Cosenza, chi c’è dietro l’impunità di Occhiuto?

Oramai è chiaro a tutti, almeno per chi vuole guardare la realtà dritta negli occhi, senza farsi abbagliare da luci, feste e festini, che c’è qualcuno di pesante che copre le spalle ad Occhiuto. Qualcuno in grado di condizionare politica e magistratura. Occhiuto ne ha combinate talmente tante che la domanda sorge spontanea: chi garantisce l’impunità a tutte le sue malefatte? C’è da dire che il sindaco risponde a questa domanda con la solita tiritera: la mia amministrazione è limpida e trasparente, e se vogliono fermarmi (i giudici comunisti) saranno costretti ad inventarsi qualcosa.

Quello che è avvenuto in questi anni per Occhiuto è stato tutto limpido e trasparente: dalle ruberie di Cirò, passando per gli appalti spezzatini, fino ad arrivare alla ‘ndrangheta che costruisce piazza Fera/Bilotti. Senza contare la bancarotta di ben 13 società da lui fondate, e tutte finite in malo modo. Se a questo aggiungiamo anche gli enormi guai finanziari di cui è titolare, anche il più sempliciotto dei cosentini, anche il più lecchino dei cosentini, capisce che per lui esiste una “corsia privilegiata”: i suoi guai finiscono sempre “in cavalleria”. Gli sequestrano il ristorante? E lui apre lo stesso. Giusto per dirne una. A lui è concesso muoversi sopra la Legge. Può fare tutto quello che vuole: anche far pagare i suoi debiti al Comune. Oppure indebitare i cosentini per far “lavorare” gli amici degli amici.

Del resto l’impunità di cui gode Occhiuto si è palesata limpidamente durante l’era Granieri in procura, difficile non averla notata: si narra che Occhiuto dettasse l’agenda all’ex procuratore capo; era lui che indicava a Granieri chi doveva indagare e chi no. Innegabile. Una tradizione raccolta dal procuratore Spagnuolo che continua a garantirgli l’impunità.

L’impunità, si sa, non è mai a gratis, ed Occhiuto sa essere molto riconoscente con gli amici degli amici: decine e decine di determine per lavori mai svolti al tribunale, fatture di tendaggi per le stanze dei giudici pagate due, tre volte, lampadine che sono costate ai cosentini 39.000 euro, fino ad arrivare agli escrementi dei piccioni pagati tanto al chilo. E poi le assunzioni di nipoti, fidanzate, e parenti vari di procuratori e PM. Il tutto discusso in simpatiche seratine passate insieme a procuratori e giudici, tra sciampagna e cozze pelose.

Occhiuto è riuscito anche a fermare Gratteri. Se parliamo di personaggi come Granieri e Spagnuolo, ci sta a pensare male, perché tutti conoscono la loro propensione all’intrallazzo, ma di Gratteri nessuno se l’aspettava. E’ stato un fulmine a ciel sereno. Infatti la prima cosa che ha fatto Gratteri non appena si è insediato alla DDA, è stata quella di “cestinare” l’inchiesta avviata dall’allora PM Bruni, oggi procuratore capo a Paola, sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza e dintorni. Inchiesta scaturita dalla chiamata in correità da parte del pentito Foggetti, e non solo, di Occhiuto, Manna, Paolini, Greco, su diversi episodi di compravendita di voti. L’unico rimasto “in trappola” risulta Orlandino Greco, perché l’inchiesta su di lui, quando Gratteri si insediò, era già avviata e non si poteva “cestinare”. Oltre a quella su Sandro Principe. Insomma per Gratteri la ‘ndrangheta cosentina influenzava solo le elezioni a Castrolibero e Rende, mentre a Cosenza nulla accadeva.

La domanda delle domande che da sempre ci poniamo è questa: chi c’è dietro ad Occhiuto?

Fino a che la disponibilità all’intrallazzo arrivava da Granieri prima e da Spagnuolo poi, tutto lasciava, e lascia pensare, ad un accordo locale tra marpioni, senza grandi vecchi o regie romane; ma da quando si sa che anche Gratteri è stato costretto a fermare le inchieste su Occhiuto, è inevitabile pensare ad un intervento “veramente divino”. Per fermare Gratteri ci vuole per forza qualcuno di pesante; qualcuno che gli abbia fatto capire che mettersi contro la “paranza” significa passare qualche guaio del tipo: fine della carriera e delle velleità politiche. Qualcuno che risiede nelle capitale e che può “attingere” a tutti i poteri dello stato.

Le voci sono tante, la più “accreditata” dice che le coperture di Occhiuto sono posizionate nelle alte sfere del Vaticano. Qualche opulento cardinale componente di una cupola clericale che sottobanco controlla e gestisce ogni attività della Chiesa e che gode di forti e saldi legami con la politica corrotta e condizionabile. Una sorta di Opus Dei deviata. A far da tramite, si dice, tra l’opulento cardinale e Occhiuto, oltre i vecchi legami di famiglia con il mondo ecclesiastico, monsignor Nunnari. Potente vescovo con forti intrallazzi ovunque. Una figura temuta sia a livello politico che clericale.

Dunque, un potente cardinale che ha subito l’attrazione dei fratelli Occhiuto. E che per loro, in virtù dei trascorsi insieme, è disposto anche a chiamare ministri, CSM, procuratori, e giudici. E nessuno può dirgli di no. Compreso Gratteri.

Ci sarebbero altri piccanti particolari che circolano sulle amicizie clericali dei fratelli Occhiuto, ma questo aspetto poco ci interessa. Quello che abbiamo capito è che l’amichetto che si è trovato Occhiuto a Roma, è potente a tal punto da garantirgli un sorta di pass dell’illegalità: può commettere tutti i reati che vuole senza rischiare di pagare dazio.

Sarà vero, sarà falso, sarà quel che sarà, ma sta di fatto che qualunque cosa combini Occhiuto, lui non c’entra mai niente, e quando è scoperto la colpa è sempre di qualcun altro, tant’è che un caro amico ha coniato un nuovo adagio per lui: tanto va  Occhiuto al lardo che ci lascia lo zerbino (ad accusarsi il reato, e a pagare al posto suo). A verità.