Cosenza brucia: le responsabilità di Minniti e Orlando

Da oggi la maggior parte degli italiani, si può dire, è rientrata al lavoro. Le ferie sono finite. E la routine ricomincia. Questa estate sarà ricordata, oltre che per le insopportabili temperature che sono arrivate anche a 45 gradi, anche come l’estate dei roghi, e dei morti bruciati. Negli ultimi due mesi oltre 5000 roghi appiccati intenzionalmente. A fronte di qualche colpevole individuato. Una strage. Che avrà ripercussioni sulla morfologia del territorio alle prime serie piogge: l’acqua scorrerà a valle trascinando con se fiumi di fango non essendoci più radici e alberi a fermare “l’avanzata”. Un danno nel danno.

Le responsabilità politiche a livello regionale sono state ben individuate, ma nonostante ciò Palla Palla si rifiuta di ritirare, in autotutela, il famigerato bando che molto probabilmente ha armato la mano di molti incendiari.

Ma ci sono responsabilità anche a livello nazionale. Ad esempio: che fine ha fatto quel pelato di Minniti? Come mai non si è adoperato, così come ha fatto contro inermi profughi, a creare una task force investigativa che si occupasse di scovare e reprimere gli incendiari? Eppure era chiaro sin dal primo rogo il disegno criminale che ci stava, e ci sta dietro ai tanti fuochi: bruciare tutto per intascare i finanziamenti a fondo perduto. Ma Minniti se n’è fregato, non ha tempo da perdere con la Calabria che brucia, perché troppo impegnato a manganellare disabili e profughi. E poi non può mica promuovere indagini dove, molto probabilmente, ad essere indagati potrebbero essere proprio i suoi compagni di partito, o più di uno dei loro clienti che hanno sistemato in questo o quell’ente. Pelato si, fesso no: si sa che Minniti ordina indagini solo contro i suoi nemici politici, gli antagonisti, e gli ultrà. Infatti è rimasto in silenzio senza proferire una parola sulla drammatica vicenda dei roghi in Calabria.

Che dire poi del ministro della Giustizia Orlando? Anche lui, al pari di Minniti, non ha mosso un muscolo per la Calabria che brucia. Non un sopralluogo, non una circolare di “priorità” alle procure, nessun interessamento. Eppure avrebbe potuto fare tanto. Ad esempio: avrebbe potuto chiedere alle procure se si stanno interessando, e in che modo, a questa vera e propria guerra che qualche organizzazione politica/mafiosa ha dichiarato alla Calabria, ed ai suoi abitanti. E se così non è, “ordinare” ai procuratori di impegnarsi su questo fronte. Ma anche lui come Minniti, non può chiedere inchieste che potrebbero danneggiare il già tanto danneggiato PD in Calabria. Va bene, per Minniti e Orlando, come capro espiatorio di tutta questa tragica faccenda, Palla Palla. Tanto è già vrusciatu di suo, mo’ cci vo’! Meglio stare zitti e lasciare ricadere tutta la colpa solo su di lui. Oramai tutti i calabresi pensano questo.

Ora manderanno un po’ di militari a presidiare quel poco che resta dei nostri boschi, con la speranza di assolvere, agli occhi della gente, il governo. Che si è subito impegnato non appena Oliverio ha chiesto aiuto. E se la richiesta è arrivata tardi la colpa non è dell’esecutivo nazionale. E che la Calabria si è bruciata a loro non gliene può fregar de meno. Del resto lo si può capire anche dalle direttive che hanno avuto i tg nazionali della Rai: parlano di tutti gli incendi tranne di quelli della Calabria.

La forza di questi lestofanti sta tutta nella capacità dei calabresi di dimenticare tutto. Quando saremo chiamati a votare, nella prossima primavera, tutte le sofferenze di questi giorni saranno solo uno sbiadito ricordo di cui nessuno vuole più avere memoria. E i Minniti, gli Orlando, i Palla Palla, saranno di nuovi eletti e risistemati nei posti che contano. Nonostante tutto ciò. E’ così che va, ed è così che anche questa volta finirà. A verità.

GdD