Per un attimo avevamo pensato ad un cambio di passo della procura cittadina rispetto alla volontà di approfondire le tante notizie di reato da noi pubblicate. In quasi sei anni di Iacchite’ non era mai successo che la procura cittadina ci convocasse “come persone informate sui fatti” per approfondire i contenuti di una serie di nostri articoli sugli intrallazzi della Succurro a san Giovanni in Fiore.
Il nostro rapporto con la procura è sempre stato conflittuale, e non certo per colpa nostra. Noi siamo sempre stati disponibili alla collaborazione con le autorità, come dimostra questa storia che stiamo per raccontarvi, ma alla procura il nostro “aiuto” non è mai interessato. E questo perché nei nostri articoli abbiamo sempre sostenuto che senza le coperture giudiziarie fornite da diversi magistrati che operavano e operano nel tribunale di Cosenza, nessun saccheggio delle casse pubbliche sarebbe stato possibile. Una verità che a Cosenza conoscono tutti, noi abbiamo solo scritto quello che è sotto gli occhi di tutti: a Cosenza in galera ci finiscono solo i ladri di polli, i pusher di quinto livello, e qualche malandrino di cartone, per i colletti bianchi che delinquono l’impunità è garantita, e prova ne è il fatto che le casse comunali sono “sotto” di oltre 400 milioni di euro, denaro speso e finito chissà dove, perché di opere nuove in città non se ne vedono. Da qualche parte questi denari devono essere finiti, così come dice anche la Corte dei Conti che fornisce schiaccianti prove, anche di natura penale, sui bilanci taroccati e la gestione e allegra dei conti pubblici da parte della passata amministrazione.
Ma neanche di fronte a questi “richiami” la procura cittadina ha inteso intervenire per garantire la verità sul saccheggio delle casse pubbliche, ai cittadini. Questo è un fatto. Nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale, la procura cittadina non ha aperto un solo fascicolo sulle ruberie avvenute in Comune negli ultimi 15 anni. Sempre silente e pronta a neutralizzare i nemici della paranza massomafiosa che governa nell’ombra la città. Che è quello che ha fatto per oltre 6 anni con noi, aprendo nei nostri confronti diversi fascicoli: terrorismo, stampa clandestina, narcotraffico, attentati dinamitardi, sovversione, e chi più ha più ne metta, tutti finiti con una bella archiviazione. Centinaia e centinaia di migliaia di euro spesi per pedinarci, intercettarci, spiarci, fotografarci, in ogni dove e in ogni momento, per anni. Lo scopo principale della procura, su mandato dei fratelli massomafiosi, era quello di scoprire a tutti i costi, le nostre fonti. Di indagare sui reati commessi dai politici e dai mafiosi nonostante esposti, denunce, querele, anche ad opera del senatore Morra, della consigliera Katya Gentile, dell’ex assessore comunale Fresca, e di tanti cittadini, non gli è mai passato neanche per l’anticamera del cervello, perché collusi negli intrallazzi. Ovviamente non hanno mai trovato nulla contro di noi, e di questo li ringraziamo perché, grazie al loro lavoro, oggi, abbiamo tutti gli atti prodotti dai poliziotti che ci hanno seguito negli ultimi 5 anni (foto, video, verbali, intercettazioni, una montagna di carte) dove è chiaro a tutti che la nostra vita scorre limpida e cristallina e che non siamo terroristi, non siamo narcotrafficanti, non mettiamo bombe, non prendiamo bustarelle, e non ci paga nessuno. Il tutto, ora, anche certificato dalla Procura cittadina.
Detto questo, ecco la storia: nove mesi fa, all’incirca, fummo convocati dalla polizia giudiziaria come persone informate sui fatti. La cosa ci stupì e non poco quando chiedemmo agli “agenti” quale fosse la procura “in questione”, ricevendo la risposta che mai ci saremmo aspettati: la procura di Cosenza. Pensammo subito all’ennesimo trucco, ma concordammo come redazione che saremmo andati a quell’incontro. E così fu.
Ci presentammo davanti alla “giudiziaria” incaricata, per conto del pm, di ascoltarci. E con rinnovato stupore scoprimmo che l’argomento erano gli intrallazzi della Succurro al Comune di San Giovanni in Fiore. Rispondemmo a tutte le domande, fornendo inoltre, agli investigatori, tutto il materiale in nostro possesso, indicandogli nomi e cognomi dei marpioni e tutte le circostanze attinenti agli intrallazzi. Tutelando com’è nostro costume, anche fino alla morte, le nostre fonti. Ci lasciammo con un grazie per la collaborazione e un arrivederci a presto.
Uscimmo da quell’incontro con un rinnovato spirito nei confronti della procura e pensammo: vuoi vedere che si sono svegliati e finalmente iniziano a fare il loro dovere con coscienza e professionalità?
Passano i mesi e gli investigatori lavorano sui riscontri, certificando la bontà del nostro racconto e quello di alcuni “testimoni” cittadini di San Giovanni in Fiore convocati anch’essi come persone informate sui fatti. C’è da dire che in questa storia non è in discussione l’operato degli “investigatori” della giudiziaria, che hanno svolto il loro lavoro con serietà e professionalità, ma come si sa dipendono dal pm, e loro, oltre a quello che gli compete, non possono andare. E nulla c’è da eccepire da parte nostra nei loro confronti. Questo vogliamo chiarirlo.
L’attività di “istruttoria” è terminata, e il fascicolo arriva sul tavolo del pm che dovrà valutare il lavoro degli investigatori e decidere se far scattare l’azione penale oppure no. Le prove ci sono, eccome se ci sono. E questo lo hanno verificato anche gli investigatori, ma nulla si muove. Allora decidiamo, all’ottavo mese quando sono già scaduti da due mesi i termini che impongono il silenzio al testimone, di attivare una fonte per capire a che punto sta l’inchiesta e soprattutto chi è il pm titolare dell’inchiesta. Lo avevamo chiesto agli investigatori della giudiziaria, ma non ci hanno mai risposto. La risposta della fonte arriva a stretto giro, il titolare dell’inchiesta è il pm Cozzolino. E tutto assume un altro “sapore”. A quel punto capiamo che siamo di nuovo caduti in una delle sue trappole.
A Cozzolino non interessava scoprire e punire il malaffare che si sta consumando sotto gli occhi di tutti a San Giovanni in Fiore, a lui interessava sapere cosa sapevamo noi degli intrallazzi e soprattutto scoprire l’identità della nostra fonte per neutralizzarla, servendosi come sempre del suo ruolo istituzionale, e dei sinceri investigatori che hanno lavorato su questo caso, per mettere tutto a tacere. Che è quello che è successo a quest’inchiesta, finita sotterrata, e questo lo sappiamo per certo, chissà dove e chissà insieme a quante altre dello stesso “tenore”. È sempre la stessa storia: qualcuno ha chiesto a Cozzolino di tutelare la Succurro, così come hanno fatto per dieci anni con Occhiuto. È questo il ruolo di Cozzolino: tenere eventuali “fughe di notizie” sugli intrallazzi dei marpioni, sotto controllo, e al momento giusto sbarazzarsi di tutto. Basterebbe solo verificare se ciò che abbiamo appena raccontato è vero oppure no. Ma nessuno osa aprire un fascicolo su questo, nessuno osa chiedere, nessuno controlla. Tutto si limita all’ennesima denuncia nei nostri confronti da parte di Cozzolino, e la giostra continua.
Ecco, è così che alcuni pm lavorano in procura: da un lato si impegnano a costruire inchieste farlocche sui nemici della paranza, e dall’altro si adoperano ad insabbiare quelle degli amici degli amici.
P.S. al netto di ogni generalizzazione, e con il dovuto rispetto a tutti i magistrati, e sono tanti quelli che ogni giorno onorano la Costituzione, la Legge e la Toga. Sui contenuti dell’inchiesta siamo volutamente restati vaghi perché speriamo in un intervento “divino”, e non vogliamo avvantaggiare i marpioni che sanno che qualcosa si muove contro di loro, e questo lo hanno sempre saputo (da Cozzolino), ma non sanno fino a che livello. Perché l’unico interesse che ci muove è che alla fine la Giustizia (quella giusta e uguale per tutti) trionfi.