Cosenza, la deriva dell’Ufficio Stampa: come eravamo e come non saremo. Il penoso silenzio dell’Ordine dei Giornalisti

Il nuovo responsabile dell’Ufficio Stampa del Comune di Cosenza ormai da un po’ di tempo è Giampaolo Calabrese, nipote del procuratore Mario Spagnuolo, dirigente illegittimo (non ha né requisiti e né titoli) del settore Cultura, che con il giornalismo non ha niente a che fare (anche se la moglie, tale Alba Battista, si atteggia a tale nonostante non sappia neanche cosa sia la lingua italiana…) e men che meno è possessore di un tesserino che possa giustificare, in qualche modo, la sua investitura. 

Stendiamo un velo pietoso sul silenzio complice e connivente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, “venduto” al potere fin dalla notte dei tempi e composto da personaggi inqualificabili che non hanno il “coraggio” di opporsi neanche ad un politico corrotto e conclamato truffatore (prescritto) come Occhiuto. 

Il primo pensiero, dopo aver appreso della nomina di Calabrese all’Ufficio Stampa, è stato per Elena Scrivano, che di quell’Ufficio è stata responsabile per più di trent’anni. L’abbiamo cercata e lei, da persona seria qual è, ha sottolineato che non si tratta neanche di una questione di persone. “Quello che dispiace – ci ha confessato – è che dopo 33 anni l’Ufficio ha perso la propria peculiare identità, che lo vedeva autonomo da qualsiasi Settore e/o Assessorato. Non a caso era stato creato uno Staff, trasversale a tutta la struttura comunale, con un dirigente giornalista assunto con concorso”.

Elena Scrivano era entrata al Comune di Cosenza con un contratto a termine, che fu poi rinnovato negli anni anche dagli altri sindaci. Nell’ordine: Claudio Giuliani, Franco Santo, Pietro Mancini, Giuseppe Carratelli, Piero Minutolo, di nuovo Giacomo Mancini, Eva Catizone e Salvatore Perugini. In ogni caso fu allora, nel 1985, che nacque l’Ufficio Stampa del Comune, con un suo spazio all’interno e con un lavoro svolto quotidianamente. Negli anni ’90, l’ufficio venne inserito (finalmente) in pianta organica, permettendo così di fare il concorso per dirigente e per due addetti stampa.

Tradotto in soldoni: dopo 33 anni arriva un pincopalla qualsiasi e di sua autorità rompe un equilibrio che durava fin dalla notte dei tempi ma non per migliorare le cose bensì per “asservire” ai suoi voleri anche l’unico settore autonomo. Una specie di atto autoritario da regime dittatoriale, come tanti altri che sta mettendo in essere da quando i cosentini lo hanno votato. 

Tornando all’Ufficio Stampa, abbiamo pensato di fare cosa gradita a chi ancora crede nella democrazia, di pubblicare l’ultimo articolo di Elena Scrivano, risalente alla fine dell’anno scorso, quando ha terminato il suo servizio al Comune per raggiunti limiti di età. 

di Elena Scrivano

Fonte: Giornalistitalia

Il 31 dicembre ha segnato per me non soltanto la fine dell’anno, ma la conclusione del mio rapporto ultratrentennale con il Comune di Cosenza. Dal 1° gennaio non sono più alla guida dell’Ufficio Stampa, ma una giornalista in pensione.
Nel mio saluto ai colleghi giornalisti con i quali mi sono rapportata in tutti questi anni e che ho considerato fin dall’inizio miei compagni di scrivania, sia pure dislocati altrove, ho ricordato che il mio primo sforzo è stato di mettermi nei loro panni, cercando di prevedere esigenze che peraltro ben conoscevo per le precedenti esperienze maturate nella carta stampata, nelle emittenti locali ed in Rai. Non esito a dire che ho sempre considerato l’Ufficio Stampa come il prolungamento degli organi d’informazione sul territorio, un punto di appoggio dentro il Comune.

Allo stesso tempo, ho percorso il mio cammino nell’ Ente con correttezza e lealtà nei confronti dell’Azienda, consapevole di essere al servizio dell’istituzione prima ancora che di chi la rappresentava anno dopo anno. Ma non ho neppure dimenticato di essere una giornalista con precisi doveri imposti dall’etica professionale. Ammetto che non è stato sempre facile, le contraddizioni esistono e a volte sono pesanti.

Sono stata ininterrottamente al servizio dell’istituzione comunale dal dicembre del 1985, Sindaco Giacomo Mancini. L’Ufficio Stampa, nella sua veste stabile, è nato allora, inizialmente senza una collocazione logistica precisa. Altri tempi: portavo la macchina da scrivere da casa, l’unico collaboratore amministrativo provvedeva a preparare la rassegna stampa tagliando gli articoli dai quotidiani ed incollandoli su fogli bianchi, mentre era affidato agli uscieri il recapito a mano dei comunicati alle redazioni cittadine. Negli anni successivi sono arrivati i fax, i computer, internet, la posta elettronica. E siamo gradualmente passati a rassegna stampa online, servizi fotografici e televisivi, sito internet, pagine facebook, newsletter.

Ho avuto l’onore di collaborare con otto Sindaci, tre Commissari, otto Consigli comunali, moltissime Giunte. Sono stati trentatré anni veloci in tutti i sensi, sia perché oggi li percepisco come passati in un lampo, ma soprattutto perché in questo terzo di secolo sono stati moltissimi i cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie e dalle leggi di riforma di modernizzazione della Pubblica Amministrazione.
Forte della mia formazione giornalistica, ho assecondato i cambiamenti, facendo anzi da pungolo perché all’interno dell’Ente mutassero delle abitudini consolidate che fin da subito avevo avvertito come ostacoli ad una comunicazione aperta che risultasse realmente utile ai cittadini. A poco a poco questa esigenza è diventata condivisa da dirigenti, funzionari, semplici impiegati, che hanno scoperto l’orgoglio di mostrare senza timidezze o reticenze quanto si ideava e realizzava al servizio della città.

Per quanto riguarda la parte politica, mi ritengo fortunata per aver incontrato Sindaci che mi hanno gratificato della loro piena fiducia comprendendo appieno il mio ruolo, certamente al servizio dell’Amministrazione in carica, ma in virtù del superiore dovere – mio e loro – di servire l’istituzione. Pochi sono stati quelli che non hanno capito. Pazienza, era nel conto. E comunque, pur creandomi qualche disagio, non mi hanno indotto a derogare da quanto ritenevo giusto.
I colleghi della carta stampata e delle emittenti hanno mostrato (quasi tutti) di apprezzare la volontà dell’Ufficio di porsi a disposizione di ciascuno in egual modo, senza favoritismi, senza “soffiate” privilegiate a questo o a quello per accaparrarsi un po’ di spazio in più, ma sempre rispettando il principio di praticare la trasparenza prima di predicarla e chiederla: le notizie a tutti nello stesso momento.

In conclusione, ho l’orgoglio di dire -senza false modestie, ma confortata da molti giudizi interni ed esterni a Palazzo dei Bruzi- che l’Ufficio Stampa del Comune di Cosenza ha saputo accreditarsi fin dai primi passi come esempio di buona comunicazione pubblica.
Sono tempi di cambiamenti vertiginosi anche gli attuali. E di sicuro il ruolo dell’Ufficio Stampa pubblico andrà ripensato e rinormato affinché la sua funzione non venga vanificata da nuove abitudini – che hanno il vantaggio dell’immediatezza, non quello dall’accuratezza e della professionalità- ma possa essere, piuttosto, rafforzata.

La legge 150 sulla comunicazione pubblica del 2000, seppure non completamente applicata, ha avuto il merito di introdurre legislativamente la figura del Portavoce. E’ un importante elemento di chiarezza: l’Ufficio Stampa è istituzionale, il Portavoce è politico. Questa divisione di ruoli va però meglio supportata.

Gli addetti dell’Ufficio Stampa devono avere maggiori garanzie di autonomia rispetto ad un potere politico che spesso tende a confondere figure e ruoli e ad omologare ogni dipendente come acritico esecutore di ordini. Il giornalista -consentitemi di ricordarlo- deve rispondere di lealtà non solo verso l’Ente, ma anche e soprattutto rispetto ai cittadini ed ai colleghi ai quali si rivolge. Chi vuole, intendiamoci, può tranquillamente farlo -e lo fa – anche oggi. Ma a volte con fatica. C’è chi non se la sente di dire un no ad un superiore, rischiando però di tradire la propria missione deontologica; chi, invece, qualche no lo dice può ritrovarsi emarginato, messo in un angolo. Non credo debba essere questo il futuro di un Ufficio Stampa serio, la cui utilità è comunque indubbia -o forse addirittura superiore- anche in tempi in cui gli amministratori colloquiano direttamente con giornalisti e cittadini attraverso web e social.

Mentre è aperto da tempo il dibattito su come rinnovare i linguaggi e come introdurre nuove figure professionali nella comunicazione pubblica, auspico che pure di questi aspetti strettamente legati all’etica professionale si cominci a parlare approfonditamente nelle sedi più opportune, a iniziare da quelle dell’Ordine dei Giornalisti e del Sindacato, ai cui rappresentanti calabresi porgo un grazie sentito per aver sostenuto me e l’Ufficio in ogni circostanza.

E’ appena il caso di ricordare, peraltro, che in tempi in cui i giornali licenziano a tutto spiano, gli Uffici Stampa pubblici costituiscono una valvola di sfogo anche per la disoccupazione o la mala-occupazione presenti nel nostro settore.

Personalmente, sogno che agli addetti dell’Ufficio Stampa di un Ente pubblico venga riconosciuto un ruolo quasi da… difensori civici. E’ utopia? Non dovrebbe, se il compito del giornalista nella Pubblica Amministrazione è inteso davvero a servizio dell’istituzione. E sono certa che questo ragionamento può ben venire compreso dalla buona politica, da coloro che continuano a gran voce a proclamarsi dalla parte del cittadino. E, comunque, qualcosa di più si può e si deve fare. Un cammino nuovo va intrapreso ed una revisione normativa è indispensabile. Come sappiamo, l’animo umano è sicuramente nobile, ma se c’è una legge a ricordargli i suoi doveri… è meglio.

Ogni altro commento sarebbe superfluo. Ormai a Cosenza siamo in piena dittatura, cara Elena, e c’è solo da sperare che i cosentini – anche i giornalisti – finalmente si sveglino.