di Saverio Di Giorno
Alla fine del 2021 la politica nazionale partoriva un passaggio di potere: Andrea Gentile succedeva nello scranno lasciato libero da Roberto Occhiuto, che passava alla Regione. Dopo il più recente scippo al M5s il suo nome torna ad agitare le piazze e a riempire le righe. E soprattutto il suo cognome: presente da decenni nelle cronache calabresi. In quell’anno scrivevamo un piccolo ritratto dell’ultimo rampollo di quella famiglia. A partire dalle sue passeggiate. Equilibrista, vicino ai gruppi di potere, un cognome a cui nessun partito riesce a dire di no per via del nugolo di voti che in qualche modo riesce ancora a tenere.
E c’è chi dice negli ambienti romani che fra qualche mese, appena rientrato in parlamento il neodeputato passerà a Fratelli d’Italia. Voci di corridoio, vedremo. A sostegno di tale tesi la difesa a spada tratta del gruppo di FdI a partire addirittura dal vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, Antoniozzi che ha dichiarato: «Ha avuto ragione in tutte le sedi, la questione è chiusa: così vuole la democrazia». E la cosa avrà certamente effetti – se sarà – ed è un segnale per le vicine regionali.
Ma torniamo indietro ad un’altra campagna elettorale. A costo di stancare e di sfinire occorre ricordare chi sono queste dinastie, che rapporti hanno e come sono passati indenni da stagioni politiche e indagini. E le ultime indagini di Paola dimostrano che la situazione non è affatto cambiata. In quei mesi Gentile passeggiava sull’Alto Tirreno Cosentino per onorare la tradizione della sua famiglia, anzi della sua dinastia che spesso si è fatta vedere a queste latitudini. Per quale motivo questi viaggi? Per fare visita all’allora sindaco/senatore Magorno e a tutto lo stuolo di amministratori, imprenditori e figuri vari che si aggirano in queste terre. L’immagine della restaurazione perfetta pronta a ingoiare il fiume di fondi europei in arrivo.
Inutile ricordare il pesante cognome presente ovunque, anche le pietre conoscono il curriculum dei predecessori, presenti al Comune di Cosenza, ma soprattutto nella stirpe si annoverano sottosegretari nei governi Renzi, raccomandati direttamente da Scopelliti. Gentile senior è stato l’ago della bilancia tra Reggio e Cosenza e non a caso uno dei pentiti fa proprio questo cognome tra gli appartenenti alle logge coperte. Il “giovane” Andrea, avvocato (e cos’altro se no?) ovviamente si dice orgoglioso di appartenere a una famiglia tanto pesante, senza nessun accenno critico.
E proprio lui, come i predecessori, è venuto in quello che doveva essere un incontro con il territorio, ma che alla fine si è tramutato in un salotto privato. Con Magorno ovviamente. Il sindaco/senatore renziano è parte integrante del sistema Calabria sempre lambito ma sgusciato fuori dalle indagini.
Insieme ai due pezzi da novanta tutto il sottobosco di figure di spicco dei comuni del territorio. Tra i commensali in questo caso specifico, oltre a Bartalotta di Diamante, D’Aprile (Belvedere), Raffaele Perrone e Giacomo De Marco (Maierà). Quest’ultimo in particolare è salito agli onori della cronaca per i suoi affari con le sue aziende e relativi conflitti d’interesse. Questo degli amministratori era un lato molto esplorato dalla procura di allora retta da Pierpaolo Bruni e alcune ancora in corso. Certo in un panorama completamente nuovo e regredito rispetto a quelle passeggiate del 2021. Persino Scopelliti ora torna a girare per i comuni, riscopertosi novello scrittore e ospitato da sindaci vari. Appunto, un panorama parecchio diverso.