Cosenza corrotta, con il ritorno di Renzi al potere che fine faranno le inchieste di Gratteri?

Se per la Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria l’unica stella polare, nell’azione giudiziaria, resta la Giustizia, anche in tempi di crisi di governo e mai “subordinata” alla politica, e lo ha dimostrato con i fatti, altrettanto, purtroppo, non si può dire della Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha competenza sull’intero Distretto giudiziario della Corte d’Appello di Catanzaro che comprende 8 circondari giudiziari afferenti alla Provincie di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia.
L’arrivo di Gratteri alla guida della Dda di Catanzaro non ha prodotto l’effetto sperato. O meglio l’attività giudiziaria di Gratteri si è limitata ad aggredire alcune famiglie mafiose del crotonese e dintorni, che non è poco per carità, tralasciando totalmente, a differenza della Dda di Reggio Calabria, le inchieste sulla masso/mafia, nonostante i suoi tanti annunci e proclami in materia. Tutti ricordiamo le sue dichiarazioni: la “primavera calabrese”, “la cartucciera carica”, “la scimitarra”, “la ricreazione è finita”, “stiamo arrivando”, “li ho fregati”, e cose così. Ma tutto quello che è riuscito a produrre in materia di lotta al malaffare politico/mafioso, è veramente poca roba. Da “Stige” a “Lande desolate” passando per “Passepartout” solo fallimenti. Diciamolo, anche perché è la verità (carta canta): quasi tutte le sue inchieste sono state sonoramente bocciate dalla Cassazione. Gratteri non ha mai messo in campo, specie nelle inchieste sui politici, vedi Palla Palla e Occhiuto, una forte azione giudiziaria supportata da robuste prove, nonostante l’enorme quantità di materiale probatorio sui due a sua disposizione. Basta leggere le ordinanze “Lande desolate” e “Passepartout” per capire che Gratteri non ha mai fatto riferimento, per quel che riguarda Occhiuto in particolare, a tutto il “materiale” che la Guardia di Finanza, e i tanti pentiti hanno prodotto e raccontato su di lui. Per non parlare della figura di Barbieri (l’imprenditore mafioso) uscito indenne da tutte le accuse mosse nei suoi confronti da Gratteri: per la Cassazione non è un mafioso. Viene allora da chiedersi: se Gratteri voleva dimostrare la mafiosità di Occhiuto, Barbieri, Palla Palla, perché non ha tirato fuori le intercettazioni di Potestio su Piazza Fera/Bilotti, o le registrazioni della Finanza tra Occhiuto e Barbieri sotto casa di Clini a Roma, oppure le tante dichiarazioni dei pentiti che indicano Occhiuto, e non solo, come referente dei clan? Giusto per fare qualche esempio. Gratteri si è limitato a proporre, come prova, nelle sue ordinanze, qualche intercettazione tra burocrati che la Cassazione ha rispedito subito al mittente.

Come mai Gratteri non ha calato i suoi assi? Lo abbiamo scritto tante volte: la presenza di alcuni magistrati come Luberto, Spagnuolo, e altri 13 (ricordiamo che a Salerno è in corso una inchiesta su 15 magistrati) appartenenti tutti al distretto giudiziario della Dda di Catanzaro, fortemente legati a certa politica, ha di fatto impedito a Gratteri di muoversi liberamente. Ogni suo tentativo di promuovere una qualche inchiesta sulla masso/mafia cosentina, che come si sa è tra le più potenti d’Italia, e prova ne è l’immunità di cui gode la citta di Cosenza in materia di reati contro il pubblico patrimonio, truffe allo stato, e giri strani di denaro, è sempre stata frenata dal suo aggiunto Luberto, legato mani e piedi a certi politici a cui ha garantito, in cambio di favori personali, l’immunità giudiziaria. O meglio l’imbosco di tutto il materiale che riguarda i loro loschi traffici. Gratteri si è trovato, suo malgrado, “protagonista” all’interno di uno scontro tra magistrati (Luberto e Spagnuolo, contro Facciolla, Bruni e Lupacchini), già in atto prima ancora della sua venuta a Catanzaro, che ha completamente frenato la tanto decantata, e più volte annunciata, azione giudiziaria contro i poteri forti, e quel poco che ha fatto, lo ha fatto raffazzonando inchieste che più che “condannare” gli accusati, li assolve. Ma non è solo questo che ha bloccato l’azione giudiziaria del procuratore capo di Catanzaro.

Gratteri è estraneo ad intrallazzi e maneggi, ma non è immune al “fascino” della politica. Il suo punto debole. Ed è forse qui che risiede anche la sua timidezza nel portare avanti inchieste dove sono coinvolti politici e magistrati. Il suo strano modo di condurre le inchieste, in maniera superficiale e con grossolani errori, come dice la Cassazione, sembra quasi fatto a posta per non dare fastidio a determinati politici. Gli stessi, forse, da cui si aspetta elogi e promozioni. E tutto sommato accontentare Luberto, significa anche salvaguardare la sua carriera.

Se è vero, come è vero, che la politica “influenza” Gratteri, allora c’è da chiedersi anche dell’altro. Con il ritorno del Pd al governo, il partito che aveva proposto Gratteri come Ministro della Giustizia, che fine faranno le già sonnacchiose inchieste sui politici cosentini e non? Che fine farà l’inchiesta sul “Sistema Cosenza”, dove ci sono tutti, destra e sinistra, ora che il PD può contare su ministeri importanti? Imporrà ai magistrati di nuovo il sistema Palamara, e se così sarà, cosa farà Gratteri? Continuerà a rispettare il cane per amore del padrone, oppure non guarderà in faccia nessuno?

E poi, visto sempre il ritorno del Pd e dei renziani nei posti di potere, che fine farà l’ispezione richiesta dai deputati 5Stelle, al Tribunale di Cosenza? Sarà cancellata anche questa, vista l’amicizia tra Spagnuolo e noti esponenti del Pd?
Quello che si prospetta, senza mettere in discussione l’onestà di Gratteri, è un’altra stagione di insabbiamenti, nonché il ritorno alla grande dell’impunità per i corrotti e i collusi. Ed è solo per questo che Renzi sin da subito ha gridato all’accordo, uno dei suoi scopi principali è proprio questo: affossare, attraverso l’uso spregiudicato del potere che ha di nuovo in mano, le tante inchieste che coinvolgono i suoi seguaci, e su tutti il caso Lotti. Così da poter lavorare tranquillo al suo nuovo progetto politico.
Vedremo se Gratteri riuscirà a liberarsi di queste catene, oppure continuerà a fare ricchia i mercanti, come ha fatto, sostanzialmente, fino ad ora. Una cosa è certa: il ritorno del Pd al governo non porterà niente di buono alla Calabria.