Cosenza, ecco chi ha “imboscato” le dichiarazioni dei pentiti

Se le parole pronunciate ieri da Gratteri, durante la conferenza stampa seguita all’arresto dei due sbirri corrotti e infedeli della penitenziaria, hanno valore e sostanza, allora qualcuno, o forse più di uno, dovrebbe chiederci scusa. E spieghiamo subito il perché.

Dice Gratteri sull’operazione di ieri: “Questa indagine fa parte di quel pacchetto di inchieste ferme, dimenticate, alle quali nessuno aveva messo mano, su fatti gravissimi avvenuti all’interno del carcere di Cosenza. Questo lavoro poteva essere svolto tanti anni fa… ma la cosa più grave è che si sia consentito che detenuti ‘ndranghetisti di Cosenza siano rimasti per anni a Cosenza”.

Bene, sono anni che scriviamo che qualcuno presso la procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha fatto in modo che per tutto questo tempo nessuno si occupasse più del “Sistema Cosenza”, imboscando e insabbiando tutti i fascicoli dell’inchiesta. E a dire quello che noi abbiamo scritto per anni, oggi è lo stesso Gratteri. Perché quando Gratteri dice che nessuno “ci ha messo mano”, e che questi fascicoli giacevano da anni in chissà quale cassetto nascosto, l’accusa non può che essere rivolta a qualche suo collega, gli unici che potevano “fare” e che non hanno fatto. Altrimenti chi? Non certo mio nonno o mia zia.

È chiaro che si riferisce ai magistrati che hanno avuto queste inchieste tra le mani e invece di procedere, vista anche la gravità dei fatti, hanno pensato bene di tirare a campare con la speranza che nessuno se ne accorgesse. E tutto questo pur di tutelare i tanti politici coinvolti nell’inchiesta “Sistema Cosenza”, come a dire: se i pentiti, che da anni raccontano la commistione tra ‘ndrangheta e politica a Cosenza, risultano attendibili per gli sbirri corrotti, allora devono essere credibili anche quando parlano di Occhiuto, Manna, Greco, Paolini, Magorno, Adamo, Bruno Bossio e compari vari. Perciò, per evitare questo, qualcuno, che deve essere per forza un magistrato, ha pensato bene di imboscare tutto, così da non creare “paragoni” con i politici. Meglio lasciare liberi tutti, delinquenti compresi, piuttosto che arrestare tutti, politici compresi.

A parlare del coinvolgimento di politici in faccende di voto di scambio e appalti truccati, una decina di pentiti, gli stessi che hanno raccontato le malefatte dei 3 agenti della penitenziaria infedeli, arrestati ieri. Il primo a chiamare in correità quasi tutto l’arco politico cittadino, più di 6 anni fa, Adolfo Foggetti, seguito da Ernesto Foggetti, Daniele Lamanna, Mattia Pulicanò, Franco Bruzzese, Luciano Impieri, Vincenzo De Rose, Francesco Noblea. Tutti hanno raccontato di episodi dove sono coinvolti direttamente Manna, Occhiuto, Greco, Paolini, Principe, Magorno, per lo più “cantandosi” vicende di voti in cambio di denaro o favori dalla pubblica amministrazione.

A conferma dell’esistenza del fascicolo, e quindi dell’inchiesta su Cosenza, sui politici chiamati in causa dai pentiti esiste il lavoro dell’allora pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni che condusse le operazioni “Sistema Rende e Castrolibero” dove attualmente risultano imputati Sandro Principe e Orlandino Greco. Mentre per Cosenza, e quindi per Manna, Occhiuto, Paolini, niente è stato fatto. Anzi, come dice Gratteri, tutto è stato nascosto. Nonostante le dichiarazioni dei pentiti. E se ciò non bastasse, a confermare l’esistenza dell’inchiesta su Cosenza, aggiungiamo anche che sul “Sistema Cosenza” l’allora pm Bruni ascoltò anche alcuni consiglieri comunali proprio sulle dichiarazioni dei pentiti e sulle tante attività truffaldine poste in essere dall’amministrazione Occhiuto. Consiglieri che hanno riempito decine e decine di verbali che attestano e confermano l’avvenuta commistione tra malaffare e politica a Cosenza. Più prova di così si muore.

Quindi è vero quello che dice Gratteri: qualcuno ha imboscato le carte, così come abbiamo sempre sostenuto noi, con lo scopo di affossare l’inchiesta, anche attraverso clamorose fughe di notizie, al fine di tutelare gli amici degli amici coinvolti nei tanti reati raccontati dai pentiti, e non solo.
Quello che non dice Gratteri però è chi è questo qualcuno che poteva fare e non ha fatto, insabbiando tutto…
Bene, noi ve lo abbiamo già raccontato, e per questo ci siamo presi anche una bella denuncia. Vi abbiamo raccontato della “guerra” tra magistrati, e in particolare quella posta in essere, prima dell’arrivo di Gratteri alla guida della Dda di Catanzaro, tra l’allora pm Bruni e l’aggiunto Luberto. Bruni voleva intervenire su Cosenza, e Luberto no. Questa non sarà mai una verità giudiziaria, lo sappiamo tutti che i magistrati che commettono reati, anche gravi, non pagano mai, ma resta una verità storica che conoscono tutti.

Se ci fosse una magistratura seria che volesse fare luce su tutto questo, gli basterebbe convocare gli allora candidati a sindaco (2016) Presta, Guccione, e i 17 consiglieri firmatari della sfiducia ad Occhiuto, e chiedere loro quali erano “le voci” provenienti dai palazzi romani, come quelle di Minniti o di Lotti, in merito all’arresto di Occhiuto, Manna e Paolini, per capire non solo le coperture politiche, ma anche quelle giudiziarie. Tutti erano al corrente dell’imminente intervento del dottor Bruni su Cosenza, un intervento che fu fermato all’ultimo minuto, proprio da certa politica in accordo con qualche magistrato della Dda.
Quel qualcuno non può che essere l’aggiunto Luberto, titolare, all’epoca, di tutte le inchieste sui reati mafiosi commessi in provincia di Cosenza e Crotone insieme al pm Bruni. Solo loro potevano indagare su questi territori. Dunque, se Bruni voleva intervenire su Cosenza, va da se che a boicottare l’inchiesta fu Luberto. Da qui non si scappa. E questo lo sa bene anche Gratteri. Che ovviamente non può dirlo apertamente, ma di sicuro avrà notiziato i suoi colleghi di Salerno su tutto questo.
Ora resta da capire se l’operazione di ieri è solo l’inizio di una serie di attività giudiziarie mirate contro i colletti bianchi, i servitori dello stato infedeli e i magistrati corrotti, oppure se tutto questo, ancora una volta, sono solo le solite chiacchiere in libertà di Gratteri.