Cosenza, la città dove il crimine paga

Arrivati a questo punto, l’unica cosa che possiamo fare è quella di adeguarci all’andazzo. A Cosenza lo hanno capito tutti, compresi i grillini che prima gridano allo scandalo e poi si accodano al volere dei potenti: l’onestà non paga, anzi, gli onesti a Cosenza passano per caggi. A Cosenza non vale la pena fare il proprio dovere, rispettare gli altri e la cosa pubblica, l’unica cosa che conta, e che tutti apprezzano, è la furbaria. Ovvero la capacità individuale e collettiva di saper rubare il più possibile agli altri, specie il denaro pubblico. A Cosenza se sai rubare al Comune, alla Regione, allo stato, all’Europa, diventi un modello da seguire, una persona da rispettare, un maestro di vita. E l’impunità, quando rubi a certi livelli, è garantita al 100% dalla cupola che regna sovrana al Tribunale di Cosenza, sempre dopo aver elargito una bella mazzetta, un fiore, una stecca, una quota, una percentuale del ricavato dell’intrallazzo.

Infatti tutti sanno che a Cosenza non serve a niente denunciare malaffare e corruzione, tanto chi delinque a “certi livelli”, da noi, la fa sempre franca. E questo lo ha capito anche Morra che, se ci fate caso, non dice più, l’onestà tornerà di moda. Dopo la miliardesima denuncia circostanziata sugli appalti spezzatino presentata in procura, rimasta anch’essa senza esito, si è arreso anche lui, adeguandosi all’andazzo: vivi e lascia vivere. Che tradotto da noi significa: ruba anche tu se vuoi, e lascia rubare gli altri in santa pace. L’onestà per Morra deve tornare di moda solo fuori dai confini della città.  A Cosenza è meglio lasciare le cose come stanno: bene o male qualche scheletro nell’armadio ce l’abbiamo tutti, ed è meglio lasciarli dove stanno.

Quattro cose non devi fare a Cosenza se non vuoi finire in galera: fumare spinelli, occupare abitazioni per bisogno, rubare polli e denunciare i corrotti.

Per il resto, se fai parte della paranza, puoi fare quello che vuoi: corrompere, taglieggiare, derubare, ricattare, truffare, strozzare, ingannare, imbrogliare, riciclare, raggirare, falsificare, abusare, frodare, e persino sniffare dove più ti pare senza paura di incorrere in sanzioni. A Cosenza puoi anche uccidere che l’assoluzione o l’archiviazione, se “appartiani”, è garantita.

Insomma se delinquere è la tua passione, Cosenza è la città che fa per te. Qui non c’è limite al crimine. Puoi mafiosare quando ti pare che se hai pagato la stecca, non ti tocca nessuno. Puoi anche firmare 61 determine dirigenziali in una sola notte (roba che manco a L’Aquila il giorno dopo il tragico terremoto… arrassusia) a 5 ditte amiche e colluse con la ‘ndrangheta per lavori mai eseguiti, che alla procura di indagare non gli passa neanche per l’anticamera del cervello.

A Cosenza puoi rifarti anche una reputazione se vuoi. Per esempio, ‘ndranghetisti conclamati come i Morabito, i Piromalli, i Muto, i Barbieri, da noi sono considerati dei galantuomini. Tant’è che gli stessi risultano mafiosi dappertutto tranne che a Cosenza. Infatti l’appalto di piazza Fera/Bilotti, a loro assegnato, risulta affidato a norma di Legge, al contrario degli appalti di Lorica e Scalea, dove gli stessi sono ritenuti, dalla Dda di Gratteri, mafiosi.

Che dire, se questo è l’andazzo, il consiglio non può che essere questo: basta con l’onestà, da oggi in poi chi non ruba alla collettività e ai ricchi, è un caggio. Intrallazzate più che potete, specie se c’entra il Comune o qualche altro ente pubblico. Truffate a più non posso, imbrogliate come se non ci fosse un domani.  L’importante, per non incorrere in qualche errore, prima di commettere il reato, consultare il listino prezzi delle tangenti da pagare alla procura, esposto al pubblico presso il tribunale di Cosenza. Giusto per stare tranquilli. Si sa: senza il ticket non si cantano Messe.

E poi, in questa città, diciamolo: l’unico a pagare è il crimine. E visto il tasso di disoccupazione, non ci pare poca cosa! Buon crimine a tutti.