Cortina: filippini mandati a pulire, feste e tornei di bridge: così i vip se ne fregano del Coronavirus

di Rosaria Talarico

Fonte: tpi.it

Meglio chiusi in un monolocale di trenta metri quadri vista tangenziale o in uno chalet con parco circondati dalle Dolomiti? C’è quarantena e quarantena… Le seconde case (più o meno lussuose, per i fortunati che le hanno) sono state prese d’assalto immediatamente dopo il primo decreto che limitava la libertà di movimento degli italiani. Tanto da rendere necessario in quelli successivi, compreso l’ultimo, una prescrizione specifica: è espressamente vietato raggiungere le case di villeggiatura al mare o in montagna, a meno che non ci siano gli ormai noti comprovati motivi di urgenza e necessità.

A Cortina d’Ampezzo, famosissimo luogo di villeggiatura di vip o presunti tali, è in atto per questo da giorni una rivolta che corre sui social, ma non solo. Complice un numero di contagi consistente rispetto al numero di abitanti, circa 80 su 5800 abitanti. Nonostante residenti e frequentatori abituali abbiano patrimoni ben al di sopra della media nazionale, Cortina come tutti i paesi dove ci si conosce tutti, non fa eccezione. Il pettegolezzo quindi si diffonde veloce come il Coronavirus sulle chat di Whatsapp e nelle telefonate, ma anche nei negozi più in vista della “perla delle Dolomiti”.

Un ampezzano doc frequentatore della cerchia più esclusiva non trattiene l’indignazione: “Trovo sconcertante fare festini o continuare come nulla fosse con i tornei di burraco e di bridge, mentre l’Italia vive una situazione come questa… Com’è successo qui ai primi di marzo a epidemia ormai esplosa, ordinando casse di champagne e salmone in quantità. O andare a fare gite al lago di Pianozes come alcune signore molto danarose di Mantova, poi multate”. La sanzione però non arriverebbe per tutti: “C’è stato un calo dei reati dato che tutti sono in casa? Allora perché i carabinieri non controllano le case dei non residenti improvvisamente aperte e gli arrivi dei Suv notturni? I vigili urbani facevano multe per divieto di sosta, invece di controllare la distanza nel mercato, almeno finché poi per fortuna lo hanno chiuso”. Stesso discorso per quella che è chiamata “la passeggiata” che corre lungo il tracciato della ex ferrovia, alla fine chiusa anch’essa con un’ordinanza del sindaco.

Si oscilla tra la voglia di raccontare e indignarsi pubblicamente e il riserbo più calcolatore che considera i “foresti”, specie se vip, una golosa parte del proprio fatturato. Da tutelare al meglio. “L’animo ampezzano è sensibile alle sirene del denaro” racconta a TPI una signora ben introdotta nel giro dei cortinesi che contano. “Qui tutto si è sviluppato grazie ai soldi. Io sono nata a Cortina, ma vissuta in un’epoca in cui il dio denaro c’era e non si mostrava. Adesso è un’altra cosa. Mi dispiace soprattutto perché ci sono andati di mezzo gli ampezzani, i vacanzieri provenienti dalle zone rosse ci hanno impestato. Tra i primissimi casi di Covid a Cortina c’è il titolare di una nota agenzia immobiliare e di un negozio di scarpe, professioni a contatto con pubblico e con i turisti”.

È proprio così? Mentre tutta Italia impasta farina e lievito di birra, a Cortina si ordinano baffe di salmone e casse di champagne? Ovviamente non al discount, ma alla storica “Cooperativa”, fondata nel 1893 per aiutare contadini e pastori e adesso trasformatasi, a dispetto delle origini frugali, in un lussuoso centro commerciale con 4mila metri quadri di superficie di vendita. La responsabile, contattata al telefono da TPI, è gentile e disponibile nel cercare di fare luce sull’enigma: “La spesa alimentare ovviamente ha avuto un aumento del volume di vendite. Dopo il lockdown c’è stato un assalto non tanto al negozio, ma per le richieste di spesa a domicilio. La prima settimana è stata difficile da gestire e adattarci a una situazione nuova in emergenza. Una mole di acquisti importante con più carrelli per singolo ordine, una cosa straordinaria. Poi è andata a equilibrarsi. Noi stessi consigliamo di non fare richieste quotidiane”.

Ma lo champagne? “Non conosco nel dettaglio gli acquisti per singolo ordine. Ai miei colleghi sarà capitato, non a me personalmente. Ma siamo a Cortina comunque, i nostri ospiti sono abituati a un tenore di vita particolare e noi siamo abituati a vendere anche champagne”. Non si sbilancia neanche sugli arrivi in massa di non residenti: “L’ho sentito dire, ma non ho visto personalmente, dato che sto tutto il giorno al negozio e poi a casa”. Certo la sobrietà non è imposta per decreto, ma un po’ di buon senso aiuterebbe tutti. Si legge nei commenti su Facebook nel popolare gruppo amici di Cortina “il problema è che le persone nelle seconde case (anche se con residenza, ma di fatto seconde case in quanto non ci abitano prevalentemente tutto l’anno) mantengono lo spirito vacanziero, tipico in tutti i periodi dell’anno in cui vengono, a cui sembra che tutto sia concesso” si indigna Valentina. A cui risponde Fabrizio: “Il sistema montagna è un sistema fragile, in primis sotto il profilo sanitario. Con lo spostamento in massa dalle città alle seconde case, in questo momento di assoluta emergenza si rischia di metterlo in crisi più del necessario. È possibile che qualcuno il virus se lo sia portato appresso e a farne le spese sarà soprattutto il tessuto locale, quello dei residenti. Quindi non si tratta solo di decreti, ma di consapevolezza e di un po’ di rispetto”.

Messaggi rivolti a padovani, lombardi, bresciani, trevigiani, bergamaschi, bolognesi e milanesi andati a respirare aria buona di montagna. Ma anche a super manager e noti banchieri le cui case sono state in fretta e furia riaperte e pulite da allarmate cameriere del posto. “Da quando è scoppiato il caso di Codogno, ho iniziato il mio personale countdown di isolamento, visto che in una profumeria ero stata con un truccatore di Milano davanti alla faccia. Mentre i cortinesi sono controllati a vista e non puoi uscire se sei in quarantena per Covid nemmeno a prendere la legna negli spazi condominiali comuni, chi non segnala di avere sintomi o non indica tutti i nomi dei suoi contatti agisce in modo sconsiderato. Chiunque può venire a respirare aria buona, purché stia chiuso in casa. Invece i medici hanno inviato una lettera per segnalare che i casi reali di Covid sono molto superiori a quelli dichiarati”. L’omertà trionfa e il senso civico scarseggia? Nei commenti c’è chi si schermisce dicendo di non essere un infame e chi rintuzza: “È sanità pubblica, non infamia”.

Ed è lì il punto. Non si denunciano magari amici di cui si sa che abbiano sintomi influenzali. “Tutti lo sanno e nessuno parla del fatto che c’è chi è uscito con la febbre per non fare la quarantena e non farla fare ai propri amici. La bella gente di Cortina nega l’evidenza. Ho parlato con la segreteria del sindaco senza risultato. Non lo dicono perché hanno il terrore, poi la gente li guarda male, c’è una forma di ignoranza”. Omertà in salsa cortinese? Andrea Colucci è medico di base a Cortina e per rispondere alle tante domande dei pazienti ha inviato loro un’email con spiegazioni sui sintomi, le modalità per fare il tampone e segnalare soprattutto che i numeri reali di casi Covid19 sono molto superiori a quelli dichiarati. “Un’osservazione sul posto che ha trovato poi conferma con gli studi epidemiologici” racconta a TPI.

“È pieno di gente che sta benissimo con Coronavirus per fortuna e non intasa gli ospedali, ma dall’altro lato non avendo sintomi vanno in giro e la diffondono. Una volta il medico era ambito, adesso nessuno mi invita più da nessuna parte” ironizza Colucci “quando arrivo alla cassa del supermercato si fa il vuoto. Comunque la stragrande maggioranza delle persone è responsabile, il macellaio dice che l’80 per cento delle persone che vede non sono di Cortina, ma è un fenomeno che poteva essere significativo quando sono arrivati. Adesso l’importanza è che stiano in casa a non fare guai”. Sulla stessa linea un altro dottore di Cortina Luca Piccolomini: “Fino al 7 marzo nei rifugi e sulla funivia sembrava Riccione, un sacco di bambini, alberghi e ristoranti pieni e nessuno rispettava le distanze. In presenza dei sintomi bisogna avere più senso civico, stiamo un po’ attenti”. Uno dei medici di base è in quarantena per avere avuto Covid19. Alla Aulss 1 Dolomiti di Belluno, che è competente come territorio, invitano a usare il numero aziendale dedicato 0437514343: “Il numero è attivo tutti i giorni per chi ha sintomi o dubbi. I casi vanno segnalati con nome e cognome, altrimenti noi non lo sappiamo. Per i comportamenti non adeguati poi ci sono polizia e carabinieri. Perché c’è un risvolto anche legale non da poco”.