Cosenza, il Teatro racconta. Buon compleanno Aldo Giuffrè, ovunque tu sia

di Franco Panno

Ero un ragazzino spaurito che si aggirava dietro le quinte del Teatro della sua città. Sognavo di fare il giornalista, non per Vanitas, ma per stare più vicino possibile a coloro, Attori, musicisti, drammaturghi che avevano popolato il mio immaginario.
Una sera mi chiamò la caporedattrice della rivista del giornale del Teatro.
I fratelli Giuffrè avrebbero rappresentato La Fortuna con la effe maiuscola, a me sarebbe toccata la recensione dello spettacolo.
Non stavo nella pelle.
I Fratelli Giuffrè, Aldo e Carlo.
Non me ne vogliano i sostenitori del buon Carlo, certe preferenze lasciano il tempo che trovano, trattandosi di Giganti del Teatro, del Cinema e della televisione che diffondeva cultura, ma per Aldo avevo una sorta di venerazione.
La sua versatilità e un talento senza pari mi affascinarono sin da bambino.

Lo incrociai nel ruolo di un Capitano nordista ne Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone, sembrava più americano di Clint Eastwood, per ritrovarlo come fine presentatore in un Senza Rete, per poi ritrovarlo ancora come doppiatore di Serge Reggiani, in Tutti a casa di Comencini.
Ovviamente per elencare il ricco carnet interpretativo di Aldo ci vorrebbe la Treccani.
Ho citato le tappe della carriera di un Attore che ha fatto tanto altro.
I miei erano solo i nitidi ricordi di un giovane praticante.

Finito lo spettacolo, quella sera, andai a salutare Aldo in camerino.
Cordiale, signorile, quasi compassionevole nei confronti un ragazzo che tremava al suo cospetto.
Altri tempi, oggi l’autoreferenzialita’ di un mondo che celebra nullità non può capire.
Aldo rideva divertito ma con tenerezza di quel ragazzo che gli chiese una intervista.
Benchè provato dalla fatica, Giuffrè si sciolse, raccontando con dovizia e nostalgia aneddoti preziosi che dispiegavano un mondo che aveva in fondo le problematiche di qualsiasi universo lavorativo, invidie, gelosie, meschinità.
Io lo ascoltai incantato.
Mi risvegliò con un tenero buffetto e un “Un po’ più di grinta, credi un po’ di più in te stesso”.
Era questa la cifra umana di Aldo.

Potranno raccontare i suoi successi, la sua bravura  ma personalmente ciò che mi resta di uno dei più grandi Attori del novecento è la sua umanità, la sua maschera cangiante, segno indelebile del suo registro interpretativo, che accompagnava con tenere espressioni le domande di un timido ragazzo di provincia, che sognava di fare il giornalista.
Oggi è il tuo compleanno, auguri ovunque tu sia.