Conte al Senato: “Complicato governare con chi dissemina mine”

“E’ molto complicato governare con chi dissemina mine”. Giuseppe Conte presentandosi a Palazzo Madama per chiedere la fiducia, dopo averla ottenuta alla Camera superando la maggioranza assoluta (321 sì), ha ribadito la chiusura a Italia viva. E si è di nuovo rivolto al Parlamento facendo appello ai “volenterosi” che vorranno sostenere l’esecutivo. Alle ore 9.41 sono cominciate le comunicazioni del premier nell’Aula del Senato. Ora è in corso la discussione generale: tra gli iscritti a parlare c’è Matteo Renzi. Il dibattito durerà tutto il giorno: l’esito del voto di fiducia dopo le 20.30. L’Aula di Palazzo Madama è piena come nelle grandi occasioni, dove è arrivata anche la senatrice a vita Liliana Segre, accolta da applausi in piedi dei senatori della maggioranza. Il suo voto, come quello degli altri senatori a vita presenti, sarà determinante.

Le comunicazioni di Conte – Nel suo discorso, il premier ha riaffermato i concetti già espressi alla Camera, tornando anche sullo strappo con Italia Viva:, anche oggi sena mai pronunciare il nome del leader Matteo Renzi: “E’ molto complicato governare con chi dissemina mine“, ha detto Conte. Con chi “ti accusa di immobilismo e di correre troppo, di non decidere e di decidere troppo: è davvero difficile governare in queste condizioni“. Tra le accuse rivolte da Renzi a Conte c’è stata anche quella delle opere bloccate. Nell’Aula del Senato il premier ha risposto: “Non è così, le opere non sono mai state bloccate, perché i poteri dei commissari sono stati attribuiti dal decreto semplificazioni ai responsabili unici di progetto. Gli appalti di Anas e Fsi sono cresciuti a 43,3 miliardi rispetto ai 39,4 del 2019″. Conte ha anche difeso la necessità di un sistema elettorale proporzionale. E tra le riforme necessarie, ha parlato del rapporto con le Regioni: “L’esperienza della pandemia impone anche un’attenta, meditata e pacata riflessione sulla revisione del Titolo V“, con “l’individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente” il rapporto tra Stato e Regioni. Le comunicazioni si sono concluse alle 10.44, dopo un ora e 3 minuti, con un altro appello – rivolto “a chi ha a cuore l’Italia” – a sostenere il governo.
La giornata – La discussione generale dura in tutto 5 ore: è cominciata con Pier Ferdinando Casini, subito dopo Mario Monti e Riccardo Nencini. Se i primi due hanno annunciato che voteranno la fiducia, il senatore dei socialisti non ha chiarito il suo orientamento. Per 17esima parlerà Sandra Lonardo, senatrice ex Fi che ha già dichiarato l’intenzione di votare a favore del governo. Il 38esimo senatore iscritto a parlare è Matteo Renzi. Dopo una pausa attorno alle 12.30, il dibattito riprende verso le 13,30, per altre tre ore. Un’altra ora di pausa, poi è prevista la replica del premier (ore 17.30), quindi un’ora e mezza di per le dichiarazioni di voto. Le procedure di voto dovrebbero iniziare verso le 19,30. L’esito dopo un’ora circa. Armandosi di pallottoliere, il presidente del Consiglio parte da 152 voti a favore: possono crescere fino a 157/158. Un risultato che non garantisce la maggioranza assoluta ma quella relativa: tanto basta in ogni caso per evitare la sfiducia del governo.