Cosenza, Occhiuto e il Comune pagatore. Il gioco delle tre carte

La notizia dei debiti personali di Occhiuto (tra i quali quelli per una Porsche e una cartella di Equitalia da 1milione 700mila euro) clamorosamente pagati dal Comune e dai cosentini attraverso il giochino del “terzo pagatore” che somiglia tanto al gioco delle tre carte, è una di quelle notizie che non solo non finiscono mai di sorprendere ma che dev’essere diffusa il più possibile. Anche a distanza di tempo dalla fine delle elezioni. 

All’epoca (primavera 2016), sui social la banda del cazzaro aveva mandato allo sbaraglio la solita Jole Santelli, che altro non poteva fare che arrampicarsi sugli specchi. E davanti al vuoto santelliano, finanche Luigi Guglielmelli (il portaborse della Roccisano, tanto per capirci) faceva un figurone nel ruolo di pubblica accusa.

Il problema è semplice: Occhiuto ha una montagna di debiti e tutti i creditori, che ovviamente sanno che è il sindaco di Cosenza, pignorano il suo stipendio. Puntualmente il Comune non si presenta ai contenziosi e dunque è lui (il Comune cioè noi cosentini) il “terzo pagatore” di tutti i debiti. Cioè i contribuenti…

guglia

“Se il terzo non adempie alle comunicazioni – scriveva Guglielmelli che oggi fa il pesce muto perchè domenica si vota e lui, Occhiuto e la Santelli giocano con la stessa squadra, si sa… – il giudice presume che deve quelle somme al debitore. Ora, se effettivamente il Comune doveva darle al sindaco siamo in presenza di un normale pignoramento se invece il Comune non ha accantonato le somme perché gliele ha date, deve pagare comunque. Nell’ultimo caso il Comune utilizza risorse pubbliche che dovrà recuperare. Perché il Comune, cioè Occhiuto, non ha adempiuto ai doveri del terzo? E soprattutto, il Comune quelle somme le ha accantonate? Magari scopriremo che il Comune aveva l’obbligo di andare in udienza ma la rappresentanza legale è del sindaco, che in questo caso è terzo e debitore. Insomma, le leggi italiane si applicano anche a Cosenza, una riforma che ha approvato il Parlamento di cui è autorevole componente anche Jole Santelli”.

La Santelli, nel suo disperato tentativo di arrampicarsi (sugli specchi), scriveva che ci trovavamo davanti a normali pignoramenti.

Ricapitoliamo: si parla di un “normale pignoramento”, del fatto che Occhiuto debba comunque ricevere un “normale stipendio” da parte dell’ente, che però viene pignorato (in parte, nella misura del quinto) per inadempienze verso creditori.

Si parla però di cifre esorbitanti (almeno ai nostri occhi… ed anche per le nostre tasche), ma tutto ciò è normale (almeno per chi lo vota).
Quello che vorremmo capire è questo: come si può parlare di bene comune e della collettività, di fronte a certe cose, perché la prima cosa che verrebbe in mente a qualsiasi scemo sarebbe una cosa tipo…  E SE NON AVESSE FATTO IL SINDACO? Dove avrebbe preso tutti questi soldi per coprire i debiti? Perché crediamo che sarebbe stato molto più “logico” e meno controproducente pagarli dal proprio conto.

C’è di più: un amministratore pubblico, perché possa operare in maniera serena e trasparente, deve per prima cosa avere un privato – parliamo dal punto di vista squisitamente economico – rassicurante, cosa che nel caso di specie manca completamente o è fortemente compromesso in capo all’ex sindaco.

E la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’ineleggibilità di un sindaco al quale il Comune deve pagare i debiti. Certo, forse queste carte potevano essere diffuse prima ma ormai il dado è tratto e non possiamo certo far finta che non sia successo nulla.

La chiosa finale non può che essere goliardica, alla Iacchite’ e la prendiamo in prestito dall’amico Giovanni.

“Ma almeno una Panda per me ci esce?!?”.