Flavio Stasi ha condotto e vinto la sua campagna elettorale di questo 2024 che oggi ci lascia trascinato dall’entusiasmo della sua gente, che ad ogni comizio e ad ogni iniziativa pubblica gli riconosce il merito di aver rigenerato negli ultimi cinque anni una città – Corigliano-Rossano – ridotta allo stremo e nel degrado più totale. Un plebiscito popolare che si è ripetuto dappertutto e che il 26 maggio in particolare ha infiammato Schiavonea con il comizio a piazza Portofino. Decisamente ridicolo il tentativo di andargli dietro da parte della sua “avversaria” Pasqualina Straface, che altri non era che il “pupazzetto” messo come candidato dalla cricca senza scrupoli che sta fiaccando la resistenza della Calabria intera al comando di parassiti conclamati come il presidente di Regione e i suoi compari.
Flavio Stasi ha avuto gioco fin troppo facile nei suoi comizi in tutte le zone della grande città di Corigliano-Rossano perché ovunque va sa che cosa ha fatto e che cosa ha in programma di fare: l’esatto contrario dei suoi avversari che possono solo “promettere” attraverso i soliti amici degli amici e le solite ‘mmasciate che ormai non incantano più nessuno. Almeno da queste parti.
Il sindaco uscente sui palchi dei comizi ha dato il meglio di se e giustamente non si è risparmiato per veicolare il suo messaggio contro le cricche e il sistema di potere. Su Schiavonea, poi, ha avuto un lungo elenco di interventi già fatti da poter rivendicare partendo dalle prime catapecchie demolite con le ruspe del Comune quando ancora qualcuno lo guardava con diffidenza. “Abbiamo rivoltato Schiavonea come un calzino con decine e decine di cantieri – urla Stasi dal palco di piazza Portofino tra gli applausi della gente -: dai marciapiedi al lungomare fino al Palmeto abbiamo ridato dignità a questa contrada grazie al progetto di rigenerazione urbana che è stato riconosciuto tra i migliori 10 in tutta Italia e con il quale abbiamo investito 15 milioni. Quattro per la raccolta delle acque dopo le mareggiate, 3 e mezzo per il Quadrato, dove sorgeranno un centro servizi e un centro commerciale all’aperto, 1 e mezzo per piazza Santa Maria ad Nives e Taverna. Fatti concreti e non certo chiacchiere o promesse. Come la messa in sicurezza della scuola di via Nizza e l’impianto sportivo e l’impianto termico per i bambini alla scuola Leonetti”.
Ma il “cuore” del comizio di Stasi a Schiavonea non poteva che riguardare il mare e quindi il mercato ittico e il porto. “Dopo 12 anni abbiamo mandato via la società partecipata in liquidazione e abbiamo creato le condizioni per una concessione demaniale di 30 anni che legittima la presenza del Comune dentro il mercato ittico”. Quanto al porto di Schiavonea, di questi tempi parlarne significa affrontare la questione del patetico progetto di intervento industriale della multinazionale americana Baker Hughes sostenuto dalla Regione.
“Ancora non sono riuscito a capire che posizione hanno su Baker Hughes – ha rimarcato Stasi -: da incompetenti cronici non sapevano che non era possibile dare nessuna autorizzazione perché non c’è il piano regolatore del porto o meglio ce n’è uno vecchio, risalente al 1971 antecedente alla legge 84 del 1994 e di conseguenza non ci può essere nessuna conformità urbanistica e nessuna pianificazione. Non sono in grado neanche di studiare e non hanno nessuna idea per il nostro porto. Noi al contrario le idee ce le abbiamo: sosteniamo un intervento per il diporto e quanto all’intervento industriale di Baker Hughes abbiamo sostenuto che è il benvenuto soltanto se dovesse essere fuori dal porto (cosa che non piace a Occhiuto e alla sua banda, ndr). E abbiamo detto più volte che la darsena 1 dovrebbe ospitare la banchina crocieristica-turistica e la darsena 2 la marineria. Ma non abbiamo ancora capito cosa propongono loro, a parte la volontà di sostituirsi alla Comunità Europea per la sardella, ovviamente…”. Risate e applausi convinti dalla piazza.
Stasi, come al solito, non perde un colpo e l’argomento Baker Hughes è il preludio per rivendicare con orgoglio il tema portante di questa campagna elettorale: l’autonomia e la libertà di Corigliano-Rossano rispetto al sistema di potere rappresentato dalla squallida figura di Occhiuto e dei suoi sempre più viscidi scagnozzi, che Stasi definisce “signor sì”.
“A Occhiuto piacciono i signor sì ma io non lo sono. Sapete cosa mi ha detto quando discutevamo di Baker Hughes? Se non mi dici di sì, vengo in campagna elettorale a Corigliano-Rossano e dico che sei il sindaco del no… Caro presidente, sei venuto qui a dirlo e qui non sta tremando nessuno, non è cambiato niente…”. E qui gli applausi sono generali con tanto di coro da stadio “Fla-vio; Fla-vio”. Giusto per toccare con mano quanto è popolare da queste parti il parassita Robertino.
Stasi prende fiato e riprende a snocciolare numeri perché c’è da smontare la cazzata del centrodestra a trazione… pasqualocchiutiana sui presunti debiti della sua amministrazione: “Quello che posso dirvi è che stiamo pagando 16 milioni di euro per canoni relativi ai rifiuti non pagati dalle precedenti amministrazioni; 13 milioni per canoni idrici non pagati e 8 milioni per forniture di energia elettrica e gas non pagate. E al contrario ho detto e ripeterò ancora fino all’8 e 9 giugno che abbiamo intercettato 120 milioni di fondi per la nostra città, 46 milioni per i centri storici e 15 per combattere il dissesto idrogeologico”.
Altro tema centrale è la sanità ai tempo di… Occhiuto. “Invece di raccontare barzellette – incalza Stasi – Occhiuto venisse a vedere come sono ridotti i pronto soccorso invece di fare ‘mmasciate ai suoi amici. Stanno facendo Tac e visite mediche anche di domenica… spostano le visite per ottenere voti: mai visto tanto squallore!”.
Il gran finale è ancora sulla libertà della città. “A loro fa paura la nostra comunità libera. Tutti coloro che hanno devastato il nostro territorio cinque anni fa si presentavano in qualche modo separati alle elezioni mentre oggi sono tutti insieme e battendoli spazziamo via 30 anni di malapolitica. Adesso ci guarda non solo tutta la Calabria ma l’intero Mezzogiorno d’Italia: vogliono capire se cinque anni fa è stato solo uno sbaglio, un caso o una fortuna la nostra vittoria oppure se davvero siamo una comunità libera e allora siamo pronti a dimostrarglielo, senza avere paura delle loro velate minacce”. Ovazione finale e un altro tassello fondamentale verso la vittoria.