Contro Gratteri la solita massomafia

Non abbiamo mai avuto timore, sin dal primo giorno dalla nascita del nostro giornale, di muovere critiche al dottor Gratteri in merito a certe sue condotte di cui non abbiamo, ancora all’oggi, capito “il perché”. E siamo sicuri che presto arriveranno le risposte. Ma abbiamo sempre difeso il suo alto senso del dovere, la sua incorruttibilità, e soprattutto la sua onestà. Le accuse che oggi quasi tutti i giornali di regime muovono a Gratteri in relazione alla sua ultima operazione “Basso Profilo” dove sono coinvolti l’assessore regionale Talarico e quel candido giglio di campo di Lorenzo Cesa, rasentano il ridicolo tanto sono forzate. Lo scopo di certa politica è quello di scaricare su Gratteri, che ha ancora nel mirino tanti delinquenti politici, le responsabilità di un eventuale fallimento della missione di Conte di trovare una nuova maggioranza al Senato: con la sua inchiesta ad orologeria, ha interrotto il dialogo tra Conte e i senatori dell’Udc che fanno capo a Cesa. E se così è, questo vuol dire una cosa sola: Gratteri fa politica. Usa il suo ruolo per favorire i suoi amici politici, “azzoppando”, giuridicamente, i loro avversari. Del resto, dicono i giornali di regime, Gratteri non è nuovo a tali imprese: vedi il caso Mario Oliverio.

Accuse queste che lasciano il tempo che trovano per la vacuità del contenuto, ma soprattutto perché si smontano meglio di una casetta costruita con i mattoncini della Lego. La pretestuosità è evidente e il messaggio sottotraccia è subdolo: delegittimare l’operato di Gratteri per fermare le sue prossime operazioni contro gli amici degli amici massomafiosi. È diventato troppo pericoloso, e va fermato. Potrebbe arrivare davvero ai livelli alti della paranza, questa volta.  E via con la macchina del fango: Gratteri indaga Cesa per far cadere Conte. Niente di più ridicolo. Tutti i politici in questo momento sono dei potenziali interlocutori di Conte. Va da se che sarebbe stata la stessa cosa se Gratteri, invece di Cesa, avesse indagato qualche altro politico. Un legame con Conte, così com’è stato artatamente costruito con Cesa, si sarebbe trovato lo stesso. Da questo tutti possono capire l’uso strumentale della coincidenza dell’operazione “Basso Profilo”, con la crisi di Governo. Altrimenti dovremmo pensare che Gratteri ha la palla di cristallo, per preventivare tutto questo, o peggio dovremmo immaginarlo come il più squallido degli opportunisti che coglie la palla al balzo della crisi per fare le sue mosse, concordate con chissà quale entità trascendentale. Entrambe le descrizioni cozzano con la personalità di Gratteri che avrà altri difetti, ma non certo questi.

Le parole pronunciate da Gratteri nell’intervista al Corriere della Sera, quando dice che il tempo spiegherà il perché molte sue inchieste sono state “bocciate” da certi magistrati, riflettono una verità (seppur sottintesa) sacrosanta. La corruzione nella magistratura in Calabria è sotto gli occhi di tutti. E i casi non mancano. Sul “sistema giustizia” in Calabria (distretto giudiziario di Catanzaro) esistono diverse inchieste della procura di Salerno: oltre 15 giudici sotto indagine per corruzione e collusione. Fidarsi della Giustizia in Calabria è davvero difficile: chi nega l’esistenza in Calabria di un problema Giustizia o è in malafede o fa parte della paranza.

Per quel che riguarda, invece, l’accusa di esercitare la giustizia ad orologeria, non si poteva sparare cazzata più grande. Gratteri organizzerebbe, secondo i massomafiosi, le retata sempre e solo a ridosso di qualche tornata elettorale, per fini del tutto estranei alla giustizia. A questa stronzata si può replicare in mille modi, tanto è assurda, ma lo facciano in un solo modo che la dice lunga sull’identità di chi in queste ore è impegnato a denigrare Gratteri: gli amici degli amici della massomafia.

Nei 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 66 governi e 29 presidenti del Consiglio. Dal 1994, con la seconda Repubblica 16 governi con 10 premier, durata media di un governo un anno mezzo. In Italia, ed è il caso di dirlo, le elezioni non finiscono mai. A queste vanno aggiunte le elezioni regionali e quelle comunali. In Italia siamo sempre sotto elezioni. C’è sempre qualche tornata elettorale più o meno imminente. Quindi le procure non dovrebbero intervenire mai, se stiamo a questa cazzata sparata da qualche avvocatone ammatassato. Lo capiscono tutti che quello che sta subendo Gratteri sono attacchi gratuiti.

Così come sta succedendo per De Magistris, anche Gratteri non sfugge alla macchina del fango. L’aria di cambiamento ha creato molta ansia nei ladri di stato, e il fermento è appena iniziato. Se è vero che Gratteri darà continuità alle sue inchieste così come ha detto senza guardare in faccia nessuno, presto scopriremo che ogni singola parola scritta in questo articolo corrisponde alla pura e semplice verità.