Cosenza, la città santabarbara

Se c’è una cosa che non manca a Cosenza, oltre alla corruzione, agli intrallazzi e alla collusione politica/massonica/mafiosa, sono le armi. Cosenza, a guardare gli ultimi ritrovamenti, si conferma città santabarbara. Negli ultimi tempi gli investigatori, in alcuni casi “aiutati” da collaboratori di giustizia, hanno rinvenuto almeno tre grossi arsenali, senza contare i tanti sequestri “di singole armi”, o di mini arsenali. Una quantità di armi sufficiente ad equipaggiare un piccolo esercito, con una capacità di fuoco impressionante.

Era il 27 aprile 2016 quando all’interno di un box nel complesso residenziale denominato “Il Girasole” (Quattromiglia di Rende) gli uomini della squadra mobile di Cosenza scoprirono un vero e proprio arsenale. “Si tratta di uno dei sequestri più rilevanti in Calabria, per quantità e qualità delle armi”, ebbe a dire l’allora questore Luigi Liguori. Il ritrovamento è straordinario: armi di tutti i tipi, sia corte che lunghe, alcune nascoste all’interno di borsoni, altre accuratamente conservate in buste di plastica, e numerosissime cartucce di vario calibro e tipo. 

L’8 febbraio del 2018 gli uomini della mobile di Cosenza coordinati dal nuovo questore, il dottor Giancarlo Conticchio, impegnato sin dal primo momento del suo insediamento in una forte azione di controllo del territorio e di repressione dei reati predatori, scoprono in via Popilia a Cosenza un’altro corposo arsenale: un kalashnikov, una mitragliatrice, un fucile di tipo “doppietta”, un revolver e tre pistole di diverso calibro e 718 munizioni da calibro tarato per le armi sequestrate e un giubbotto antiproiettile leggero.

Non passano neanche due mesi da questo importante ritrovamento che nella giornata di ieri, sempre gli uomini del dottor Conticchio, mettono a segno un altro colpo. All’interno di due auto – una Hyundai Atos di proprietà di un 26enne cosentino, Alberto Novello, ed una Fiat Stilo di cui si sta risalendo al proprietario –  effettuano l’ennesimo sequestro di una media santabarbara. Un mitragliatore della Sdm, tipo l’AK 47, il famigerato Kalashnikov (calibro 7,62X39), con tanto di un caricatore cosiddetto a “banana” da 30 colpi, un altro caricatore ma a tamburo da 75 di colpi (della Drum). E poi un revolver calibro 32; una pistola semiautomatica a salve modificata per renderla di calibro 6,35 (della BBM); un’altra semiautomatica (PS97 Arrow) calibro 9 parabellum clandestina, completa di caricatore con 11 proiettili. 

E questo solo nella città di Cosenza.

Qualche domanda sorge spontanea: in una città dove i malandrini politici e i guappi di paranza preferiscono la corruzione ai colpi di pistola, tutte queste armi a che servono? In una città dove per fortuna l’uso della pistola non è frequente, la necessità di avere mitragliatori, armi da guerra, da cosa deriva?

Certo per una cosca è sempre meglio avere un arsenale dove attingere all’occorrenza, ma la quantità e la qualità dei ritrovamenti è tale da non giustificare la  necessità  di questa “potenza di fuoco”. Se ci fosse una guerra di mafia in corso sarebbe più comprensibile. A meno che qualcuno non ha, o aveva in mente, di aprirne una, ed è per questo, forse, che si stava attrezzando. E poi quello che impressiona è la capacità di dislocare sul territorio vari depositi, come se oltre al “fabbisogno” delle cosche locali, qualcuno si prestasse a far da armiere anche ad altre paranze magari provenienti da fuori provincia. Per saperne di più restiamo in attesa dei risultati dell’investigazione che è ancora in corso, e che a breve dovrebbe chiarire tutti questi nostri dubbi.