Cosenza, falsi precari all’ASP: Perri, Scarpelli e il codice penale del Cinghiale

Il Cinghiale e Scarpelli
Puntuale come un orologio svizzero è uscito fuori il nome del secondo destinatario della richiesta di interdittiva dai pubblici uffici per la vicenda delle assunzioni dei falsi precari all’ASP di Cosenza. Si tratta del secondo dirigente di stretta osservanza cinghialesca ovvero Gianfranco Scarpelli, ex direttore generale dell’ASP, che segue di qualche giorno Antonio Perri. Identici i legali che li difendono, identica la linea difensiva, che è quella di invocare l’incompetenza della procura di Cosenza. E dichiarando, dunque, la nullità del loro interrogatorio secondo i dettami del Ccp (Codice cinghiale penale).
Tonino Perri, detto Wikipedia, e Gianfranco mozzarellone Scarpelli stanno facendo melina.
Dicono che Cosenza non sarebbe competente per i gravi reati connessi alla vicenda dei falsi precari.
Ma la questione posta dagli avvocati Siciliano e Spataro è inesistente. Ancorché si trattasse di un progetto regionale i reati si sono comunque consumati a Cosenza, con l’assunzione dei falsi precari, anzi sono stati proprio organizzati e materialmente redatti a Cosenza.
Perri è stato il gran visir di questa porcata, Scarpelli addirittura ha avuto l’ardire di metterci la nuora Laura Rizzuti (mentre Wikipedia ha inserito una “nipotina”).
Perri, infido e incompetente, aveva gli occhi brillanti quando ha saputo che Oliverio avallava la cosa. Non gli sembrava vero che potesse  contemporaneamente sistemare la “nipotina” e rendere un servizio ai nuovi padroni.
La competenza è a Cosenza e il giudice Greco deve sospendere, interdire subito questi due impuniti. La sanità deve iniziare a liberarsi di gente come Scarpelli e Perri, il braccio armato del Cinghiale.
Intanto, si attende il nome del terzo destinatario della richiesta interdittiva. Se fosse il dirigente Palumbo, tuttavia, le sue responsabilità sarebbero notevolmente minori rispetto a quelle del gatto e della volpe.