Corigliano-Rossano. Salimbeni, ex amico di Stasi: “Con questo Statuto la maggioranza decide di… non decidere”

A distanza di 48 ore dall’approvazione dello Statuto, la carta fondamentale della Città di Corigliano Rossano, licenziato con i soli voti della maggioranza e con l’aggiunta di quello della Lega, non si attenuano le polemiche per la mancata approvazione all’unanimità del testo, il documento fondamentale, che detta le regole e la vita amministrativa cittadina.
Neanche la celebrazione del consiglio nel Salone degli Specchi del Castello Ducale, uno dei principali monumenti identitari della città, luogo appropriato per l’evento straordinario, ha attenuato le posizioni rigide della vigilia che sono rimaste immutate, anzi si sono caricate ulteriormente di contrapposizioni tra minoranza e maggioranza che hanno reso inconciliabili le proposte provenienti da una parte e dall’altra.

«Una brutta pagina di storia per la città di Corigliano-Rossano», è stato definito da Mattia Salimbeni, esponente di Azione (un tempo sodale di Stasi ma ormai transitato dall’altra parte), il maggiore partito di opposizione, l’esito finale sulla discussione del documento. «Con questo Statuto – ha sottolineato – la maggioranza decide di non decidere: un continuo rinvio, anche su questioni caratterizzanti come i Municipi, lo Stemma e il Gonfalone. Lo Statuto – ha aggiunto – doveva rappresentare il documento attraverso il quale, tutti insieme, avremmo dato forma alla città. È stato, invece, declassato a mero adempimento formale da una maggioranza lontana anni luce anche dalle più elementari regole democratiche. Peccato».

Concetti ribaditi in Consiglio anche da parte degli altri gruppi di minoranza tra cui il capogruppo dell’Udc Vincenzo Scarcello, che ha manifestato anche dubbi sul testo portato in Consiglio, ed in particolare sulla stesura dell’articolo 13, quello sui municipi.

Polemico anche Gino Promenzio, di Civico e Popolare, che, non condividendo il testo, ha proposto a tutti i gruppi di riapprovare lo statuto all’insediamento del nuovo Consiglio, dopo le elezioni del 2024. Critiche anche dai Democratici di Aldo Zagarese, che aveva proposto un rinvio per avere la possibilità di approvare lo statuto all’unanimità. Giudizi negativi anche da Gennaro Scorza e Raffaele Vulcano.