partito democratico (PD): Domenico Tropeano, vicesindaco dell’amministrazione Rodolico, e Sandro D’Agostino, presidente del Consiglio comunale uscente (quello dell’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose), già assessore comunale al turismo e soprattutto ex segretario cittadino del Partito democratico (Pd). E come mai uno del Pd e socialista (il padre di Sandro D’Agostino, il defunto Felice D’Agostino è stato per anni vicepresidente della Provincia di Catanzaro con i socialisti) dopo aver militato nel Pd insieme a Bruno Censore e Michele Mirabello si è schierato a sostenere un sindaco (Giovanni Macrì) espressione di Forza Italia dopo averlo contrastato nelle elezioni comunali del 2014?

Sandro D’Agostino, nominato presidente del Consiglio di amministrazione della società “Porto di Tropea spa dal sindaco Giovanni Macrì

Non lo sappiamo. Sappiamo però che a poco più di un mese dalle elezioni comunali di Tropea, esattamente il 5 dicembre 2018, il nuovo sindaco Giovanni Macrì ha nominato l’avvocato Sandro D’Agostino presidente del Consiglio di amministrazione della società “Porto di Tropea spa”, cioè nella principale infrastruttura della città di Tropea.

CHI CONTROLLA TROPEA?

Questa la situazione, dunque, nella cittadina costiera. Se così stanno le cose, c’è da chiedersi dove sono le istituzioni. Di certo sappiamo – perché è stato comunicato alla stampa dalla Guardia di Finanza (Nucleo di polizia economico-finanziaria di Vibo) – che il 29 giugno scorso ha acquisito diversi atti al Comune di Tropea in relazione al restauro di piazza Vittorio Veneto la cui inaugurazione è avvenuta il 2 giugno alla presenza del prefetto di Vibo Valentia, Francesco Zito (succeduto lo scorso anno a Giuseppe Gualtieri, che da buon poliziotto tante indagini aveva condotto sulla criminalità di Tropea e la discoteca Casablanca)della sfortunata presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, e della parlamentare tropeana dei Cinque Stelle Dalila Nesci, anche lei – al pari di Giuseppe Mangialavori di Forza Italia (pure lui presente all’inaugurazione della piazza) – componente della Commissione parlamentare antimafia.