Cosenza, il fantastico mondo dell’Asp: contabilità e massoneria (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

E quindi Gratteri si è deciso ad indagare per epidemia colposa dietro input di diverse sigle sindacali che hanno sporto denuncia. Hanno denunciato incongruenze tra i numeri dichiarati di posti letto e terapie intensive e la situazione effettiva. In realtà le incongruenze sono anche più gravi per cui è bene ripartire da una domanda: perché l’Asp di Cosenza non è ancora stata sciolta nonostante la sua situazione sia simile, se non peggiore delle altre? Anche in questo senso Cosenza è un’anomalia rispetto al resto della Calabria.

Riprendiamo velocemente le incongruenze. In quasi tutte le strutture ospedaliere pubbliche cosentine accade che vi sono attrezzature, macchinari, interi reparti che vengono costruiti, approntati, ultimati ma poi per qualche motivo rimangono inutilizzati. È il caso di Praia a Mare, il caso di Castrovillari su cui ha indagato anche la procura, ma anche quello più recente di Paola di cui abbiamo scritto (http://www.iacchite.blog/cosenza-perche-lasp-non-e-stata-ancora-sciolta-per-infiltrazioni-massomafiose-di-saverio-di-giorno/). Pagamenti autorizzati, fatture pagate e firme messe. Sulle firme ci torneremo. Se accade più volte siamo di fronte ad un vero e proprio sistema, non semplice inefficienza. Riprendiamo anche qualche conto: da noi una terapia intensiva costa intorno ai 200 mila euro, al nord 70 mila. Stessa cosa per le attrezzature più basiche, per non parlare delle prestazioni. Quindi non solo spese fantasma, ma anche costi lievitati e ingiustificati. Come è possibile? Naturalmente in pandemia si è solo peggiorato un sistema che valeva anche prima.

Catanzaro dovrebbe quindi andare a ritroso e confrontare un altro dato: quanto è stato pagato a cliniche private, studi e strutture private? Le rendicontazioni ci sono? Tutto messo a bilancio? Vedrebbe che quanto emesso verso i privati ha curiosamente lo stesso ordine di grandezza dei debiti messi in luce dalla Corte dei Conti.

Quindi ricapitoliamo: mentre dirigenti (ora vedremo chi), firmano la presenza di servizi non collaudati che costano 3 volte tanto, i privati incassano. Se c’è sistema, c’è anche regia in comune a questi comportamenti e questo è il passo che dovrebbero fare da Catanzaro. In realtà un po’ del lavoro era stato già fatto dalla Commissione Parlamentare del 2017. La Commissione individuava nell’Asp di Cosenza un record di presenza massonica insieme a quella di Locri (poi però sciolta). In realtà la commissione lamentava che confrontando le liste del ’93 con quelle del 2013 mancavano nomi confluiti chissà dove. Scorrendo alcune di queste liste divenute poi pubbliche (anche se datate) si possono fare osservazioni interessanti che a grandi linee saranno valide anche con quelle odierne.

Innanzitutto come ci si aspetta una singolarità tutta cosentina. Tra gli affiliati un numero gigantesco di medici di vario tipo. Un dato che spicca.La provincia di Cosenza è l’unica della quale non è possibile fare una mappatura delle logge coperte (nemmeno l’Espresso ci è riuscito), ma partendo dagli affiliati a quelle regolari possiamo ipotizzare una distribuzione. Dopo Cosenza che per forza di cose ne ha molti, Rende e la cittadina con più affiliati e poi seguono Acri, Paola, Castrolibero, Rossano, Diamante e via di seguito. Sia chiaro: far parte della massoneria non è reato, non si tratta di criminalizzare l’obbedienza, ma anzi di spingere a domande e ad una pulizia interna perché le coincidenze sono curiose. Gli affiliati provengono non solo da luoghi spesso sede di poli ospedalieri (come ci si può aspettare), ma anche che fanno riferimento a vicende di indagine o non chiare. Ad esempio: quanti affiliati ci sono tra gli 87 indagati dell’Asp a vario titolo (da falso, a truffa) dalla procura di Paola che ha toccato politici, professionisti, uomini vicini a magistrati ecc.?  Il dubbio viene se non altro per questione di probabilità.

Tanto per riannodare i fili: a Paola ci sono le terapie intensive pagate e mai entrate in funzione; responsabile Zuccatelli. A Castrovillari decine di strutture e attrezzature pagate e mai entrate in funzione con tanto di indagine (che ipotizzava una regia per far confluire tutto su Cosenza o Paola) come già scritto. Responsabile Santoro (che non rientrava in quell’indagine). Lo stesso Santoro tirato in ballo a Salerno da Petrini insieme, tra gli altri, al sindaco di Rende Manna. I luoghi tornano, le professioni pure. Bisogna mettere e confermare i nomi.

Questo lo può fare Catanzaro, ma lo farà mai? Tra questi luoghi ci sono quelli di provenienza de iGreco, patron della sanità privata che avranno tratto volenti o no giovamento dalle firme di Santoro. Bene, quando la procura di Castrovillari stava indagando su questi nomi, come su quelle dell’ospedale di Castrovillari il braccio destro di Gratteri si intromise bloccando tutto (storia vecchia e documentata). Quindi lo farà mai? Forse attendeva solo che i tempi fossero maturi, bene ora lo sono e siamo fiduciosi.

In Calabria le emergenze (che sia di giustizia o di sanità) sono tutte collegate per cui ora chiediamoci di nuovo: perché nonostante la situazione, le indagini e i fascicoli presenti l’Asp di Cosenza non è ancora stata sciolta per infiltrazioni masso-mafiose? E soprattutto: l’ultima “improvvisa” operazione del porto delle nebbie di Cosenza come mai è andata in scena proprio adesso?

LISTA COSENZA https://drive.google.com/file/d/1-GP9DeGGTNk4IXyOwZeF3J1bjYL_fPbh/view?usp=sharing