Continuano le pressioni sulla DDA

Si fa sempre più insistente la voce di forti pressioni sulla procura antimafia di Catanzaro, per evitare un loro intervento a ridosso delle prossime amministrative a Cosenza.

Pare che pezzi di politica corrotta si stiano muovendo da tempo, come abbiamo già avuto modo di scrivere, per evitare “la retata” che metterebbe a rischio i loro beniamini piazzati come candidati a sindaco della città bruzia: Paolini e Occhiuto. Ma anche Manna e Greco.

Ognuno ha mosso i propri padrini romani per cercare di arginare la scure della Giustizia che dovrebbe abbattersi sulle loro teste. Un via vai da Roma che non ti dico. Ministri, vice ministri, sottosegretari, deputati, senatori, tutti insieme appassionatamente a trovare il modo per affossare l’inchiesta sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza, Rende, Castrolibero.

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Invece di dar man forte ai PM che lavorano per liberare la nostra terra da ladroni, corrotti, e mafiosi di ogni sorta, l’unico pensiero dei pezzotti romani è quello di imboscare, insabbiare, prendere tempo, se non addirittura provare a delegittimare il lavoro della procura antimafia di Catanzaro.

Insomma, quelli che dovrebbero garantire il normale svolgimento e il “naturale” corso della Giustizia, fanno di tutto affinchè la Giustizia non trionfi. Anzi, lo scopo di questi politici romani (ministro compreso) amici dei mafiosi e dei corrotti, è quello di affossare definitivamente, oltre che le speranze dei calabresi, ogni residuo di Giustizia rimasta nella nostra terra.

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Vanno oltre gli amici degli amici romani, pur di salvare i loro sodali, Occhiuto, Manna, Greco, Paolini: sono disposti anche a lasciare in libertà decine e decine di assassini, strozzini, criminali, narcotrafficanti, palesemente chiamati in “causa” dai pentiti di ‘ndrangheta cosentina, accusati, insieme ai candidati di cui sopra, di ogni nefandezza possibile e immaginabile.

Il loro scopo è quello di tirare a campare, sperando che tutto possa finire prima o poi aru riscuardu. E’ questa la considerazione che hanno della Calabria i politici romani. La Calabria deve rimanere terra di nessuno. Una zona franca, dove trafficanti da ogni dove possano continuare ad imboscare e riciclare denaro, in tranquillità. Senza nessuno che ficchi il naso nei loro loschi affari. Una terra dove tutti gli amici degli amici possano trovare rifugio, e sicurezza per i loro intrallazzi.

Nessuno ha veramente a cuore la lotta al malaffare da noi. Questo oramai lo abbiamo capito tutti. Altrimenti qualcosa si sarebbe mossa in questa direzione. E non mancano certo le prove per affermare questo. Serve solo un po’ di onestà professionale, e correttezza istituzionale, per porre fine a questo scempio che non sopporta più nessuno. Dei cittadini onesti, ovviamente. Mentre per marpioni e ladroni, Cosenza è il paradiso.

In sostanza, quelli che dovrebbero spronare i PM, dotarli di mezzi e organici adeguati, in tv dicono di volerli aiutare, ma poi, nelle segrete stanze, lavorano per salvare ‘ndranghetisti e politici collusi. Un film che i calabresi conoscono bene, tante sono le volte che l’hanno visto.

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Pare che da qualche settimana i PM di Catanzaro siano sottoposti ad un fuoco di fila per impedire loro di porre in essere ogni azione giudiziaria che potrebbe compromettere le prossime elezioni amministrative a Cosenza.

Pressioni, e ragionamenti di opportunità, a dire basta. Del resto è stato lo stesso dottor Luberto, nell’intervista rilasciata al direttore Pollichieni a dire che c’è qualcuno che sussurra. Uno schifo indicibile.

Non abbiamo nessuna speranza di diventare una regione normale. Non ti puoi fidare di nessuno da noi, men che meno dello stato. Che è il primo a mollare chi si batte con onestà e concretezza contro il malaffare, piuttosto che perseguire imbroglioni e ladri della cosa pubblica. Un sistema che deve restare tale, perchè ha sempre funzionato bene da noi, e che ha permesso a prenditori e corrotti di arricchirsi sulle spalle di chi paga tasse e balzelli a dire basta. Il problema è che qualcuno glielo permette. A cominciare dai magistrati corrotti e dai cittadini che non trovano il coraggio di ribellarsi a questo infame sistema. Che ci ha ridotto tutti con le pezze al culo. Mentre loro, questi porci di politici, come Occhiuto, si ingrassano alla faccia nostra.

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Ma a Cosenza bisogna parteggiare per forza. Sono secoli che alla libertà preferiamo la logica del meno peggio. Siamo costretti a scegliere tra chi ruba di meno. Tra chi è meno intrallazzato. Tra chi sa rubare ma fa mangiare anche agli altri. E’ questa la nostra storia.

Ecco perché i marpioni romani sono tranquilli quando chiamano nelle procure e dicono di ammucciare tutto. Sanno che nessuno si ribellerà mai a questo. E che tutto finisce in cavalleria. Come questa inchiesta della DDA che non solo non arresterà nessuno, ma sarà storia passata in men che non si dica. Questa è la voce che accuratamente stanno facendo girare negli ambienti politici e sociali della città: questa inchiesta è una bolla di sapone che al primo alito di vento scoppierà. Siamo alle solite.

I cosentini non possono contare su nessuno dello stato. L’unica speranza che abbiamo è l’incorruttibilità di questi PM della DDA di Catanzaro che lavorano seriamente e a testa bassa, con scrupolo e coscienza a questa inchiesta. Di questo siamo sicuri.

Come siamo sicuri che questi infami tentativi di condizionamento saranno rispediti al mittente. Le aspettative delle persone oneste sono alte, e la responsabilità sociale dell’ufficio della DDA di Catanzaro altissima. Dipende da loro adesso liberare la Calabria dalla corruzione dilagante. Anche perché è questo il loro mestiere. Arrestare corrotti e delinquenti. Perciò, rassegnatevi, per chi ha commesso crimini non c’è scampo, nemmeno se a chiamare a suo favore fosse il presidente della Repubblica. Conzativicci.

GdD