Corigliano-Rossano, la fusione è una commedia di pessimo gusto

Una buffonata senza precedenti che, tuttavia, è riuscita ad abbindolare, anche stavolta, il popolo delle due realtà oggi fuse in un unico comune. Procediamo con ordine.

Prologo:

Il centrodestra di Rossano, principale promotore della fusione, sponsorizza la campagna elettorale di Scopelliti, che decreta il depotenziamento dell’ospedale (unica struttura moderna e all’avanguardia di tutta la Sibaritide) prima, e la clamorosa e alquanto bislacca soppressione del tribunale di Rossano, sede giudiziaria storica, visto che la presenza del suddetto presidio si riscontrava già ai tempi del Regno di Napoli. Il tutto è avvenuto con la complicità degli esponenti della politica locale, specie del centrodestra, i quali hanno manifestato un atteggiamento inerte e di disinteresse. Chissà  perché?

Scena centrale:

I nostri politici locali, allora, si inventano la fusione, evento che avrebbe portato alla costituzione della terza città calabrese per popolazione. Entusiasmo alle stelle, grinta e determinazione senza precedenti, scendono tutti in piazza per convogliare i due popoli a votare si al referendum: ma perché queste iniziative non sono state prese anteriormente alla soppressione dell’ospedale e del tribunale?

Nasce la terza città calabrese, ma sin da subito disattende le aspettative: finanziamenti statali che non sbloccano il mercato del lavoro, né vengono gestiti per coordinare le sedi del nuovo comune, presenti nelle aree di Rossano e Corigliano. Inoltre accade ciò che paventavo: l’ente si allontana ulteriormente dalla popolazione, disorientata e ancora senza lavoro, giustizia e sanità. Senza dignità. Senza vita. Molti esponenti dell’opposizione di sinistra all’ultima giunta comunale di Rossano, ora si rendono conto della realtà dei fatti: diventare provincia richiede tempo (tra l’altro quanto prima verranno le province soppresse definitivamente), i finanziamenti venivano erogati anche prima dallo stato, ma vengono ugualmente gestiti male o, comunque, la gestione non è trasparente e l’influenza delle lobby è sempre più netta.

Epilogo:

La morale della favola è che il principio di legalità non conta, anche se imposto dalla nostra Costituzione. Lo dimostra il fatto che, come sunteggiato, l’ospedale e il tribunale sono stati soppressi da chi ora sta scontando una pena definitiva e il progetto per la fusione è stato avanzato da un consigliere regionale che è stato rimosso dal suo incarico dal Tar della Calabria, per irregolarità della sua elezione. Ergo, non è stato eletto democraticamente quindi non doveva trovarsi lì, nel consiglio regionale. Allora ci rivolgiamo al vicepresidente del Consiglio dei ministri, Luigi Di Maio, che sovente dice che il quello capitanato dal premier Conte è il governo della legalità: ci fidiamo delle sue parole ma ripristini subito ospedale e tribunale a Rossano e blocchi la fusione, perché altrimenti la legalità nella Sibaritide non sarà mai di casa.

Lettera firmata