Cosenza, caso Pino Tursi Prato: la Corte Europea dice sì al ricorso contro la sentenza definitiva di condanna

IL CASO DI “PINO TURSI PRATO”, 31 ANNI DI SOFFERENZE. DOPO IL BUIO ARRIVA FINALMENTE LA LUCE, CON LA RICEVIBILITA’ DEL RICORSO DELLA CORTE EUROPEA DI STRASBURGO

dalla pagina FB di Sergio Tursi Prato 

Erano gli anni settanta, quando mio cugino Pino Tursi Prato iniziò a fare politica attiva. Era il periodo della politica fortemente intrisa di ideologie, sentimenti, militanza ed appartenenza ai grandi partiti di massa. Inizia a seguire mio padre Giovanni, nella sua prima campagna elettorale delle elezioni regionali del 1970 nel P.S.I.

Già brillante, acuto e lungimirante, inizia a ritagliarsi uno spazio importante nell’organizzazione nazionale del movimento giovanile socialista, girando in lungo ed in largo tutta l’Italia, restando a Roma per quasi dieci anni, a stretto contatto nella segreteria nazionale con Bettino Craxi. Ricordo che papà voleva fortemente che si laureasse in Medicina, mentre Pino – rimasto tra l’altro anche orfano giovanissimo del padre, zio Pietro -, decise di continuare la sua passione di sempre, quella della politica.

Arriva una prima data importante, quella del 1987, le elezioni alla Camera dei Deputati. L’ex Ministro degli Esteri, Gianni De Michelis, lo volle candidare sempre nelle liste del P.S.I. e Pino ottenne ben 32.000 voti di preferenza, secondo dei non eletti, rispetto a Mario Casalinuovo per meno di mille voti. Già allora inizia ad agitarsi il “fuoco amico”, poiché vedevano in lui un giovane ormai proiettato verso alti traguardi.

Torna a Cosenza, dove diventa segretario provinciale del P.S.I. e capogruppo del Partito nel civico consesso bruzio. Nel frattempo viene eletto anche Presidente dell’Usl a Cosenza, sostenuto dall’ex P.C.I. ed in modo particolare da Nicola Adamo. Inizia a gestire un potere enorme ed arrivano i famigerati anni Novanta. Si candida alle elezioni regionali del 1990 nella lista del P.S.D.I., risultando il più votato in Calabria con 9.200 voti. Capogruppo del partito ed in procinto di diventare assessore regionale alla Sanità, iniziano i suoi guai giudiziari.

Si pente il boss di Cosenza, Franco Pino e finisce nel tritacarne del concorso esterno e voto di scambio. Nel frattempo, la sua strategia politica risulta decisiva per fare eleggere nel 1993 Giacomo Mancini a sindaco di Cosenza ed il resto è storia ormai conosciuta a tutti. Senza dimenticare, inoltre, che nel famoso processo a Giacomo Mancini, per concorso esterno in associazione mafiosa, su 160 imputati, in cui viene assolto addirittura anche il boss Franco Pino, è l’unico ad essere condannato.

Nei vari e tormentati passaggi giudiziari, viene anche assolto dalla prima sezione penale della Corte di Appello di Catanzaro per il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”, poiché il fatto non sussiste. Successivamente invece arriva la condanna definitiva.

Ma è di questi giorni, finalmente, la svolta definitiva, che porta la luce a 31 anni di buio e persecuzioni varie, che hanno minato anche il suo stato psichico e familiare. Con comunicazione del 9 marzo scorso, la Corte Europea di Strasburgo, certifica la ricevibilità del ricorso presentato dal legale di Pino Tursi Prato, l’avvocato Stefano Giordano del Foro di Palermo, contro la condanna definitiva di cui sopra, che si lega pienamente alla sentenza che aveva riguardato in precedenza l’ex funzionario del Sisde, Bruno Contrada, con tutte le conseguenze del caso.

Ora, mi chiedo e vi chiedo, infine, come ha fatto ad essere condannato Pino in via definitiva, se viene messo in evidenza dalla Corte Europea che prima del 1994 non esisteva a livello legislativo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa? Ai posteri l’ardua sentenza, ma ora ridategli dignità, serenità e quello che gli spetta di diritto.