Cosenza, il San Vito racconta: le partite “indimenticabili” – prima parte –

La partitissima di stasera tra Cosenza e Sudtirol che vale la finale playoff per la Serie B riporta inevitabilmente alla mente le partite “indimenticabili” che sono andate in scena allo stadio San Vito, oggi Marulla, nel corso degli anni. E, per ingannare l’attesa, raccontiamo un po’ di storia. Non solo del calcio cosentino ma dell’intera città di Cosenza.

LO STADIO SAN VITO 

La realizzazione dello “stadio dei ventimila”, come lo definivano nel Dopoguerra e negli anni Cinquanta, è stata a lungo agognata dalle istituzioni e dai tifosi. In effetti, il glorioso stadio “Emilio Morrone”, costruito addirittura negli anni Trenta, non ce la faceva più a reggere i ritmi di un impianto moderno.

La realizzazione dello stadio San Vito oggi Gigi Marulla è stato un evento importantissimo per la nostra città ed è stato atteso per decenni. Lo stadio comunale di Cosenza sorge in contrada San Vito, sulla riva destra del Torrente Campagnano, su una superficie totale di 77.585, dei quali circa 28.104 sono occupati dal campo scolastico.

Il progetto principale è stato redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, su relazione dell’ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l’inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961. Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall’Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell’anno successivo. L’inaugurazione ufficiale dello stadio “San Vito” è del 4 ottobre 1964. La cerimonia svoltasi a Palazzo dei Bruzi ha visto la partecipazione del dr. Oreste Granillo, Presidente regionale del CONI, del Sindaco della città, avv. Mario Stancati, e dell’assessore comunale ai LL.PP., ing. Francesco Guido. Si giocava Cosenza-Pescara, che finì 2-1 per i Lupi.

LA NAZIONALE A COSENZA

Ma la “vera” inaugurazione arriva giusto tre anni più tardi, con l’assegnazione di una partita della Nazionale italiana per le qualificazioni agli Europei 1968 contro Cipro. Per la prima volta la Calabria sportiva può assistere ad un evento sul suo territorio. 

Il 1° novembre del 1967 è un sogno che diventa realtà, una data storica per la Calabria e per la città di Cosenza che accoglie la Nazionale per la prima volta. E’ da allora che i testimoni di quell’evento eccezionale si vantano di quello che hanno visto con chi è arrivato dopo e raccontano dei dribbling di Mazzola, delle finte di Domenghini, della potenza di Gigi Riva.

L’Italia scende in campo con Albertosi, Burgnich, Facchetti, Fogli, Bercellino, Picchi, Domenghini, Juliano, Mazzola, De Sisti e Riva. La pioggia battente tenta invano di guastare la festa, facendo arrabbiare solo i ciprioti che con il maltempo rinviano le partite. Il manto erboso del “San Vito”, invece, tiene alla grande e l’incontro si svolgerà regolarmente. Il drenaggio del nostro stadio è stato un motivo d’orgoglio prima della decadenza attuale. Ben pochi impianti potevano vantarsi di una simile possibilità, anche quando la pioggia cadeva ininterrottamente. E le partite rinviate per il maltempo a Cosenza possono realmente contarsi sulle dita di una mano. Oggi il nostro rettangolo erboso è, purtroppo, indecente.

Ma torniamo a Italia-Cipro. La vittoria annunciata si materializza davanti a 23 mila spettatori entusiasti. Già dopo dodici minuti Fogli scaglia un bolide verso la porta di Varnavas, il portiere cipriota riesce a intercettare il pallone senza trattenerlo e Mazzola si avventa sulla palla come un falco: rischiosa scivolata e vantaggio per gli azzurri.

Il fuoriclasse interista raddoppia dopo dieci minuti insaccando di testa un preciso calcio di punizione di Domenghini dalla destra. In campo gioca una squadra sola e Albertosi non farà neanche una parata.

LA TRIPLETTA DI GIGI RIVA

Nel secondo tempo inizia lo show di Gigi Riva, che dopo quaranta secondi appena porta la Nazionale sul tre a zero: perfetto cross di Juliano dalla destra e imperioso stacco di testa del bomber del Cagliari. E’ il primo gol di Riva con la maglia azzurra.

Ancora nove minuti e Riva approfitta di un “paperone” della difesa cipriota per toccare in rete la palla del 4-0, ma il campione vuole segnare un gol dei suoi e continua a darsi da fare su tutto il fronte offensivo, tanto da rischiare un serio infortunio andando a sbattere contro una telecamera a bordo campo nel tentativo di raggiungere l’ennesimo pallone. Solo al 14’ il suo furore viene premiato: Domenghini si beve mezza squadra cipriota sull’out destro e la mette al centro di precisione, Riva arriva come una furia e scaglia un bolide al volo di collo pieno. Naturalmente di sinistro. 

Il “San Vito” è in delirio.Gigi Riva, tra l’altro, gioca una partita nella partita. Ritorna a indossare la maglia azzurra dopo otto mesi, cioè quanti ne sono passati dal grave infortunio patito a Roma nella gara Italia-Portogallo. E cerca ancora il primo gol dopo tre amichevoli con tanto di maledetta sfortuna. Ha 25 anni e ha già perso troppo tempo. Riva aveva riportato la frattura del perone e attribuiva molta importanza alla partita di Cosenza, che per lui, come abbiamo visto, si è trasformata in un successo. Su tutti i fronti.

Altra partita “particolare” quella di Romano Fogli. Per il mediano toscano (cugino del cantante dei Pooh) si tratta dell’ultima gara in maglia azzurra.

LA FESTA SUGLI SPALTI

Festa grande anche sugli spalti, dove la città ha partecipato all’evento senza rinunciare ai suoi rituali, riportati da Lucio Caputo sulle pagine del Mattino: “L’organizzazione è stata perfetta. Quasi il 90 per cento dei 23.000 spettatori presenti si era assiepato sugli spalti del bellissimo rettangolo di gioco sin dalle dieci di questa mattina; e quindi ha dovuto subire tutta la pioggia venuta giù dal cielo per ore e ore, senza alcun riparo, se non qualche foglio di giornale e il tovagliolo con il quale aveva portato da casa al campo la famosa ‘pezzata’ (a dirla alla cosentina) per lenire i morsi della fame. Sì, proprio così: a mezzogiorno, in quasi tutti i deschi familiari di Cosenza, sono mancati i capi di famiglia e i giovani; le massaie, una volta tanto, si sono riposate e si sono riservate la semplice fatica di preparare una colazione di pane e salame per i loro… poveri mariti che, patiti di calcio, hanno trascorso diverse ore su di una gradinata di cemento, cercando invano di ripararsi dalla pioggia”.In tribuna d’onore, tra gli altri, il ministro dei Lavori pubblici Giacomo Mancini, il sottosegretario alla Giustizia Riccardo Misasi e il sottosegretario all’Agricoltura Dario Antoniozzi. Sono tutti e tre cosentini e non hanno voluto rinunciare alla passerella vicino al presidente della Federcalcio Artemio Franchi.

Gli spettatori paganti, alla fine, sono stati 22mila mentre in 950 hanno beneficiato di biglietti omaggio. L’incasso della partita si è attestato sui 30 milioni. Ha suonato gli inni la banda musicale di Taranto.

Per Cosenza è stata una giornata storica, indimenticabile. Purtroppo anche irripetibile visto che, malgrado i ripetuti tentativi da parte delle autorità locali, la Nazionale non è più tornata in città. Neanche con la buonanima di Giacomo Mancini. Solo i testimoni di quello spettacolare cinque a zero sotto la pioggia battente continuano a raccontare ai più giovani: “Io, quel giorno, c’ero. E ho visto Gigi Riva…”.

E scusate se è poco.

COSENZA-MORRONE 1974

Per ironia della sorte, da quando il Cosenza gioca al San Vito, i risultati sportivi non arrivano e così quella Serie B toccata con mano e sfiorata nelle stagioni 1964-65 (Ton Rosati allenatore) e 1965-66 (Oscar Montez allenatore), diventa sempre più un miraggio e, anzi, dopo una rovinosa invasione di campo (Cosenza-Internapoli 1970) e una lunga squalifica del San Vito, nel campionato 1973-74 il Cosenza retrocede in Serie D per differenza reti e nella stagione successiva trova una “sorpresa”.

Derby Cosenza-Morrone 1974-75

“… Il match disegnato nella fantasia popolare, l’evento ritenuto pressoché impossibile, è oggi realtà. I sogni non sono più sogni, le utopie non sono più utopie…”. Santi Trimboli definiva così sul Giornale di Calabria il derby tra Cosenza e Morrone. La stagione 1974-75 regala uno “scherzetto” che solo qualche anno prima sembrava veramente una burla. Cosenza e Morrone nella stessa serie e nello stesso girone. I rossoblù carichi di sessant’anni di storia ma ora nobili decaduti, i granata carichi di entusiasmo per essere riusciti a incrociare il cammino della società di riferimento dopo neanche vent’anni dalla fondazione. Per non parlare delle tifoserie: il Cosenza ha un seguito potenziale di ventimila anime, la Morrone è seguita da qualche migliaio di appassionati autentici che in lei vedono la squadra garibaldina nella quale tutti vorrebbero giocare.

Si gioca al San Vito il 6 ottobre 1974. Il cielo è nuvoloso e durante la gara cadrà anche una pioggia sottile ma al San Vito ci sono quindicimila persone. Un colpo d’occhio impressionante. Il Cosenza schiera: Evangelista; Sdrigotti, Bompani, Pasquino, Iazzolino, Codognato; Rigoni, Vivarelli, Lualdi, Canetti, Losio. Allenatore: Emilio Zanotti. La Morrone risponde con: Macrì, Tricarico, Sabbadin, Pantisano, Millea, Cristo; Cavallaro, Stumpo, Gagliardi, Fera, Granatelli. Allenatore: Franco Cergoli. I tifosi del Cosenza sono ovviamente la stragrande maggioranza e occupano la curva e la tribuna B; i tifosi della Morrone sono posizionati in tribuna numerata e in tribuna A. Il Cosenza vincerà 1-0: segna Rigoni al 3′ della ripresa, di testa, su cross di Bompani. “… Un derby veramente derby. Ha vinto il Cosenza ma non senza lasciare spazio alle recriminazioni granata. Grande pubblico, incitamento, colore, tafferugli, agonismo. Migliore battesimo la stracittadina non poteva avere… Ha vinto il Cosenza ma la Morrone è uscita a testa alta, al punto tale da accrescere la sua popolarità e da aumentare l’indice di simpatia verso i suoi colori…” (Santi Trimboli, Giornale di Calabria).

COSENZA-POTENZA 1979-80

Il gol più bello di Perrotta con la maglia del Cosenza

Il Cosenza torna subito in Serie C ma nel 1977 incappa in un’annata disgraziata, con tanto di nuova invasione di campo (Cosenza-Paganese) e nuova lunghissima squalifica del San Vito. Il ritorno allo stadio coincide con la nascita del tifo organizzato e, finalmente, nel 1980, il Cosenza rivive un campionato entusiasmante con Elio Spadafora, ex presidente della Morrone, al timone, insieme ai suoi migliori calciatori e con Nedo Sonetti in panchina. E’ la splendida annata del “Magico Cosenza”, che vince un campionato molto difficile e in dubbio fino all’ultima giornata quando al San Vito si gioca Cosenza-Potenza. Vinciamo 1-0 con un gol di un giovane attaccante cosentino, Walter Perrotta, che segna sotto la curva e festeggia con una capriola.

“La capriola mi veniva sul momento – ricorda Perrotta detto “motorino” per la sua velocità – , ero troppo felice quando riuscivo a far gol e davo sfogo alla mia creatività. L’ultima che ho fatto, nella partita interna con il Potenza, è stata la più significativa. Al San Vito erano in ventimila: ho provato un’emozione grandissima e la curva e la Tribuna B gridavano sempre “Segna per noi Walter Perrotta”. Mi sembra ancora di sentire i brividi”.

Il Cosenza giocava con: Lattuada, Tortelli, D’Astoli, Ranieri, Rocco, Reggiani, Rappa, Missiroli, Perrotta, De Chiara, Tucci.

COSENZA-UDINESE 1983

Morto tragicamente Elio Spadafora, dopo un anno vissuto tra mille vicissitudini ma coronato da una nuova promozione in C1, il Cosenza diventa finalmente Società per Azioni e mette su una società forte e credibile, guidata da Vincenzo Morelli, con direttore sportivo Franco Rizzo, che vince il Torneo Angloitaliano e metterà le basi per la promozione in Serie B, che arriverà nel 1988 dopo 24 anni. Il 24 agosto 1983 per la Coppa Italia scende al San Vito addirittura l’Udinese di Sua Maestà Zico, il giocatore più forte del mondo, un grande brasiliano che accese la fantasia di milioni di tifosi in tutto il mondo. Beh, Zico giocò al San Vito una delle sue prime partite in Italia e quella sera allo stadio le cronache narrano che ci fossero 25mila spettatori, addirittura di più rispetto alla partita della Nazionale del 1967. Uno spettacolo indimenticabile anche quello. Il tifo organizzato rossoblù era tornato in curva e la coreografia iniziale è passata alla storia, insieme a quegli splendidi tamburi che scandivano i tempi. Un rigore di Renzetti porta in vantaggio i Lupi al 33′ ma appena due minuti dopo Zico pareggia su punizione. I bianconeri segneranno il gol della vittoria al 73′ con l’altro brasiliano Edinho, ancora su calcio piazzato. Ci piace corredare questo ricordo indelebile (che purtroppo sfugge ai giovani cronisti senza memoria) con la fatidica foto di Totonno Chiappetta (indimenticabile attore e showman cosentino) insieme a Sua Maestà.

COSENZA-CATANZARO 1985

Il 6 aprile del 1985 il Cosenza batte per l’ultima volta in un San Vito tutto rossoblu il rivale di sempre, il Catanzaro.

Per quella giornata, gli Ultrà Cosenza avevano realizzato qualcosa di straordinario. Mille e duecento metri di stoffa rossoblu prelevati a ottocento chilometri di distanza. Per la prima volta in una coreografia, in tutto lo stivale, fa la sua comparsa un bandierone di queste dimensioni. Dietro l’idea ci sono creatività. dedizione, il talento di riuscire a guardare avanti oltre il muro delle convenzioni, la capacità di precorrere i tempi.L’immensa bandiera viene realizzata in una sala del Convento dei Cappuccini alla Riforma, sotto la supervisione di Padre Fedele Bisceglia mentre materialmente è il capo riconosciuto degli ultrà Piero Romeo, che con una vecchia macchina da cucire Singer la confeziona splendidamente. Per la stoffa, era stato un altro mito del tifo rossoblu, Tonino Tocci, a guidare la spedizione verso Prato, vicino Firenze, 800 chilometri all’andata e 800 chilometri al ritorno.

Il bandierone viene esposto in Tribuna B dove il tifo organizzato si era spostato vista l’importanza dell’evento per essere più vicino alla squadra e per assicurare al vessillo di potersi spiegare senza intoppi e per intero. Chi ha visto quello spettacolo non lo dimenticherà mai più. Al San Vito quel giorno c’erano 15.000 spettatori di cui 11.218 paganti per un incasso di £. 109.222.000

Il 6 aprile 1985 era sabato, la vigilia di Pasqua. Per tutta la città di Cosenza sarà una Pasqua di resurrezione. I Lupi riescono nell’impresa di vincere il derby e si impongono con autorità e spavalderia. A segnare il gol della vittoria sarà un ragazzo di Cetraro di 25 anni, Alberto Aita, che si era imposto all’attenzione generale nella seconda squadra cosentina, la Morrone. Aita gonfia la rete al 38′ del primo tempo rischiando il tiro da posizione angolata con il piede “sbagliato”, il sinistro. La formazione dei Lupi era la seguente: Busi, Fucina, Nicolucci, Simeoni, Cavazzini, Aita, Morra, Petrella, Marulla, Maniero, Tivelli. Al 17′ della ripresa il cosentino Tonino Posa prende il posto di Maniero e partecipa alla festa.

1 – (continua)