Cosenza 2021. Franco Pichierri, il “camaleonte” che avanza

Franco Pichierri

Tra i candidati più pittoreschi della prossima tornata elettorale cosentina non c’è dubbio che si inserirà Franco Pichierri, politico centrista che sguazza tra destra e sinistra ormai da 40 anni e che ancora non si arrende alla… pensione. La sua scesa in campo, come vedremo, si può tranquillamente paragonare a quella del “camaleonte” che avanza. Lo spazio politico nel quale vuole inserirsi – spiegano i suoi biografi – è quello dei «cattolici democratici e dei liberali che guardano al centrodestra» e starebbe pensando ad una coalizione che veda insieme «il Cdu di Mario Tassone, l’Udc di Lorenzo Cesa e Noi per l’Italia di Maurizio Lupi a cui si aggiungerebbero liste d’ispirazione civica come, per esempio, Polo Sud…». Me cojoni direbbero a Roma… 

Pichierri è l’emblema classico di uomo per tutte le stagioni: di centro, di destra, di sinistra, di sopra o di sotto se necessario, purché possa prendere la “pagnotta”. Dopo l’inevitabile apprendistato nella vecchia Democrazia Cristiana con la corrente di Bassetti e Marcora, rappresentati in Calabria da Pierino Rende (il Nostro è stato consigliere comunale a Cosenza e per un breve periodo anche assessore), Pichierri è tra i primi a seguire Gino Trematerra nel CCD, poi UDC ovvero il partito di Pierferdinando Casini. Pichierri presto diviene responsabile provinciale del partito ed è proprio lui che convince i fratelli Occhiuto a tesserarsi con Casini.

All’epoca in cui Franco si gioca la carta (fallita) della candidatura al Senato con il centrodestra, Pichierri si dà parecchio da fare per concretizzare il passaggio al CCD di Roberto Occhiuto quando – entrato in rotta di collisione con i Cinghiali – era stato espulso da Forza Italia. Siamo alla fine degli anni Novanta e Pichierri, insieme a Franco Bisogno e Santino Garofalo (capo del Cdu, comunque “fratello” del CCD), è il “paladino” dlle forze politiche nate dalle ceneri della Democrazia Cristiana.  La parabola casiniana del CCD tuttavia non dura molto e così, all’alba degli anni Duemila, nel 2001 per la precisione, Franco Pichierri compie il fatidico salto della quaglia e si converte al “nicoladamesimo” prendendosi l’incarico di presidente del Consiglio d’amministrazione del Comac, il mercato agroalimentare di Montalto. Il suo connubio con il centrosinistra va avanti per una decina d’anni, più o meno quanti ne aveva passati con Casini. Ed è quasi inutile sottolineare che fa incetta di incarichi di sottogoverno.

Poi, nel 2011, con il concretizzarsi della candidatura di Mario Occhiuto a sindaco di Cosenza, Pichierri, da consumato trasformista, salta di nuovo con il centrodestra. Ad accoglierlo è la sedicente Alleanza di Centro, una formazione politica voluta dal giornalista del Tg1 Francesco Pionati e che accoglie al suo interno, tra l’altro, personaggi di infimo livello come Maximiliano Granata. L’ADC sostiene Mario Occhiuto con una manciata (imbarazzante) di voti ma Pichierri ottiene il suo obiettivo e diventa componente del nucleo di valutazione dei dirigenti e del personale del comune di Cosenza. 

Passano un paio d’anni e nel 2014 Franco Pichierri deve avere avuto qualche problema con gli Occhiuto. Con tutta probabilità non è stato accontentato per qualche incarico e così si allea addirittura con i nemici giurati degli Occhiuto (che nel frattempo hanno cacciato Katya Gentile dalla giunta) ovvero i Cinghiali. Pichierri, in particolare, è componente dell’assemblea nazionale del Nuovo Centro Destra e coordinatore dei circoli, Verso l’Europa. Roba da non crederci se non fosse… vera.

Ma anche il connubio con i Cinghiali non dura molto e Pichierri, che è uno lungimirante, non aveva mai lasciato il suo posto nel Nucleo di valutazione al Comune e lo conserva fino al febbraio 2016 quando Occhiuto viene sfiduciato e di conseguenza tutti gli incarichi che ha dato decadono. Pichierri potrebbe di nuovo salire sul carro del vincitore dopo il secondo trionfo del cazzaro ma invece sceglie un’altra destinazione e così – alla fine di questo incredibile viaggio di autentico trasformismo – lo ritroviamo capolista nel proporzionale per la Lorenzin (Civica Popolare) alle Politiche 2018, che aveva aderito al centrosinistra. Che dire? Se Marcello Mazzetta è giustamente definito campione mondiale di trasformismo, il buon Pichierri come minimo è campione intercontinentale di… cambio della casacca. In bocca al lupo!