Cosenza, la metro è il punto di non ritorno della storia della città

La metrotramvia di Cosenza è il punto di non ritorno

di Domenico Canino

Cosenza una volta si chiamava KOS (pelle di animale, zona protetta), poi in epoca Brettia diventò Kosentia. Ha conosciuto nel dopoguerra una grande vitalità con la nuova città oltre i fiumi. Trasporti, commercio, terziario, artigianato, piccola industria (edilizia e non solo) tutto combinava a favore dello sviluppo, anche se un po’ disordinato, della città.

L’idea di Giacomo Mancini di togliere il vecchio tracciato ferroviario del 1875 e costruire un grande viale a scorrimento veloce, aveva permesso alla città uno sfogo del traffico, quasi una tangenziale, e la possibilità di avere l’isola pedonale di Corso Mazzini, che mai avrebbe potuto esistere senza Viale Mancini a compensare il traffico auto.

Ora la Metrotramvia, sbagliata, costosa, senza autorizzazioni di legge come VIA e VAS, senza un progetto esecutivo mai presentato in pubblico per valutazioni, rischia di essere il punto di non ritorno della storia della città. Quali sono le vie alternative di sfogo del traffico auto pensate per ovviare alla chiusura del Viale Mancini? Ad ora non ce ne sono, si intaserà l’esistente.

Ne soffriranno i trasporti, le scuole, il commercio, le attività di ristorazione, ed anche il contatto della città con i paesi dell’hinterland, che tanta linfa vitale portano in città. La città è un organismo vivente, se le tagli i rami e chiudi il passaggio della linfa, è destinata a morire.