Cosenza e l’accattonaggio: fuori i rom arrivano i nivuri

Di sicuro ci avete fatto caso. Da un po’ di tempo a questa parte c’è stato un vero e proprio cambio della “guardia etnica” in città, soprattutto nei luoghi preposti alla questua. Davanti ai semafori, ai supermercati, ai bar, alle chiese non si vedono più rom rumeni e soprattutto bambini a chiedere l’elemosina: al loro posto, oggi, solo nivuri.

Un cambio radicale.  Avvenuto quasi dalla sera alla mattina. E senza che sorgessero le solite guerre tra poveri per il “controllo del territorio”. I rom rumeni hanno ceduto, senza colpo ferire, tutti i luoghi di accattonaggio “faticosamente” conquistati, ai nivuri. Una generosità  un po’ desueta per chi concepisce l’accattonaggio come fonte primaria di reddito. Ma ciò è avvenuto.

Ma chi sono questi nivuri? Sono per lo più profughi e richiedenti asilo che hanno terminato il programma Sprar e non avendo più assistenza si trovano dalla sera alla mattina per strada. In genere la loro permanenza nel programma di accoglienza Sprar è di un anno, in alcuni casi anche 18 mesi, terminati i quali, e a permesso ottenuto, il migrante dovrebbe iniziare ad inserirsi nella società. Ma come sappiamo, così non è. La solidarietà dei progetti Sprar finisce quando finiscono i soldi.  Se non c’è chi paga la loro retta giornaliera, per chi gestisce i progetti Sprar possono pure morire di fame. Infatti appena scade il loro diritto a permanere nei centri di accoglienza finiscono sistematicamente per strada.

La legge attuale dice che i profughi che hanno ottenuto il permesso di soggiorno, non possono lasciare il paese che glielo ha concesso. Se sbarchi in Italia devi rimanere in Italia. E così, non sapendo come fare, l’unica strada per sopravvivere è quella di chiedere l’elemosina. Dopo la retata di Camigliatello e i serrati controlli predisposti dal decreto Minniti, anche il lavoro nero è precluso.  I caporali, oggi, stanno più attenti.

La maggior parte di loro arriva dalla provincia di Cosenza, dai tanti centri di accoglienza che sono nati come i funghi. E anche da Lamezia. Arrivano con il pullman la mattina, e rientrano la sera. Altri si arrangiano in città come possono.

La maggior parte di loro sono pezzi di giovanotti che a vederli buttati in quel modo ti piange il cuore. E sono veramente tanti quelli che vivono di elemosina. Personalmente ho conosciuto alcuni di loro, tra cui un ingegnere, un meccanico, un muratore, un calzolaio, e un poeta. E se ci fosse la possibilità non esiterebbero un istante ad andare a lavorare.

Osservando questo nuovo “fenomeno” mi sono chiesto una cosa: non è che qualcuno a fine giornata, vista la desueta generosità, si presenta da questi ragazzoni nivuri per pretendere la stecca? Mo’ mi cci mintu a guardà!

GdD