Cosenza. Ciao Tonino Vita, indimenticabile “Facchetti del Sud”

“Nel 1961 avevo soltanto quindici anni e ne servivano almeno sedici per firmare il primo cartellino della Lega Dilettanti. La mia Paolana era stata promossa in serie D e il “presidentissimo” Tarsitano voleva a tutti i costi farmi giocare con la prima squadra, nella quale il “golden boy” era un altro ragazzino, un anno più grande di me, Alfredo Ciannameo. Ci dissero che l’unico mezzo per non incorrere nei fulmini della Lega era quello di chiedere un permesso. Ce lo accordarono. Fu così che diventai un calciatore vero…”.

Il racconto in presa diretta era di Antonio Vita, per tutti semplicemente Tonino, classe 1945, terzino destro di grande spessore, tra i migliori prodotti della fertile “scuola paolana” e in seguito bandiera del Cosenza con 228 presenze, sesto tra i calciatori rossoblù di tutti i tempi.

Qualche ora fa abbiamo appreso della sua scomparsa. Gli dedichiamo un doveroso ricordo. Un abbraccio ai familiari. 

IL PERIODO PAOLANO

“Quando ho iniziato a giocare mi piaceva stare in avanti e vivevo per il gol – continua -. Ma il mio primo maestro di calcio, il tecnico della Paolana Vasco Lenzi, mi ha impostato in maniera diametralmente opposta. Terzino destro… Non ho battuto ciglio: dopo qualche allenamento mi sentivo già a mio agio ed ero pronto per iniziare il mio primo campionato di serie D”.

Ne giocherà tre consecutivi con la maglia biancazzurra della squadra della sua città. Tre campionati nei quali la Paolana si salverà senza patemi d’animo al cospetto di agguerritissime squadre campane e siciliane e pochissime calabresi, tra le quali la Morrone e il Locri.

“Con Ciannameo, altro grande campione della nostra Paolana – riprende Vita – abbiamo giocato insieme soltanto un anno. Alfredo se n’è andato prestissimo alla Spal, in serie A. Io giocavo con la maglia numero due, dalla quale non mi sarei più staccato. Insieme a me in difesa c’era il mitico Francesco Maddalena, terzino sinistro, che aveva vissuto gli anni belli della Paolana di metà anni Cinquanta e che aveva avuto l’ebbrezza di passare al “grande Cosenza” e i fratelli Sarpa, Vittorio e Ippolito, due pilastri. In mediana il più grande dei fratelli Pasquino, Franco e il napoletano Biccari. In avanti giocavano anche Raise, fratello del terzino che era diventato simbolo del Catanzaro e Melli, un ragazzo del Nord. Sai chi è il figlio? Quell’Alessandro che negli anni Novanta ha giocato in serie A con il Parma di Nevio Scala…”.

LA CESSIONE AL COSENZA

Il giovane Vita inizia a “colpire” gli osservatori delle società più importanti del calcio professionistico. Le richieste fioccano, ma questa volta il Cosenza, clamorosamente “beffato” dalla Spal per il cartellino di Alfredo Ciannameo, non si fa trovare impreparato.

“Nel 1965 la Paolana aveva deciso che mi avrebbe ceduto. L’ingegnere Francesco Guido mi seguiva da un po’, dopo che il buon Ciccio Delmorgine si era “sgolato” (in verità l’aveva già fatto per Ciannameo ed era rimasto inascoltato…) per suggerire il mio acquisto. Ciccio girava in lungo e in largo per i campi della provincia e, inevitabilmente, eravamo diventati amici. La sua simpatia istintiva e la sua grande umanità del resto non potevano non colpirmi. La trattativa non fu delle più semplici, perché, come avrai capito, c’era una certa concorrenza, ma alla fine il Cosenza la spuntò.

L’ingegnere Guido sborsò per il mio cartellino 12 milioni e 500mila lire e ti assicuro che, a quei tempi, non era una cifra irrisoria… Io rimasi molto contento. Avevo scelto Cosenza per non allontanarmi dalla mia famiglia e per potermi diplomare, visto e considerato che avevo perso un po’ di tempo…”.

UN CAMPIONATO “STREGATO”

A Cosenza era appena arrivato Oscar Montez il “mago” argentino al quale tutti chiedevano la serie B perduta. Oscar Montez, il vulcanico mago sudamericano che ha conquistato Cosenza. L’uomo che fa della grinta e della determinazione il collante per tutta la squadra. Uno dei migliori talent scout cosentini e calabresi, Sergio Chiatto, suo grande ammiratore, nel tentativo di imitarlo, si procura addirittura un vocabolario di spagnolo e si diverte a interpretarne il ruolo in panchina, borbottando suggerimenti in ispanoamericano per la gioia dei suoi ragazzi, che a loro volta adorano il grande tecnico argentino.

Corti; Vita, Nicchi; Cantone, Millea, Rapetti; Marongiu, Ruggiero, Balestrieri; Marmiroli e Campanini… E’ impossibile – sorride Vita – non ricordare a memoria la formazione tipo della stagione 1965/66. Eravamo una grande squadra. Perdemmo il campionato per un solo punto. Ci beffò la Salernitana, che, per ironia della sorte, aveva in panchina Tom Rosati, l’anno prima a Cosenza. Ma è assurdo perdere un campionato dopo aver collezionato 48 punti, aver perso soltanto due partite (e la Salernitana ne aveva perso una in più…) e aver subito 17 gol in 34 partite… Fu una vera disdetta”.  Ma per Tonino Vita quello fu comunque un grande campionato.

TONINO VITA “RIVELAZIONE”

“Non saltai una sola partita: 34 presenze su 34 nonostante fossi un esordiente. Montez mi dava una carica incredibile, mi piaceva il suo modo di allenare ed è proprio vedendo lui che mi sono appassionato alla carriera di allenatore. Mi ha dato molto anche in quella direzione. Il mister inoltre mi trasmetteva sicurezza quando mi decidevo a scendere in avanti per seguire l’azione sulla fascia. Ero diventato talmente bravo e sicuro di me che mi chiamavano il “Facchetti del Sud” anche se non segnavo tanti gol come l’indimenticabile Giacinto ed ero destro invece che sinistro. Ma me la cavavo bene anche in marcatura. Montez mi piazzava quasi sempre sull’attaccante avversario più pericoloso. La mia dote migliore era la velocità: recuperavo che era una bellezza. Pensa che pesavo soltanto 57 chili e sono alto 1,75: avevo un fisico straordinario per fare il difensore. Quell’anno mi guadagnai anche la convocazione nella Nazionale di categoria. Insieme a me c’erano campioni come Romeo Benetti, Aldo Liguori, Pino Wilson e Giorgio “Long John” Chinaglia. Per un ragazzo di vent’anni era una soddisfazione immensa…”. Tonino Vita resta al Cosenza dal 1965 al 1973 giocando 228 partite ed entrando nella storia del club rossoblù tra i giocatori con il maggior numero di presenze di tutti i tempi.

Chiusa la carriera di calciatore, Tonino Vita ha intrapreso quella di allenatore e ha legato il suo nome al Rende, dove, tra il 1979 e il 1985, è stato tra gli artefici del miracolo calcistico biancorosso proiettando la squadra fino al grande proscenio della Serie C1 con annessi derby con il “suo” Cosenza. Ha continuato negli anni Novanta dedicandosi al settore giovanile del club biancorosso. Una colonna del calcio cosentino. Ciao Tonino Vita, indimenticabile “Facchetti del Sud”.

La Società Cosenza Calcio in tutte le sue componenti esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio “Tonino” Vita ex calciatore rossoblù. Vita, difensore di piede destro, è stato protagonista con la maglia rossoblù dal 1965 al 1973 collezionando 228 presenze (sesto giocatore rossoblù di tutti i tempi per presenze). Alla famiglia del nostro ex calciatore le più sentite condoglianze.