Cosenza, Attanasio e la strage di San Lorenzo: cosa nasconde(va) la questura?

Colpo di scena nel processo per il duplice omicidio consumatosi nel cimitero di San Lorenzo del Vallo, nel cosentino. La Cassazione ha infatti ribaltato le sentenze di primo e di secondo grado, che condannavano all’ergastolo il presunto assassino, Luigi Galizia. A distanza di quasi 5 anni dall’evento che portò alla morte di Edda Costabile e di Ida Attanasio, la Corte di Cassazione ha annullato la richiesta di ergastolo e rimesso la sentenza nelle mani della Corte d’Appello di Catanzaro, che dovrà ora rivedere la condanna. Secondo l’accusa, Luigi Galizia avrebbe eseguito una vendetta nei confronti della famiglia Attanasio: pochi mesi prima infatti, Francesco Attanasio – reo confesso e condannato a 30 anni di reclusione – fece uccidere in un agguato il fratello di Luigi, Damiano Galizia, facendo così scaturire la volontà di vendicarsi. 

Di seguito, un articolo risalente al 17 dicembre 2017 nel quale emergevano già molti dubbi sulla versione “ufficiale” e che riteniamo opportuno riproporre ai nostri lettori. 

“Non sopportava più le sue richieste pressanti, i suoi insulti e le continue umiliazioni per quei diciassettemila euro che non riusciva a restituirgli. Per questo, al culmine dell’ultima lite, Francesco Attanasio, 33 anni, ha sparato e ucciso Damiano Galizia, trentunenne cosentino, per poi tentare di occultarne il cadavere”.

Lo ha confessato lui stesso agli uomini della Squadra Mobile di Cosenza, diretta all’epoca dal vicequestore aggiunto Giuseppe Zanfini, che su indicazione dei familiari della vittima, lo avevano più volte interrogato per chiedergli se avesse notizie di Galizia.

Attanasio ha retto. Le prime volte ha negato di aver visto l’amico, di avere notizie di lui. Ma forse sopraffatto da una recita che non si sentiva più in grado di sostenere, la scorsa notte attorno a mezzanotte, si è presentato in questura per confessare.

Incensurato, considerato un ragazzo tranquillo, Attanasio ha iniziato a parlare con gli investigatori senza neanche l’assistenza di un legale. Sono stati gli uomini della Mobile a contattare un difensore d’ufficio quando hanno capito cosa volesse rivelare. E per tutta la notte, Attanasio ha ricostruito con dovizia di particolari e dettagli cosa sia successo in quel pomeriggio del 26 aprile in cui si è trasformato in un assassino…”.

(tratto da Repubblica)

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/05/02/news/cosenza_omicidio_debito_studenti-138916081/

Questo scrivevano Repubblica (come documentiamo) ma anche tutti gli altri media nell’immediatezza del rinvenimento del cadavere di Damiano Galizia. Sarebbe stato questo omicidio ad armare la mano degli assassini che a San Lorenzo del Vallo l’anno scorso hanno ucciso la madre e la sorella di Attanasio.

Il resto è un triste racconto: prima la lite degenerata in tragedia con la pistola calibro 9 che deteneva legalmente e poi l’occultamento del cadavere e il disperato tentativo di lasciarsi tutto alle spalle.

Ma si tratta di una ricostruzione che poi verrà clamorosamente ribaltata dalla questura di Cosenza, che rivelerà ai media come, in realtà, Attanasio si fosse costituito prima e avesse rivelato alla questura che Galizia conservava un arsenale a qualcuno… Omettendo di accusarsi l’omicidio. Una circostanza che  a prima vista sembra poco veritiera, anche perché la questura ha ostentato sicurezza nel conoscere i proprietari effettivi di quelle armi. Nel passato di Francesco Attanasio c’è anche un’esperienza politica. Nel 2010 era tra i candidati a sostegno della candidatura di Pippo Callipo a presidente della Regione con la lista “Io resto in Calabria con Pippo Callipo” e aveva conseguito 505 preferenze nella circoscrizione di Cosenza. Per il periodo elettorale in molti lo ricordano operativo nella segreteria di Callipo a Cosenza. Originario di San Lorenzo del Vallo, viveva ormai da tempo a Rende.

Seguendo sempre il nostro motto secondo il quale in Calabria e soprattutto a Cosenza e provincia, nulla è come appare, abbiamo appreso della condanna in primo grado all’ergastolo per Attanasio, poi tramutata in 30 anni di reclusione. Una condanna addirittura superiore ai 18 anni chiesti dal pm Visconti e che – a questo punto – sconfessava anche quanto cercava di farci bere la questura di Cosenza, che dalla questione ne esce a pezzi.

Hanno cercato in tutti i modi di “salvare” Attanasio e di buttare la croce addosso al fratello di Damiano Galizia, Luigi, che è accusato del barbaro duplice omicidio di San Lorenzo dei Vallo e di dimostrare che tutto discende da una faida familiare. Ma è effettivamente così?C’è chi dice che non c’è stata nessuna faida familiare ed il processo che si sta svolgendo in assise dovrà dirci qual è la verità. C’è chi dice che Damiano Galizia era un povero ragazzo messo in mezzo da Attanasio, che prima lo ha ucciso e poi si è venduto le armi alla questura, quelle che deteneva lui non Galizia. Lo avrebbe ucciso per non pagare i debiti che aveva con lui e poi hanno fatto uscire di tutto contro i Galizia.

Il processo di assise e quello che si è tenuto dinanzi al Gup (Attanasio aveva chiesto l’abbreviato) Greco hanno fatto uscire, e stanno facendo uscire, un’altra verità. Il pentito segreto che viene evocato da qualcuno non c’entra nulla e quelle armi forse non appartenevano neanche ad un gruppo criminale cosentino. In tutto questo casino, la questura di Cosenza ha grosse responsabilità. Per la bramosia di poter parlare di un ritrovamento di armi, Zanfini (grazie a Dio ridimensionato e cacciato dal suo precedente ruolo di responsabilità) hanno coperto Attanasio in tutti i modi.

Ora però c’è da smontare l’altro teorema assurdo di Zanfini e compari vale a dire quello della presunta faida familiare di San Lorenzo del Vallo. Un arsenale di quel genere, se ti viene dato in gestione da qualcuno (e Attanasio è stato “venduto” solo per salvare qualche “pezzo grosso”) può portare ad una violenta vendetta di mafia. E non mancano gli episodi a dir poco oscuri: un teste che scagionava Luigi Galizia è stato minacciato da uno sconosciuto e anche intimidito con l’incendio della sua auto… Conviene anche a qualcun altro, evidentemente, che venga condannato Luigi Galizia.

Ma non solo: è anche emerso che Attanasio andava continuamente in Albania. Perché? Per comprare castagne, come diceva lui o per comprare altro? È lui, solo lui (Attanasio) che dice che le armi sono di Galizia. Ma questo Galizia è un nome sconosciuto a tutti prima delle rivelazioni di Attanasio, malgrado ci siano 135 pentiti a Cosenza e provincia… Come mai nessuno ha fatto quel nome? Ed è sempre Attanasio che tiene i contatti con la proprietaria del garage, solo lui: non c’è un contratto, non c’è una caparra e la signora in questione dice di non sapere chi abbia affittato il garage. Ebbene, nonostante tutte queste zone d’ombra, nessuno fa la minima indagine su tutto questo. È bastata la parola di uno che quantomeno è da definire imbroglione ed assassino per addebitare tutto ad un incensurato come Luigi Galizia.

Tuttavia, con la sentenza dell’altro giorno, con l’ergastolo affibbiato ad Attanasio – anche se poi commutato in 30 anni di carcere -, sembra che a qualcuno il cervello cominci a funzionare e non saranno rose e fiori per quei “pezzi grossi” che hanno molto, troppo da nascondere.

Specialmente adesso che l’ergastolo a Galizia è stato annullato e il processo dovrà essere rifatto.