Consorzio Valle Crati: tutti corrotti, tutti in silenzio. Storia di un carrozzone politico cosentino

Arturo Bartucci, l' assessore Carmine Vizza e Maximiliano Granata

La cosiddetta “gara del secolo” per la gestione della depurazione cosentina (un affare complessivo da oltre 200 milioni di euro in 15 anni) è stata “riesumata” contro ogni legge e ogni logica. Mentre tutta l’Italia rende pubblico il ciclo integrato delle acque (anche perché lo ha sancito un referendum), a Cosenza lo “privatizziamo” grazie ad un carrozzone politico senza vergogna come il Consorzio Valle Crati a favore di un soggetto che è stato preso in giro per anni e che adesso, con una assegnazione farlocca, spera solo di “recuperare” 20 milioni con una penale che dovrà pagare la Regione, visto che la gara e tutto ciò che la circonda dovrà essere spazzata via dopo il 31 dicembre.

Con l’assegnazione dell’impianto di depurazione di Rende sono stati concessi 35 milioni di finanziamento da parte del CIPE in Project Financing al signor Gallo, che è stato tenuto sulla corda per 7 anni proprio perché aspettava questa assegnazione contraria ad ogni logica.
26 milioni verranno versati a fondo perduto mentre 9 milioni di euro dovrebbe versarli il privato ovvero Gallo, ai quali vanno aggiunti 12 milioni di fatturato all’anno per 15 anni, che al paese mio fanno 180 milioni di euro!!! 180 milioni più 26 milioni di finanziamento fa 206 milioni di euro…
Il Ciclo Integrato dell’Acqua dovrà partire anche in Calabria (ché ancora, fino a prova contraria, fa parte dell’Italia…) entro il prossimo 31 dicembre, altrimenti il governo dovrà pagare una multa di 800 milioni alla Comunità Europea, ma affinché questo accada bisognerà prima togliersi dai coglioni (scusate il francesismo ma quannu ci vo ci vo) Alfonso Gallo, che tuttavia adesso, grazie all’insensata e pazzesca assegnazione, reclamerà il 10% di quello che vale la gara-farsa che ha vinto grazie a Granata, Occhiuto che gli sta dietro e la procura di Cosenza che sta in silenzio. Il 10% di 206 milioni di euro fa 20 milioni e 600 mila euro, che dovranno essere versati dalla Regione Calabria grazie proprio all’affidamento che ha fatto nel mese di luglio il Consorzio Valle Crati. 
La logica invece vorrebbe che questi 20 milioni e 600 mila euro dovrebbero versarli di tasca loro questi traffichini del Consorzio Valle Crati, che fottendosene del buon senso hanno proceduto a questa assegnazione. Questa è l’incredibile verità che ormai raccontiamo da anni. 

Lo abbiamo detto e scritto in tutte le salse ma nessuno sembra volersene fare carico. Ma qualcuno dovrà dirci, a questo punto, cosa dobbiamo fare del Consorzio Valle Crati. Con quale altro “carrozzone” dobbiamo sostituirlo e soprattutto a chi dobbiamo affidarlo. Il nuovo sequestro del depuratore di Coda di Volpe (era stato già sequestrato, anche se non interamente, nel 2013) ormai accelera queste operazioni politiche, che non possono più essere rinviate, visto il disastro ambientale che è sotto gli occhi di tutti.

Il Consorzio Valle Crati si è trovato ad avere le mani in pasta su milioni di euro come stazione appaltante e ha visto al ponte di comando negli ultimi anni Maximiliano Granata, uno dei “trombati” della politica, riciclato (è proprio il caso di dirlo) in questo importante posto di sottogoverno dal sindaco Occhiuto. Che gliel’ha dato unicamente perchè sua moglie Lucia Angela Marletta fa il giudice in quel porto delle nebbie del Tribunale di Cosenza ed era legata al suo grande amico, l’ormai ex procuratore Granieri. Con il benestare di una parte del PD, quella che fa capo a Marco Minniti, chei volevano a tutti i costi che la gara fosse vinta dalla General Construction del loro amico Alfonso Gallo.

L’altra anima del Pd, quella di Enza Bruno Bossio e Mario Oliverio, gli ha messo i bastoni tra le ruote e alla fine ma non è riuscita nel suo intento di bloccare quei finanziamenti, che alla fine sono passati.

Riassumendo: un politico trombato e palesemente incapace come Granata è presidente del Consorzio Valle Crati perchè la moglie è un giudice e solo così si poteva far vincere la gara all’azienda cara a Minniti. Solo in virtù di un sequestro ai limiti del grottesco e di un dissequestro ancora più farsesco (parliamo del 2013), è stato possibile dare il via alla “gara del secolo”. Con il nuovo sequestro in pratica è come se si chiudesse un cerchio.

Ma adesso si deve decidere seriamente come gestire la depurazione nell’area urbana di Cosenza e il problema è serio perché riguarda l’ambiente e la nostra salute.

IL CONSORZIO VALLE CRATI

volpe1 Il Consorzio Valle Crati viene costituito nel 1974 su iniziativa di alcuni Comuni dell’hinterland della Valle del fiume Crati allo scopo di risolvere con mutua collaborazione vari problemi di carattere ambientale comuni ed in particolare per programmare, attuare e gestire un piano complessivo ed integrato di smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi urbani.

La Regione Calabria, a seguito di apposito atto di trasferimento, nel 1992 trasferì anche le competenze per la gestione dell’impianto di depurazione al Consorzio Valle Crati, affinchè, tramite l’affidamento dei servizi ad imprese autorizzate, ne garantisse la gestione. Al nome del Consorzio Valle Crati fanno da eco ormai da decenni, i ricordi di fallimenti, disservizi, operai non retribuiti, sequestri. Di tutto, di più.

“Abbiamo buona memoria e ben ricordiamo la rovinosa esperienza della Vallecrati Spa (la società mista pubblico-privata lanciata dal Consorzio per la gestione dei rifiuti solidi urbani) – scriveva qualche tempo fa il Meetup cosentino di Beppe Grillo -. Nata nel 2001 per gestire i rifiuti del comprensorio, fallisce nel 2010 a causa di una gestione clientelare e disastrosa che ha prodotto un passivo accertato di quasi 37 milioni di euro e 7 cosiddetti manager, nominati dalla politica, indagati per bancarotta fraudolenta. A ciò bisogna aggiungere i 430 operai che hanno perso il lavoro e parecchie buste paga e la tragica condizione in cui la società ha lasciato la raccolta rifiuti nell’area urbana di Cosenza”.

Il Consorzio Valle Crati è stato ad un passo dalla soppressione. Ma il sindaco Mario Occhiuto, fine conoscitore delle “galline dalle uova d’oro”, ha capito la portata dell’affare e ci si è buttato anima e corpo, coadiuvato dai soliti gruppi di potere.

Primo passaggio: invece di proporre un professionista con un curriculum impeccabile, al di fuori di giochi di potere, sceglie la “casa caduta” di Granata, che però è gradito negli ambienti della procura e non dà fastidio ai papponi del Pd. Il consiglio comunale, in una seduta memorabile, ha deliberato l’affidamento della “gara del secolo” al Consorzio Valle Crati. Una scelta adottata in extremis, a soli quattro giorni dalla scadenza per la richiesta dei fondi.

Granata e i funzionari del Comune (particolarmente tragicomico il ruolo dell‘ingegnere Bartucci, delegato a scrivere il bando di gara, sic!) hanno toppato clamorosamente collezionando irregolarità e facendosi mettere sotto inchiesta addirittura da un magistrato che passa il suo tempo a pettinare bambole, Marisa Manzini.

Hanno fatto di tutto: dal mancato coinvolgimento del Consiglio d’amministrazione del Consorzio alla fissazione illegittima della tariffa per la gestione dello smaltimento, dalle irregolarità segnalate dall’Ordine degli ingegneri alla incredibile trasformazione del Consorzio in azienda speciale senza averla fatta passare neanche dai consigli comunali interessati.

Insomma, una serie di strafalcioni al limite del grottesco.

Tornando a bomba al nostro discorso: il Consorzio Valle Crati viene “salvato” solo perchè deve agganciare il finanziamento della gara per passarlo immediatamente, previo accordo di potere, agli amici degli amici. Ed è proprio per queste manovre che il fiume Crati è diventato una cloaca, altro che fiume navigabile… 

Del resto, basta ricordare il sequestro-farsa di parte del depuratore di Coda di Volpe, che ha continuato a riversare nel fiume Crati gli scarichi liquidi senza trattarli. I 35 operai che, prima dell’arrivo della General Construction, sono stati costretti a salire sui tetti per farsi pagare gli stipendi. E anche le gare andate deserte per la gestione dell’impianto a causa dell’assoluta confusione sui debiti che i Comuni hanno con lo stesso Consorzio. Poi la provvidenziale pantomima della procura. Sequestro, dissequestro e in pratica assegnazione della “gallina dalle uova d’oro” all’azienda designata dalla politica.

Quanto basta per prendere atto che la gestione partitica ha già fatto danni ingenti e non più sopportabili dai cittadini. Quanto basta per consigliare l’ingresso nel Consorzio di un tecnico qualificato, al di sopra di ogni sospetto.

Servirebbe un cambiamento profondo nel modo di intendere il governo di enti chiamati a garantire servizi essenziali per la comunità, con i soldi della comunità, come il Consorzio Valle Crati. E invece il comando resta ben saldo in mano a chi lo ha usato per anni per giochi, lotte e spartizioni di potere.

Con la faccia di Granata, che è chiaramente il “prestanome” dei gruppi di potere che hanno concluso a loro vantaggio la “gara del secolo”. Ma che ormai devono cambiare strategia e non possono tenere Granata in quel posto.

Solo così si potrebbero cambiare quelle norme statutarie del Consorzio, soprattutto in materia di nomina del Cda, che appaiono illogiche e immotivate (ad esempio non è prevista, per ricoprire il ruolo di presidente, alcuna competenza tecnica e la scelta non avviene neanche su uno specifico programma), norme che sembrano pensate solo per perpetuare sporchi giochi politici anacronistici e non più giustificabili in questo periodo di crisi.