Cosenza, 165° anniversario della Polizia: il questore non dice la verità

Non vorrei essere io quello che rovina la festa, però bisognerebbe prendere l’abitudine, specie chi ricopre incarichi pubblici apicali e delicati, di dire la verità quando si parla alla gente. Altrimenti c’è il rischio di trasformare una ricorrenza importante, come la costituzione della pubblica polizia di stato, a mera passerella, vuota di contenuti e piena della solita retorica.

Oggi ricorre il 165° anniversario della fondazione della Polizia di Stato. Un presidio importante, direi fondamentale, per la tenuta democratica dello stato. Un punto di riferimento per tutti i cittadini composto da migliaia di uomini e donne che decorosamente e con ligio rispetto per la Costituzione ogni giorno svolge al meglio il proprio lavoro.

Perché i poliziotti, come tutti gli altri corpi “armati”, prima ancora che al loro superiore, devono rispondere alla Costituzione, alla Democrazia, e al Popolo.

Diceva il compianto Mimmo, integerrimo poliziotto della questura di Cosenza: in Democrazia il poliziotto è al servizio del cittadino. E se così non è, vuol dire che è arrivato il momento di preoccuparsi.

Penso che in questa frase si possa racchiudere tutta l’essenza dell’essere un sincero e democratico poliziotto. Fosse per me ne farei un motto. Quello del poliziotto non è un mestiere semplice, ecco perchè bisogna avere un grado alto di coscienza sociale, che per nostra fortuna non manca alla questura di Cosenza.

Io non ce l’ho con il questore, il dottor Liquori, ma non si può pronunciare un discorso di un’ora, dove tre quarti dei contenuti sono saluti, senza mai, in terra di Calabria, pronunciare la parola ‘ndrangheta, o la “corruzione”.

Nel suo discorso saluti/relazione il questore non dice la verità. O meglio edulcora quel poco che è riuscito a fare, omettendo tutto il resto.

E questo la dice lunga su come si intende il delicato ruolo di questore a Cosenza.

E’ chiaro che l’ordine ricevuto è quello di non menzionare determinati reati e far apparire Cosenza come un’ isola felice dove non esiste né la ‘ndrangheta, né i corrotti.

Infatti il questore nei suoi “saluti/relazione” cita le uniche attività concrete che è riuscito a mettere in campo: la lotta al bullismo e qualcosina contro la violenza di genere. Cose importantissime, per carità, al pari però della dilagante corruzione di cui il questore non parla.

Quello che non dice il questore è anche la mole di reati rimasti senza un colpevole. L’elenco ve lo risparmio. E cosa intende fare per reprimere l’aumento vertiginoso dei reati contro la pubblica amministrazione.

Argomenti che evidentemente per il questore non esistono.

Parlare delle vere problematiche della città, specie in queste occasioni di ricorrenze, io penso, sia il miglior modo per onorare chi è caduto nell’adempimento del proprio dovere. Perché significa dare un senso al loro sacrificio. Continuare ciò per cui altri sono caduti: la lotta alla illegalità sempre e comunque, soprattutto senza guardare in faccia nessuno.

Sta in questo il senso della memoria, e del ricordo, nonché l’esempio per quanti, nella questura di Cosenza, credono nella Costituzione e nella Democrazia. Tutto il resto è solo retorica e vacuità.

GdD