Loggia Ungheria, la versione di Amara in tv: “Un’associazione a delinquere, collaborare una scelta di vita. Storari? Sua ingenuità cosmica”
Nel documento trovato dai pm, racconta, “si raccomandavano una serie o di magistrati o di altri funzionari dello Stato che avevano esigenze di varia natura”. Il legale, indagato per un presunto depistaggio nel caso Eni-Nigeria, ha cominciato a rendere dichiarazioni nel dicembre 2019. “Cercavo di limitarmi a riferire fatti rispetto ai quali ero certo di un tema probatorio, che potevo dimostrare. Mi sono totalmente affidato al dottor Storari (Paolo Storari, il pubblico ministero ora indagato per aver diffuso i suoi verbali, ndr)”, spiega. “Nel momento in cui ho cominciato a rendere dichiarazioni a Storari, mi sono posto io il problema dell’esigenza dei riscontri: per un certo periodo è stato facile acquisire delle registrazioni, degli audio” da parte dei soggetti chiamati in causa, “alcuni dei quali ora dicono che non mi conoscono“.
Storari, dice Amara, “in questa vicenda pecca solo di una ingenuità cosmica rispetto a quello che è successo, per non qualificarlo altrimenti. Conoscendo Storari, che è una persona certamente perbene, io penso che ne avrà parlato con il dottor Davigo… questo avviene nell’aprile nel 2020, quindi siamo in piena segretezza istruttoria. Era stato stabilito un percorso che prevedeva ancora diversi interrogatori. Se lo avesse fatto un avvocato, sarebbe in carcere probabilmente. Sono io – prosegue – che mi sono posto il problema dell’esigenza di riscontri. Per fortuna mia ho cercato, dopo aver reso queste dichiarazioni, di ricostruire attraverso colloqui e registrazioni dei fatti a mia tutela”. La cosiddetta loggia Ungheria, nella sua versione, “è molto peggio che non un’associazione segreta. Cioè, rispetto a certi fatti, per me c’è proprio un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio. Certamente – aggiunge – fino al mio arresto il gruppo di potere che si riconosceva in parte di questa associazione esisteva ancora e io sono pronto a parlarne con qualunque altro magistrato, non solo con la procura di Milano”. Il primo a parlargli della sua esistenza, dice, “fu il dottor Giovanni Tinebra”, già direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e Procuratore generale di Catania. “Nell’ambito di una certa parte della magistratura – spiega – vi era un circolo più ristretto rispetto al quale inizialmente ho avuto l’onore di partecipare grazie all’invito del dottor Tinebra. Fu lui il primo a pronunciarmi la parola Ungheria”.