Cosenza, Centro Trasfusionale: la risposta del primario e le proteste dei pazienti thalassemici

Foto di Fabrizio Liuzzi

Gentilissimo Direttore,

le scrivo, su autorizzazione della Direzione Generale, in merito alla lettera (http://www.iacchite.com/lettere-iacchite-cosenza-ospedale-gravi-problemi-al-centro-trasfusionale/) pubblicata sulla Testata online da Lei diretta per precisare alcuni essenziali punti in merito a quanto scritto nella stessa.

Il luogo al quale si fa riferimento è un settore del Centro Trasfusionale e per la precisione l’Ambulatorio Trasfusionale; in questo ambulatorio vengono seguiti i Pazienti politrasfusi, gli anemici cronici e le cosiddette poliglobulie, garantendo un servizio ad almeno una ventina di Pazienti al giorno, che altrimenti con avrebbero avuto possibilità di ricevere un’adeguata offerta sanitaria sul territorio, trattandosi di una branca estremamente specialistica e che avrebbero ulteriormente intasato il Pronto Soccorso dell’Ospedale.

Proprio in questo Ambulatorio, nel corso degli ultima 5 mesi sono state apportate delle innovazioni tecnologiche di elevato livello che lo stanno rendendo all’avanguardia sul territorio nazionale, partendo dai sistemi di sicurezza per la prevenzione dell’errore trasfusionale, passando per l’acquisizione di modernissime poltrone da trasfusione.

A latere, mi preme sottolineare che il Centro Trasfusionale di Cosenza da alcuni mesi è l’unico in Italia ad avere uno strumentazione che garantisce la lavorazione automatica delle sacche raccolte, aumentando la sicurezza trasfusionale a livelli molto superiori agli standard nazionali e, tra pochi giorni si doterà di uno strumento che permetterà il congelamento dei globuli rossi, al fine di aumentarne la loro disponibilità.

Inoltre, cosa innegabile è rappresentata dal fatto che si stanno facendo sforzi sovraumani per garantire, a tutti i Pazienti che ne necessitino, l’adeguato supporto trasfusionale (quest’anno – caso unico in Italia – siamo stati aperti la domenica 24 dicembre, vigilia di Natale), aumentando il numero di unità raccolte (tuttavia sempre esiguo) di circa 1000 in più rispetto allo scorso anno; grazie a questi sforzi, i Pazienti politrasfusi ormai da alcuni mesi arrivano alla trasfusione con valori di emoglobina superiori alla media nazionale (relativamente alle patologie in questione).

Inoltre, per garantire una maggiore compliance per i Pazienti politrasfusi, siamo fra i 3 o 4 Centri italiani a svolgere servizio ambulatoriale trasfusionale di sabato e uno dei pochissimi aperti anche di pomeriggio.

Relativamente alle pompe alle quali si fa riferimento, si tratta di uno strumento sicuramente utile (utilizzato nella maniera accurata) ma non di vitale importanza, tanto che diversi Pazienti dell’Ambulatorio preferiscono ancora l’utilizzo del “deflussore” tradizionale rispetto a quello da inserire nella pompa ad infusione, e bisogna sottolineare, che nel momento della sua introduzione, circa un anno e mezzo fa, i Pazienti politrasfusi hanno opposto una resistenza enorme al loro utilizzo.

Tuttavia, ritenendolo uno strumento utile, l’Ambulatorio ha ampliato il loro numero da 4 a 7 attingendo dalla ditta che ha vinto una specifica gara d’appalto per tutto l’Ospedale.

Bisogna altresì sottolineare che si tratta di strumenti sui quali si possono utilizzare solo deflussori specifici e non “commerciali” e, tra l’altro, per quanto riguarda la trasfusione, privi di una specifica sostanza che si trova abitualmente nel materiale plastico che si chiama “ftalato”.

Detto questo, l’approvvigionamento dei deflussori, allo stato attuale non dipende certamente da incuria da parte dell’Azienda Ospedaliera o del Centro Trasfusionale, ma da una problematica da parte della ditta fornitrice, cosa sulla quale è difficile intervenire se non (cosa che si sta facendo) reperendo strumentazione alternativa con relativo materiale di consumo.

Ovviamente questo deve esser fatto (considerando che le trasfusioni sono garantite con la cosiddetta procedura “a caduta” come avviene in tutti gli altri Reparti dell’Ospedale – circa 10.000 trasfusioni all’anno) secondo la legge e avendo la disponibilità delle ditte alla fornitura in “real time” nel periodo natalizio.

Sicuro della pubblicazione di questa nota e restando a disposizione per ogni eventuale chiarimento, colgo l’occasione per inviare i miei più cordiali saluti.

Francesco Zinno

Prof. Francesco Zinno
Direttore Unità Operativa Complessa
Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale
Azienda Ospedaliera di Cosenza

DI SEGUITO, LA CONTROREPLICA DI EMANUELE LUPO

Egr. direttore,
a seguito della risposta alla mia nota da parte del Dott. Zinno primario del Centro trasfusionale, Le devo confessare che nello slalom di cifre stile spot pubblicitario, cosi abilmente ricamato, mi sono un po’ perso e credo che questa sensazione, probabilmente ricercata, sia comune a molti di quelli che hanno letto.

Di certo tutti quelle parole (quasi tutte non proprio nel merito) delineano fedelmente un primario valente promotore di se stesso ed eccellente inseguitore di risultati da bacheca, ma, ahimè, che spesso trascura chi di quelle “cifre sfavillanti” dovrebbe avere realmente beneficio.
Si sa, da bravi italiani, riempire il proprio curriculum di numeri facendo sapientemente tacere le voci discordanti è arte che porta a casa sempre ottimi risultati, ma alla fine è un po’ come sferzare con forza il cavallo per poi accorgersi che alla fine della gara è arrivato morto.

Certo, forse è troppo chiedere che il potere taumaturgico che ha sollecitato il Dott. Zinno a rispondere alla nota da Voi pubblicata in poche ore, venga applicato anche all’ascolto ed alla risposta delle lamentele dei pazienti thalassemici che chiedono da mesi che venga ristabilito quel percorso di cura che è stato sottratto al fine di permettere alla unità operativa di Thalassemia di fungere da Ambulatorio trasfusionale generico bello e pronto, degradando di conseguenza le cure specialistiche che sono diventate ormai mero ricordo. Ma oggi si fa così, in un florilegio di autoritarismo smodato e autoreferenziale che ha poco spazio per i paziente ed i propri bisogni. Ma forse un sacrificio era necessario e quindi perché non sacrificare chi è più facile trascurare.

Io nella sapiente nota del Dott. Zinno, non trovo citate le continue richieste dei pazienti che da mesi si sgolano nella ricerca di un dovuto follow-up riaprendo il soppresso Day Hospital, ma sono stati solo snobbati e acremente mal corrisposti da una compiacente direzione Sanitaria.

Dove sono le urla ed i disagi dei malati, dei 5/7 buchi necessari per applicare un ago, delusi e disperati mentre le telecamere vengono sapientemente dirottate a testimoniare solo di una copertina ben tirata su pagine mal-scritte.

Dove sono citati quei numeri che parlano dei tanti pazienti costretti a trovare una cura degna di questo nome in altre città (molti fuori regione) e di quelli che presto lì seguiranno, o ancora peggio, di quelli che non lo faranno solo perché traditi dalle proprie esigue disponibilità?
Forse, se ci si cospargesse il capo di cenere e si desse priorità ai propri pazienti invece di contrastarli e sommergerli di sterili dati, i numeri verrebbero fuori comunque, ma sarebbero utili anche a chi ne ha veramente bisogno e non solo per gonfiare determinati ego professionali.
L’associazione Thalassemici Cosenza denuncia tutto questo da mesi, ma non ha avuto la fortuna di beneficiare di una pronta risposta vera.

Emanuele Lupo