Cosenza corrotta: l’inchiesta della Manzini

Facciamo il punto della situazione sull’inchiesta condotta dall’investigatrice Manzini sul ladrocinio aggravato e continuato al Comune di Cosenza, per capire come stanno le cose e da quanto tempo ci lavora.

Le perquisizioni della Finanza con relative acquisizioni di atti al Comune, non si contano più. Nell’ultimo anno e parliamo solo di quelle che siamo riusciti a sapere sono più di 10. E non ci sono state solo perquisizioni: molti consiglieri e impiegati sono stati anche interrogati.

Come avvenne nella perquisizione, ad esempio, del 20 dicembre 2015, quando i finanzieri oltre ad acquisire documenti relativi all’appalto alla Gnat (l’associazione dell’ex consigliere Fuoco e dei vigli urbani), interrogarono il dirigente Dattis e alcuni consiglieri comunali tra cui Mazzuca e Frammartino.

finanza comune Non passa neanche una settimana da questa perquisizione che i finanzieri poco prima di Capodanno si recano di nuovo al Comune, questa volta per acquisire materiale relativo alla famigerata Medlabor. In particolare, investigatori ed inquirenti, in quella occasione decisero di approfondire la costosa gestione delle luminarie in città, per tre anni sempre affidata alla ditta Medlabor, e costata al Comune di Cosenza la modica cifra di 800mila euro.

La notizia di questa perquisizione finisce addirittura sul TG1 pochi giorni dopo Capodanno, il 3 gennaio per la precisione. La Manzini contesta all’ex capo di gabinetto del Comune di Cosenza Potestio di aver favorito sempre la stessa ditta, in cambio di denaro, attraverso l’uso improprio del sistema del cottimo fiduciario, frazionando gli “appalti” in modo da non superare la soglia dei 40mila euro.

luminarieLa prova della corruzione, per l’investigatrice Manzini, sta nel fatto che ancora nessuno è riuscito a spiegare la straordinaria crescita della Medlabor, ditta che nel 2011 aveva un giro d’affari di appena 10mila euro, ma tra il 2012 e il 2015 riceve appalti e commesse dal Comune di Cosenza per oltre 600mila euro.

Una operazione fraudolenta che avveniva, sempre secondo l’investigatrice Manzini, con la complicità del dirigente del settore Lavori pubblici, Domenico Cucunato, e del suo direttore di dipartimento, Carlo Pecoraro.

Ma il lavoro dei finanzieri non finisce qui. Infatti, oltre alla Medlabor, acquisiscono anche atti e documenti relativi a commesse e appalti accumulati dal 2011 al febbraio 2016 da altre due imprese, la Cmt di Francesco Amendola  e la Fratelli Amato di Antonio Amato.

L’attività della Manzini all’inizio del 2016 ferve.

Tant’è che i finanzieri ritorneranno in Comune tante altre volte fino ad arrivare al 20 maggio del 2016, giorno in cui l’investigatrice Manzini fa recapitare al trio dell’intrallazzo Pecoraro/Cucunato/Potestio un avviso di garanzia per corruzione e abuso d’ufficio. Insieme a loro vengono avvisati anche gli imprenditori Francesco Amendola e Antonio Amato e il responsabile della ditta Medlabor Antonio Scarpelli. Ed iniziano interrogatori, informative, memorie difensive.

ocvMolti vengono ascoltati come persone informate sui fatti. E nel mentre la Finanza continua a perquisire e ad acquisire informazioni e documenti. L’inchiesta si allarga. L’investigatrice Manzini, ordina ai finanzieri di sequestrare tutte le determine in odor di trucco del quarto piano. E le ditte amiche oggetto di indagine diventano almeno una decina.

Proficuo per l’investigatrice Manzini il periodo del commissario Carbone. Che fornisce alla procura una dettagliata relazione sulla situazione dei debiti di Occhiuto. E non solo. Fornisce all’investigatrice Manzini i riscontri che cercava: le gravi mancanze amministrative in quasi tutte le determine firmate dal trio. Come si evince dalla relazione del collegio dei revisori dei conti.

Il quadro che ne viene fuori è allarmante: milioni di euro spesi senza un criterio e al di fuori da ogni regola.

Insomma, a ripercorrere i fatti si evince che l’investigatrice Manzini lavora sugli imbrogli in Comune da oltre un anno. Viene da chiedersi: alla luce di evidenti risultanze investigative che confermano le ipotesi dell’accusa, di riscontri documentali che non lasciano spazio a nessun altra interpretazione se non all’imbroglio, di quanto tempo ha ancora bisogno per rendere giustizia ai cittadini? Giusto per capire se la tecnica è quella della proroga di sei mesi a sei mesi.

Per dirla alla cosentina: non è che questa storia dopo tutto questo lavoro finisce aru riscuardu?

GdD