Cosenza, il “Mondo” e quelle cose che non si possono dire

Ci sono cose che si possono dire e cose che non si possono dire“. Emiliano Mondonico aveva “pittato” tutto l’ambiente del giornalismo sportivo cosentino quando aveva lanciato il suo mantra che lo avrebbe accompagnato fino al primo esonero dalla panchina del Cosenza Calcio. Al comando c’era Pagliuso, il patron amato/odiato di dieci anni di Serie B. Soltanto sei mesi prima il Cosenza di Bortolo Mutti aveva buttato alle ortiche un campionato già vinto, comandato alla grande per nove settimane e mezzo con ampio margine sulle avversarie. Ma prima di Mutti e dei calciatori, la Serie A se l’erano giocata Pagliuso e Loré, al culmine di una assurda guerra societaria finita, con decenza parlando, a puttane.

Per il campionato di Serie B 2001-02 Pagliuso aveva puntato su Gigi De Rosa ma indebolito la rosa e dopo un inizio promettente erano emersi i limiti anche caratteriali di una squadra non abituata a lottare per la salvezza. Mondonico arriva ad ottobre, sponsorizzato dal suo “allievo” Gigi Lentini, dopo una serie di tre sconfitte consecutive (in casa con Como e Reggina e poi a Vicenza) che aveva depresso l’ambiente. Il patron gli affianca Gigi Marulla da viceallenatore per facilitargli l’ambientamento ma il “Mondo” capisce subito in che piazza si trova, con chi ha a che fare e come agire. La sconfitta di Salerno non pregiudica la fiducia nel tecnico, che ottiene la sua prima vittoria al San Vito il 28 ottobre: 2-1 al Siena, con uno-due decisivo di Mark Edusei e Nassim Mendil in chiusura di primo tempo.

LE QUATTRO VITTORIE CONSECUTIVE

Il bis due settimane più tardi (dopo una incredibile rimonta subita a Messina nell’ultimo quarto d’ora) contro un cliente ancora più difficile, il Genoa.

Mondonico gioca col 3-5-2. In difesa, davanti ad Aldegani, ci sono Parisi (o Guzzo), Di Sole e Paschetta; sulle fasce Apa a destra e il baby Modesto (che esplose in quella stagione) a sinistra con Edusei e Moscardi in mezzo e Lentini a dividersi tra i compiti di interno e di ala in appoggio alle punte che sono Giampaolo e Mendil. Stavolta i Lupi vincono in rimonta grazie ancora a Mendil e a un guizzo di Federico Giampaolo. Il sistema tattico inizia a funzionare ed ecco che arriva anche la prima vittoria in trasferta ad Ancona, dove Giampaolo (doppietta) e Mendil, sorretti da un grande Lentini, firmano un 3-2 che riporta entusiasmo nella tifoseria. E’ il 18 novembre e per il lunedì successivo in diretta tv è in programma il derby all’Ezio Scida di Crotone. Altomare rileva Moscardi e Strada gioca al posto di Giampaolo ma non ne risente la forza della squadra, che nel finale, con una doppietta di Mendil, prevale di prepotenza. E’ la terza vittoria consecutiva e il Cosenza di Mondonico risale in classifica a ridosso della zona promozione.

Il Cosenza 2001-02
In alto da sinistra: Paschetta, Di Sole, Apa, Strada, Lentini, Micillo. Accosciati: Modesto, Zaniolo, Moscardi, Giandebiaggi, Tatti

Le vittorie diventano quattro la prima domenica di dicembre al San Vito contro il Bari in un’altra partita memorabile. Rientrano Oshadogan e Guzzo in difesa, e al fianco di Mendil in avanti c’è Zaniolo, reduce da un infortunio. Il Bari segna dopo soli tre minuti e la partita si mette in salita per i Lupi ma alla fine del primo tempo è proprio il rientrante Zaniolo che firma il pari mentre la vittoria arriva a tre minuti dalla fine con un grandissimo colpo di testa di Tomaso Tatti, che era entrato appena tre minuti prima. Il mister aveva azzeccato il cambio e dopo quattro successi di fila aveva conquistato anche i più scettici.

Dopo la sconfitta di Napoli sul campo neutro di Benevento e una incredibile vittoria contro il Cagliari in un San Vito flagellato dalla neve (gol di Giampaolo all’86’), il 23 dicembre a Palermo il Cosenza ottiene un ottimo pareggio ma perde per una maledetta distorsione al ginocchio Gigi Lentini e sarà un colpo pesantissimo perché da allora, purtroppo, la squadra inizierà a perdere colpi e a precipitare in classifica.

Succede un po’ di tutto, a dire il vero. A Terni, i Lupi, in vantaggio per 2-0 e con i rossoverdi ridotti in nove, riusciranno nell’impresa di far pareggiare i padroni di casa. Il portiere Micillo finisce nel tritacarne della critica ma anche Mondonico viene messo sotto processo e conoscerà la parte amara della nostra città. Arrivano addirittura tre sconfitte di fila (in casa con la Pistoiese, a Como e a Reggio) ed è a questo punto che il “Mondo” lancia il mantra: “Ci sono cose che si possono dire e cose che non si possono dire”. Mondonico non sopportava le ipocrisie del calcio e allora usava lo stesso metro. Alle critiche telecomandate rispondeva in questo modo solo apparentemente sibillino. Si sa, il calcio è metafora di vita e tutto quel che seguirà sarà frutto di questo braccio di ferro che a un certo punto del campionato impegnò a fondo Mondonico, in bilico come ogni allenatore in un ambiente difficile come Cosenza.

La fotografia di quella stagione disgraziata è la gara al San Vito con la Salernitana. In vantaggio con Djawara (arrivato a gennaio), raggiunto e superato, il Cosenza trova il pareggio con un gol da antologia in rovesciata di Zaniolo a pochi minuti dalla fine ma in pieno recupero Vignaroli segna il gol della vittoria. Il San Vito schiuma di rabbia e il patron Pagliuso passa alla storia per aver provato ad aggredire l’arbitro. E che dire della gara di Genova quando i rossoblù buttano via una partita che conducevano per 2-1 fino al 12′ del secondo tempo? La classifica piange ma le due vittorie consecutive con le demotivate Ancona e Crotone riportano a galla il Cosenza. Poi arriva la trasferta di Bari: perdiamo a dieci minuti dalla fine, gol di Spinesi. Abbiamo ancora 3 punti di vantaggio sul fatidico quartultimo posto a 4 giornate dalla fine ma il calendario non è impossibile e invece scatta l’esonero, il primo della carriera di Mondonico, che non digerisce affatto il trattamento. Non se la prenderà mai direttamente con Pagliuso ma non c’è neanche bisogno di ricordare chi si occupava dell’area tecnica sotto mentite spoglie, non serve, lo sanno tutti. Ci sono cose che si possono dire e cose che non si possono dire. Ci salvammo pareggiando in casa col Napoli e vincendo una partita facilissima ad Empoli all’ultima giornata, l’avrebbero vinta tutti ma evidentemente non doveva essere Mondonico e allora fu di nuovo De Rosa. Amen.

Tornò qualche mese dopo il “Mondo” per sostituire Sala nel più agghiacciante campionato della storia rossoblù, quello che porterà alla radiazione del 2003. Dieci partite con pochissime gioie e ancora tante amarezze. Nulla se confrontate all’epilogo di quel torneo nel quale purtroppo non torniamo da allora.