Cosenza, la parabola di Del Giudice: da compagno di merende di Adamo a squadrista del cazzaro

A Cosenza l’uomo del giorno è Sergio Del Giudice, mediocre e decisamente incolto consigliere comunale e provinciale, titolare di un’edicola-cartoleria-bar (d’estate anche locale notturno) su via Roma, che ormai galleggia nel melmoso sottobosco della politica cosentina dalla fine degli anni Novanta. Ha fatto scalpore il suo richiamo ai “manichini impiccati” che usarono gli Irriducibili laziali (un gruppo di squadristi e fascisti) per “intimidire” i romanisti utilizzati per rivolgersi agli “odiatori” del suo padrone (il sindaco Occhiuto) in vista dell’inaugurazione del ponte dei vavusi.

Del Giudice ha pubblicato addirittura la foto di quella pagliacciata dei fascisti laziali con tanto di striscione “Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa“. Poche parole scritte sullo striscione appeso nella notte sulla ringhiera del ponte pedonale di via degli Annibaldi, di fronte al Colosseo. Sotto, quattro manichini impiccati e vestiti con le maglie dei giocatori giallorossi Daniele De Rossi, Mohamed Salah e Radja Nainggolan. Un chiaro riferimento politico ai partigiani impiccati dai repubblichini ai tempi della guerra civile in Italia.

Questi evidentemente sono i nuovi modelli del signor Del Giudice e del sindaco che lo rappresenta e che si fa i selfie con lui.

Per delineare e tratteggiare la patetica figura di questo piccolo uomo non c’è di meglio da fare che ricordare tutte le sue ardite piroette politiche, che ci restituiscono l’immagine di un voltagabbana pronto ad ogni bassezza e ad ogni “avventura” per ricavarne profitto.

DEL GIUDICE “COMUNISTA” AL SOLDO DI NICOLA ADAMO

Del Giudice, in particolare, si rivela all’opinione pubblica nel 1997 quando, ancora ventiseienne, si candida nelle file del Pds di Nicola Adamo, Mario Oliverio, Enza Bruno Bossio e compagnia cantante sostenendo il secondo mandato del sindaco Giacomo Mancini. Il giovane Del Giudice, che all’epoca si sentiva “di sinistra” e non aveva ancora pulsioni squadriste, non viene eletto ma è il primo dei non eletti. I consiglieri sono Giuseppe Ciacco, Damiano Covelli, Carmelo Guido, Maria Lucente, Claudio Senatore e Vincenzo Trimboli.
Ma il 9 marzo 1999 Trimboli viene chiamato in giunta e Del Giudice entra in Consiglio, rivelando già dalle prime battute la sua assoluta inconsistenza politica e il suo imbarazzante “uso” della lingua italiana…

Del Giudice si ripresenta alle elezioni del 2002, quelle vinte da Eva Catizone, sempre sotto le insegne di Nicola Adamo e dei suoi lecchini, con la differenza che il Pds nel frattempo è diventato Ds. Le elezioni saranno un trionfo e risultano eletti Enrico Carnevale, Nicola Adamo, Damiano Covelli, Sergio Del Giudice, Carmelo Guido, Elena Hoo e Maria Lucente.
Nel corso della consiliatura escono Carmelo Guido, Nicola Adamo e Maria Lucente ed entrano Carmensita Furlano, Alessandra La Valle e Raffaele Zuccarelli.

Sarà una consiliatura traumatica, caratterizzata dalla relazione tra Adamo e la Catizone che successivamente porterà alla clamorosa sfiducia della sindaca. Del Giudice, che aspirava ad un assessorato (?!?) o a qualche incarico di sottogoverno, non viene neanche cagato di striscio e di conseguenza “rompe” con Adamo e la sua schiera di lacché mettendosi ufficialmente sul mercato.

DEL GIUDICE IN CERCA DI “PADRONE” SI RIPARA DAL CAZZARO

Nel 2009 lo troviamo candidato alla Provincia sotto le insegne del Nuovo Psi (passando quindi al centrodestra, sic!) a sostegno della candidatura di Pino Gentile ma viene trombato senza pietà. Si avvicina, quindi, anche a Mario Occhiuto e nel 2011 viene inserito nella lista dell’Udc insieme a “campioni” del rango di Antonio Ruffolo (detto a mmasciata), Carmine Vizza (il “mago”), Raffaele Cesario (mister Formazione professionale), Davide Bruno (il cancelliere), Luca Gervasi (il raccomandato per eccellenza) e Massimo Bozzo (e che ve lo dico a fare?). I suoi 102 voti non saranno sufficienti ad essere eletto ma Del Giudice decide che non è il caso di cambiare “cavallo” e con grande costanza di… lingua riesce ad ottenere qualcosa. Tanto che Iacchite’ lo inserisce tra le centinaia di “candidati di scambio” al servizio di Occhiuto per le ultime comunali del 2016.

“… E così tra le determine del Comune, per esempio, si trova Sergio Del Giudice, ex consigliere comunale titolare di edicola, cartoleria e locale notturno, che ha avuto proficui “scambi” con forniture di giornali e materiale di cancelleria al Comune…”. 

DEL GIUDICE “DISSIDENTE”Stavolta Del Giudice viene eletto ma già dopo i primi mesi di consiliatura morde il freno perché evidentemente Occhiuto non ha mantenuto le sue promesse nei suoi confronti. E così il Nostro fa pienamente parte dei magnifici sei ovvero lui, De Cicco, Spataro, Bruno, Spadafora e Ruffolo. Si trattava dei consiglieri che arrivarono (come culmine della loro protesta) a non presentarsi in Consiglio perché in rotta con Occhiuto. Insomma, quelli che Occhiuto, dietro le quinte e con i suoi fake su FB, additava come ricattatori, che forse è anche peggio di “odiatori”.

Diceva che lo ricattavano perché ognuno dei sei voleva qualcosa: chi il figlio assunto da qualche parte, chi il rinnovo del contratto della fidanzata, chi pensava che il posto del nipote di Spagnuolo toccasse a lui, chi voleva inserita la compagna nello staff, chi voleva ritornare alla Provincia, chi voleva fare l’assessore, e cose così. E non avendoli accontentati si sono ribellati. Iniziando uno scontro che in alcuni casi è stato anche fisico. Vedi De Cicco e l’assessore Pastore. Uno scontro che nonostante i tanti tentativi di dialogo e di mediazione sembrava irrigidirsi sempre più. Non si riusciva proprio a sciogliere il nodo.

Come accennavamo, Sergio Del Giudice, oltre ad essere un consigliere di maggioranza, è anche il titolare di una nota edicola-cartoleria-bar su via Roma. Non ci crederete ma nel periodo della “guerra” con Occhiuto, il cazzaro riuscirà persino a mandare i vigili urbani nel negozio del Nostro, per intimargli di togliere la tenda del suo negozio perché non conforme al regolamento urbano. Con tanto di proteste anche sulla nostra testata, notoriamente ostile a tutti i politici cosentini (nessuno escluso). 

Memorabile poi, decisamente ai limiti del grottesco, la risposta di Del Giudice ad una nostra intervista del periodo.

Iacchite’: quali sono le ragioni politiche che hanno portato alla costituzione dei “magnifici sei” in aperto conflitto con il sindaco Occhiuto?

Sergio Del Giudice: più che di ragioni politiche parlerei di rispetto politico, che è quello che manca. E spiego: se siamo in maggioranza ed abbiamo concorso al pari di tutti alla vittoria di Mario Occhiuto, è normale, oltre ad essere un nostro compito e dovere, partecipare attivamente alla vita politica della giunta e del consiglio per quel che riguarda importanti decisioni che investono la città. Ed invece veniamo estromessi, proprio per mancanza di rispetto politico, da ogni valutazione o decisione. E questo è inaccettabile. Non possono fare le cose all’oscuro… anche quando prendono decisioni di poco conto devono coinvolgerci… non si può portare il tutto sempre a tavola parata… I magnifici 6 sono SEI persone perbene e pretendono rispetto.

DEL GIUDICE “SQUADRISTA”Bene, morale della favola: Del Giudice corona il suo sogno di diventare anche consigliere provinciale all’inizio del 2017 (29 gennaio) mentre Spataro e De Cicco vengono inseriti in giunta. Questo è il “rispetto politico” del quale ciarlavano Del Giudice e i suoi compari…

Da questo momento Del Giudice, entrato nel “cerchio magico”, diventa uno dei “pasdaran” (Del Giudice, non è una malaparola, stai tranquillo, ndr) del cazzaro.

Recentemente, l’ex compagno di merende di Nicola Adamo ha severamente rampognato il “sacrilego” Luigi Cosentini, reo di aver detto la verità al suo padroncino.

“… Che coraggio che ha questo signore nel parlare di fantomatiche e presunte bugie del fare del sindaco, di Mario Occhiuto e della sua Amministrazione … forse dovrebbe girare nei suoi passati politici degli anni 80/90 e vedere chi è… oppure questa Amministrazione non ha consegnato nessuna sua richiesta che forse non andava bene? Dovresti solo vergognarti...”.

E questa è la replica di Cosentini. 

“… Quando il sindaco burlone non ha più cartuccia, manda “altri” a denigrare. La tecnica é questa! Questa volta manda in avanscoperta un mediocre edicolante. Io rispetto gli edicolanti ma non quelli lecchini. Non mi piego a nessuno e non lo faccio sicuramente davanti a gente che si vende per un piatto di lenticchie…”. 

Dev’essere stato un piatto più abbondante del solito a far esplodere Del Giudice nella cagata fascista e squadrista di qualche ora fa. L’unico sentimento che proviamo per questo piccolo uomo non è la rabbia ma la pena…