Edyta Kopaczinska, collaboratrice di giustizia, vedova di Michele Bruni, ha testimoniato ieri a Cosenza, collegata in videoconferenza, al processo contro Catiuscia D’Apolito e Maria Grazia Foggetti, madre e figlia, accusate di minacce aggravate nei confronti di Mirìam Bartolomeo, all’epoca convivente di Vincenzo Foggetti, ex marito della D’Apolito e padre di Maria Grazia Foggetti. Edyta Kopaczinska è legata alla famiglia Foggetti e in particolare a Catiuscia D’Apolito, che chiamava affettuosamente zia Catia, essendo la sorella della madre dell’ormai defunto marito.
Le due donne – la D’Apolito e la Bartolomeo – , in particolare, si erano già affrontate in passato tanto da costringere Miriam a sporgere denuncia contro la D’Apolito e la figlia e proprio per indurla a ritirare la denuncia, a maggio del 2020, Miriam Bartolomeo ha ricevuto diverse chiamate sulla sua utenza da un numero che sapeva essere nella disponibilità di Edyta Kopaczinska.
Miriam Bartolomeo ha registrato una delle telefonate. Edyta Kopaczinska voleva parlare con Vincenzo Foggetti, ma le è stato risposto di riferire direttamente a lei. Secondo Edyta, Ernesto Foggetti – figlio di Vincenzo – la avrebbe contattata su FB con un profilo falso e le avrebbe scritto di intervenire con il padre affinché la Bartolomeo lasciasse stare la mamma, Catiuscia D’Apolito appunto (che come abbiamo visto è anche la zia acquisita di Edyta). Ma Edyta non ha affatto “eseguito” l’ordine e a seguito di quel contatto anche lei le rivela di avere denunciato Ernesto Foggetti ai carabinieri.
Ed è a quel punto che Edyta vuota il sacco e racconta a Miriam Bartolomeo quello che stava per accadere prima che diventasse collaboratrice di giustizia.
Una sera, Catiuscia D’Apolito aveva convinto Edyta ad andare sotto casa di Miriam Bartolomeo a Rende in viale dei Giardini “armata” di una bombola di gas per farla saltare in aria mentre qualche mese prima la stessa D’Apolito era entrata in casa sua per ammazzarla – unitamente a un soggetto del quartiere di via degli Stadi – e le avevano devastato l’abitazione nonostante fosse presente un figlio in tenera età. Tutto questo accadeva ancora prima che Michele Bruni morisse e proprio per timore di una reazione diretta del boss, Miriam Bartolomeo aveva deciso di non denunciare i fatti. Tuttavia, nel corso della telefonata registrata, Edyta ripercorre tutto il lungo calvario delle minacce nei confronti di Miriam e rivela anche che la vicenda relativa all’intimidazione con la bombola di gas era finita in una intercettazione ambientale della Dda di Catanzaro.
La collaboratrice di giustizia ha confermato anche ieri quanto era emerso in fase istruttoria nella registrazione della telefonata ed ha aggiunto che il marito – Michele Bruni – non ha auto il tempo di “finire” Miriam Bartolomeo perché nel frattempo era deceduto. La discussione e la sentenza sono previste per il 23 novembre.









