Cosenza 2016, Guccione si presenta: un bagno di ipocrisia

A guardare le foto della presentazione del candidato zimma Guccione, la prima cosa che ti viene in mente è: una tristezza che paranu dua. Tutto appare triste, lugubre, senza luce: come la platea, esclusi i giornalisti, seduti alle poltrone, solo nomenklatura.

solo nomenklatura

A guardare il candidato Guccione seduto vicino a Magorno e Madame Fifì, l’unica sensazione che si riesce a provare è quella di palummare. Vivono in una dimensione tutta loro. Sono talmente presi dalla bramosia di potere che riesci a percepirla anche solo guardando la foto, tanto è ingombrante. Ipocriti, falsi, bugiardi, mangioni, sono le sole cose che pensi, guardandoli.

Si odiano talmente tanto tra di loro al punto che se ne dicono, quando nessuno li vede, di tutti i colori, jestime comprese. Salvo poi fare i finti amici, come in queste foto, pur di partecipare alla spartizione del bottino. Lo sanno tutti che si odiano, eppure hanno la faccia tosta di presentarsi insieme. Non hanno vergogna, nessun senso del pudore.

Pur di sopravvivere politicamente, che per loro significa economicamente, sono disposti a tutto, anche a fingere ciò che non sono. Cosa che gli riesce bene. Come quella di raccontare chiacchiere e false promesse. Sanno bene di recitare una parte. E lo fanno con coscienza. Quella sporca, ovviamente.

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Niente di quello che hanno detto in questa presentazione è vero. Non una sola parola pronunciata può dirsi sincera. Nulla è come appare, quando ci sono loro. Fidarsi è impossibile. Anche perché le occasioni per dimostrarsi dalla parte della gente le hanno avuto , ma hanno preferito farsi i cazzi loro.

Sperperare, dilapidare, piuttosto che redistribuire, costruire. Gente meschina e senza scrupoli. I veri nemici del popolo. Riescono ancora a sopravvivere politicamente per via di quel poco di codazzo che gli è rimasto al quale elargiscono elemosine. Insomma, quella di oggi altro non è che una grossa buffonata, fumo negli occhi dei cittadini. Una pagliacciata. Quel porco di Guccione è un candidato a tempo.

Un prestanome politico come sempre ha fatto nella sua vita. Un parassita politico: vive da sempre alle spalle della gente con soldi pubblici. Gioca e spera nell’intervento della magistratura, per uscire da questa situazione, ma non ha capito che in questa inchiesta ce n’è anche per lui e i suoi compari. Sulle primarie del PD e sulle regionali, anche lui dovrà spiegare alcune cosettine che se non gliele chiederanno i giudici, gliele chiederemo noi.

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Lui pensa di essere al sicuro solo perché si è prestato a fare la marionetta. E anche perché alla fine non rischia niente, non deve dimettersi da consigliere regionale, e i prisutti sono garantiti. Alla fine non rischia niente. Uno schifo che sembrano quattro.

Non gliene frega niente della città e dei problemi dei cittadini, quello che interessava loro oggi era solo salvare la faccia, almeno nelle apparenze. Questo dice questa foto.

Se non fosse per la presenza di Minniti che parla sinceramente e con il cuore in mano, verrebbe da dire che, oltre che brutti, quelli fotografati, sono anche senza anima.

Già, perché l’unico che si salva in questa foto è Marco Minniti. Un bravo politico. Una personcina a modo. Un’ anima candida della politica nostrana. Un uomo che io personalmente stimo e rispetto e con cui voglio sempre la pace. Ed è perciò che prendo le sue parole per buone e sincere quando dice che Guccione ha accettato l’investitura solo per un atto d’amore verso la città. Sì, lo stesso amore che paventava la strega di Hansel e Gretel nell’invitarli ad entrare nella sua dolce casa di marzapane.

GdD