Cooperative, una patata bollente: da Mancini alla deriva del cazzaro

“… Giacomo Mancini ha fatto incetta di voti ma non ha democraticizzato la Calabria, non ha contribuito ad aprirla al buon governo della polis e del bene comune; piuttosto l’ha partiticizzata, rinforzando i suoi. E’ il solito discorso della Calabria come sistema di famiglie, che in quanto “sistema” non si limita al perimetro della politica partitica e amministrativa ma permea i cardini della società e della vita delle persone.

Mancini ha pervaso la società invadendo, da politico, il terzo settore. A Cosenza Giacomo Mancini prima di tutti, bagnando il naso ai gruppi del corretto e libero terzo settore, con una mossa scaltra ha messo in piedi delle cooperative sociali “sue”, nel senso di direttamente promosse e controllate da lui, occupando soggetti svantaggiati della popolazione, in particolare ex detenuti. Ha costruito un terzo settore servo piuttosto che autonomo, cooperative clienti più che imprenditrici, bisognose e inchinate a ringraziarlo come persona più che a rapportarsi a lui come pubblico amministratore…”. 

(Tratto da “Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso” di Giacomo Panizza e Goffredo Fofi)

Dall’aggravarsi delle sue condizioni di salute alla morte di Giacomo Mancini (2001-2002), le cooperative sociali sono saltate a ogni tipo di controllo. Nel breve giro di pochi mesi, nel 2005, si sono registrati due attentati agli assessori Giovanni Serra e Franco Ambrogio e una intimidazione al sindaco Eva Catizone.

L’automobile dell’assessore al Welfare Giovanni Serra viene incendiata nella notta. La vettura di Serra si trovava parcheggiata nei pressi della comunità per tossicodipendenti Il Delfino, di cui è stato uno dei fondatori. L’attentato è avvenuto in una zona centrale di Cosenza, a poca distanza dal palazzo di giustizia, con un ordigno di basso potenziale posto sul tetto della sua autovettura. Giovanni Serra era assessore comunale a Cosenza dal maggio del 2004, quando il sindaco Eva Catizone ha provveduto ad un rimpasto nell’esecutivo con l’ingresso di esponenti dei Ds e l’uscita del Partito socialista europeo.

Qualche tempo dopo va in fiamme anche l’auto della moglie dell’assessore Franco Ambrogio. Calabria Libre scrive che questo attentato “è figlio di una politica, bastarda e disgraziata, che istiga un sottobosco delinquenziale, che con sinistra puntualità, distrugge prima l’autovettura dell’assessore Serra, oggi incendia quella dell’assessore Ambrogio poi commette atti di brutale vandalismo giusto per ritardare l’inaugurazione di significative opere pubbliche, quindi mantiene, attraverso subdole azioni di microcriminalità, l’intero centro storico in una morsa di paura e terrore. E’ insomma, una geometrica strategia della tensione che ha dei mandanti e degli esecutori. Una strategia intimidatrice che vorrebbe tenere sotto scacco la città”.

E infine, per completare il quadro, qualcuno fa visita a casa di Eva Catizone a caccia di documenti.

Gli avvertimenti bastano e avanzano per consigliare al nuovo sindaco Salvatore Perugini di assecondare i desideri delle cooperative. Poi subentra Mario Occhiuto e dagli arresti dei presidenti si continua con gli schiaffoni al fido Cirò e si passa al pestaggio di Ivan Trinni da parte del clan Rango-zingari. Occhiuto (uomo notoriamente senza palle) si “compra” la protezione da parte del clan Rango-zingari e da vigliacco qual è divide le cooperative in “buone” e “cattive” secondo i suoi sporchi interessi. E questo lo chiamate sindaco?