Pur se non hanno toccato i vertici della rissa al Palazzo degli Specchi della Provincia di Cosenza innescata da Nicola Adamo e dai suoi “bodyguard”, i fatti di quest’ultimo weekend in casa Pd non scherzano. Le pasterelle di Mimmo Bevacqua detto Chiù Chiù (sfogliatelle di autogrill) volate fuori dalla finestra del Nazareno durante una lite con Guccione hanno lasciato un segno nella commedia della malapolitica. Più o meno come l’inseguimento di Iacucci per via del Tritone di Roma da parte di Boccia. Ma il pezzo forte sono le gesta della nota pasionaria “compagna” (rossa anche di capelli) di Vittorio Pecoraro, conosciuta come “la Nilde Iotti del Pollino”, che minacciava di occupare le stanze della Federazione Pd di Cosenza al grido di “Pecoraro o muerte” insieme ad un esercito di under trenta vestiti firmati guidati dal figlio piccolo di Morra (non quello famoso insomma) e dai Giovani democratici (che sono controllati da Pecoraro tramite il suo rapporto con la Segretaria nazionale dei GD Caterina Cerroni, già candidata al Parlamento europeo).
Eppure, sembra molto più profonda la crisi apertasi a Cosenza. Qualcuno parla ironicamente di un “capranichetta cosentino”, dal nome del teatro-icona del momento di rottura che brucio Prodi al Quirinale nel 2013 e che fece crollare il Pd di Bersani. Il Pd a Cosenza ne esce devastato e i gruppi del partito, le famigerate componenti risultano oggi ridotte a brandelli, sepolte dietro i sospetti e tradimenti reciproci. In perfetto stile “mafioso”.
Maria Locanto farà la segreteria di federazione per il tramite di un nuovo accordo Boccia- Adamo-Iacucci che non sappiamo ancora cosa preveda sulla Provincia. Si racconta infatti che una volta richiesta l’unità su una donna, Bevacqua e Guccione fossero andati allegramente sulla Filippo di San Lucido (quota Ventura) e che Adamo ed Enza allora abbiano chiamato Boccia e poi Maria Locanto a casa loro per stringere un accordo. Lei non avrà nessuna libertà di manovra, ovviamente.
Bevacqua è quello che ne esce male, forse peggio, perché era stato lui a far saltare l’unitarietà sulla Locanto sei mesi fa. Adesso invece non ha più potuto dire no dopo il suo veto su Pecoraro e si è trovato spiazzato dalla proposta Adamo della Locanto. Così dopo però aver scelto di non sostenere la Locanto nemmeno nello scontro con Pecoraro (candidava la Dorato), per non sembrare lui l’ostacolo all’unità è dovuto andare sulla Locanto per ultimo, nonostante non lo avesse nemmeno votato alle Regionali (ha votato Iacucci) e si è fatto fare un accordo in testa che brucia i suoi candidati per la Presidenza della Provincia (in primis Cennamo di Cetraro).
Stefania Covello ha tradito il suo ex capostruttura Pecoraro, che magari l’avrebbe resuscitata, e si è fatta imporre una donna che sarà candidata nuovamente al suo posto alla Camera in quota cattolica. Idem la Funaro, svenimenti e chiamate al 118 incluse.
Guccione ha rotto il patto con Adamo e Iacucci, e ha perso larga parte del suo gruppo – uscendo molto indebolito – con il clamoroso abbandono del suo ex capostruttura Mazzuca e dei suoi fidati sindaci presilani, che si sono buttati tra le braccia di Ferdinando Aiello e di Giudiceandrea.
Adamo e Iacucci sperano di aver messo in salvo la Provincia di Cosenza ed Enza di essersi tutelata per la rielezione, ma hanno spaccato il loro gruppo con la rottura plateale con Guglielmelli, e hanno rafforzato a loro svantaggio il ruolo di Incarnato al Comune a causa del suo rapporto diretto con la Locanto e pagato il prezzo mediatico di un tradimento a Pecoraro che era considerato il cavallo più pregiato della loro scuderia e che è stato fatto tornare frettolosamente dal Belgio per obbligarlo a questa corsa. Graziano Di Natale e altri non hanno toccato palla.
Nel frattempo, il congresso unitario è comunque saltato e la mozione di Tursi ha preso quota per via della protesta contro il passo indietro chiesto a Pecoraro e rischia di rendere la vita complicata a tutti e in primis alla povera Locanto.
Attenzione, però. Tursi è sostenuto in prima battuta dal gruppo dei Ricostituenti di Mario Franchino. Metà delle firme sono sue… Guglielmelli, Giudiceandrea, Mazzuca e Ferdinando Aiello stanno cavalcando strumentalmente la sua candidatura.
Ora si tratterà di vedere che pesce è questo Tursi. Vedremo tra pochi giorni se stringerà accordi con questi parassiti ed opportunisti della politica, vedremo cioè se metterà qualche scagnozzo dei soggetti che abbiamo citato nella lista.
“Che lo votino senza condizioni” dicono molte persone vicine a Tursi, se non hanno nessun secondo fine. Tursi dirà con determinazione che è l’uomo dei territori, non dei boss ma perché ciò avvenga deve cancellare ogni tipo di ombra rispetto a Guglielmelli, Giudiceandrea, Mazzuca e Ferdinando Aiello che tutto sono tranne che uomini dei territori e lontani dai boss. Qui parliamo soltanto di mercenari che cercano di strumentalizzare e trarre guadagni da ogni situazione, gente dalla quale stare lontano mille miglia. Lo sapremo prima dell’11 febbraio, data di presentazione delle liste per il direttivo.
Insomma, lo scenario è quello di un partito in macerie e Boccia ha resuscitato chi doveva rottamare. Ecco, questo è quello che rimane dalle 72 ore più lunghe mai vissute dal Pd a Cosenza e dell’esperienza commissariale più incredibile della storia della sinistra calabrese.