Corigliano-Rossano e quel bilancino che non si ferma mai

dalla pagina FB di Alberto Laise

Questa rischia d’essere una città in cui ad essere mentecatti conviene. Che prospettiva volete che ci sia se la discussione resta sempre a misurare tutto con il bilancino tra ciò che è coriglianese e ciò che è rossanese? Se ci sono più o meno dirigenti ausonici o bizantini? Se gli uffici sono di più all’ombra del Castello Ducale ovvero di San Bernardino?

Assistiamo ad una discussione che oscilla tra la necessità di premiare i più meritevoli, nominare i più preparati senza che si tiri in ballo la loro origine ma senza nemmeno che si dimentichi che il requisito fondamentale per un art.110 è il rapporto fiduciario. È pieno diritto di un amministratore scegliere persone che hanno la loro piena fiducia, proporre l’organizzazione interna a seconda della sua prospettiva e del suo progetto. Saranno i cittadini, con il prossimo voto, a premiarlo o punirlo.

Ed in tutto questo non c’entra nulla se siamo coriglianesi o rossanesi. Questa dicotomia appartiene al passato ed agli stupidi.
Se il sindaco nomina un dirigente o ne caccia un altro perché è coriglianese o rossanese sbaglia, e molto, il sindaco. Se un partito propone un dirigente perché bisogna riequilibrare i posti tra coriglianesi e rossanesi… beh sbaglia il partito. Se si scrive che Rossano ci ruba tutto… si scrive una stupidaggine perché abbiamo mantenuto uffici importanti e siamo sede principale per sindaco e segretario comunale. Se si scrive che Corigliano ha più di Rossano… si scrive ugualmente una fesseria perché la sede prestigiosa del consiglio comunale è a Rossano e perché ci sono uffici altrettanto importanti. L’unica cosa che conta realmente è che tutto deve funzionare.
E, se la questione sull’origine geografica, li sento da sinistra… beh provo una tristezza infinita… dov’è l’idea che ci ha lasciato il Che?